Come la città più grande d’Italia, Roma è stata suddivisa in centosedici comprensori toponomastici, ognuno di questi caratterizzato da una propria storia, unica nel suo genere. Nonostante si tratti di uno dei più piccoli, il Nomentano risulta essere uno dei suoi quartieri con maggiore rilevanza, non solo grazie alle infrastrutture che presenta nel suo territorio, ma anche per il valore colturale che lo caratterizza.

In seguito al grande ampliamento che la capitale aveva subito nel primo ventennio del ‘Novecento, fu ritenuto necessario ripensare la frammentazione del territorio della città. Si istituirono sette nuovi rioni che si aggiungessero ai precedenti quindici, stabilendo quindi il centro storico, e nel 1921 si dispose la registrazione di quindici quartieri. Il Nomentano rientrava proprio tra questi e prese il nome dalla celebre via consolare che l’attraversa: negli anni che seguirono, Roma stessa non poté che cambiare e fu lo stesso per la sua articola suddivisione, evoluta nel tempo fino ad arrivare a ciò che è adesso.

La costruzione del quartiere risale al periodo successivo all’Unità d’Italia, in particolare quello a cavallo tra il XIX e il XX secolo, raggiungendo un picco dello sviluppo durante il ventennio fascista e il secondo dopoguerra. Si trattava di una zona residenziale, pensata in origine per una borghesia medio-alta, ma che attualmente ospita una popolazione con background economici-culturali molto più vari.

Da un punto di vista urbanistico, il Nomentano è senz’altro figlio del periodo storico in cui è stato istituito, presenta infatti alcuni grandi esempi di architettura razionalista, una corrente stilistica che ha caratterizzato l’Italia degli gli anni ‘Venti e ‘Trenta. Un esempio è l’edificio postale Roma Nomentano, situato a piazza Bologna, in una posizione centrale rispetto al quartiere, ed inaugurato il 28 ottobre del 1935. Caratterizzato da una doppia curvatura, la facciata dell’edificio possiede un rivestimento lapideo e la sua struttura risulta simmetrica, rappresentando alla perfezione la ricerca di equilibrio e neutralità ricercata nell’architettura di quel periodo.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il quartiere ospitò diversi gerarchi fascisti, la zona divenne quindi uno degli obiettivi degli Alleati e ciò la portò a subire più di un bombardamento, che danneggiarono visibilmente il territorio. Nonostante le difficoltà di quegli anni e la necessità di imponenti azioni di ristrutturazione, l’edificazione del dopoguerra ha permesso al Nomentano di proseguire la sua crescita, tramite la costruzione di diversi palazzetti, ben differenti dalle villette che avevano caratterizzato la zona fino a quel momento.

Nel periodo che seguì il regime fascista, la comunità ebraica che risiedeva nel quartiere prese forza: oltre a presentare diverse attività che vendono alimenti certificati kosher, dagli anni ‘Ottanta possiede anche il suo tempio, il Beth-El, che porta avanti ottimi rapporti con la parrocchia cattolica di Santo Ippolito, situata a pochi passi dalla sinagoga stessa.

Per molto tempo il Nomentano è stato abitato da persone appartenenti prevalentemente ad una fascia di età più avanzata, situazione facilmente ricollegabile proprio al periodo di edificazione che aveva seguito la guerra, tuttavia nell’ultimo decennio la situazione sembra essere cambiata drasticamente. Piazza Bologna, infatti, è divenuta uno dei punti di riferimento principali per gli studenti, grazie ai diversi appartamenti che ormai sono messi in affitto per i giovani e alla vicinanza alla città universitaria della Sapienza.

È facile comprendere, tuttavia, che la vicinanza all’università stessa non è una caratteristica sufficiente per rendere il quartiere adatto a una presenza così elevata di giovani: molti di loro, essendosi allontanati da casa, si ritrovano sprovvisti di auto e la possibilità di poter raggiungere facilmente a piedi ogni luogo di possibile interesse risulta essenziale. Il Nomentano, infatti, non solo è caratterizzato dall’alta presenza di supermercati, locali, negozi, cinema, banche e uffici postali, ma comprende nel suo territorio anche diverse Ville con i loro relativi parchi, il Policlinico Umberto I e la Biblioteca Nazionale Centrale.

Gli studenti che abitano questa zona, perciò, possono soddisfare la maggior parte delle loro esigenze senza mai doversi spostare più del necessario, e anche quando le distanze si allungano risulta essere perfettamente accessibili tramite una varietà di mezzi di trasporto. Ognuna delle sue vie principali possiede una, se non di più, fermate dell’autobus; ne sono presenti due per la metropolitana, appartenenti alla linea B, e si trova al confine con la stazione ferroviaria di Tiburtina.

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Nonostante le fermate di questi mezzi, specialmente la metropolitana, contribuiscano enormemente al funzionamento della città e del quartiere, è impossibile non notare i sostanziali problemi che sono ancora presenti nella loro organizzazione. Le corse tra un treno e il successivo risultano essere troppo distanti l’una dall’altra e gli orari comunicati sulle piattaforme ufficiali spesso non coincidono con quelli reali. Questo tipo di situazione può causare non pochi problemi, i mezzi pubblici infatti non possono essere considerati come efficienti e affidabili e spesso ciò sfocia nel bisogna di recarsi ad eventi programmati con largo anticipo, pur di evitare ritardi.

Inoltre, seppure siano presenti costanti lavori all’interno delle differenti stazioni metropolitane, sembra che questi non riescano mai a tenere il passo con il luogo stesso. Chi tenta di utilizzare il trasporto pubblico, perciò, si ritrova costretto ad affrontare scale mobili non funzionanti, tornelli che non accettano un biglietto appena emesso e la totale assenza di un sistema di riscaldamento o rinfrescamento dell’area.

Anche i lavoratori appaiono assenti la maggior parte del tempo, causando diversi disagi ai passeggeri. Una situazione come questa comporta l’impossibilità di ricevere assistenza di alcun tipo e, mentre la loro presenza è ben stabilita nelle stazioni più importanti, non sono rari i momenti in cui le fermate meno frequentate si ritrovino completamente desolate. Mentre questo tipo di squilibrio è meno incombente nel quartiere che sta venendo ora preso in considerazione, risulta comunque un fattore importante nella ricostruzione delle difficoltà subite dai cittadini.

Il problema, bisogna ammettere, si presenta come una questione sistematica; di certo non si può incolpare il Nomentano per la gestione approssimativa dei trasporti, ma vi è quindi l’esigenza di un intervento mirato e definitivo. Il quartiere possiede, tuttavia, un’accessibilità di gran lunga superiore a molte altre zone della città e questo fattore non andrebbe sottovalutato, nella creazione del suo quadro complessivo.

In fin dei conti, il Nomentano sembra essere uno dei gioielli più splendenti della città, che deve la sua bellezza a tutti i piccoli dettagli che lo compongono: il suo passato travagliato, le palazzine storiche, il fascino di una popolazione variegata e sì, anche la metropolitana che non sembra aver intenzione di passare in tempo, sono ciò che rende il quartiere ciò che è adesso.

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