Busto femminile, marmo, I sec. a.C.Via Tiburtina non è sempre stata quel posto infernale in cui romani e pendolari trascorrono ore interminabili nel traffico asfittico dell’ora di punta, ma nell’antichità essa costituiva la via consolare che portava (e ancora porta) a Tibur, oggi Tivoli, località prediletta come luogo di villeggiatura da imperatori e papi per il clima più fresco confronto alla soffocante capitale.

 A testimonianza di questa vocazione nobile basta considerare che la cittadina è costellata da siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, quali Villa Adriana, Villa d’Este, e Villa Gregoriana, nonchè dalle Terme delle Acque Albule. Astro nascente di questo affollato firmamento, giovane non tanto per età anagrafica quanto per l’interesse che lo investe, oggi il Santuario di Ercole Vincitore è protagonista di un consistente intervento di recupero e promozione.

Eretto tra il II e il I secolo a.C., il santuario si articolava su quattro piani porticati, per tre ettari, affacciandosi sulla valle dell’Aniene. Ma questa non era esclusivamente un’area sacra: essa includeva infatti anche un teatro all’aperto, dotato di circa 700 posti, la cui cavea si estende sul lato orientale della collina, disegnando una prospettiva sempre attuale che incornicia il podio con la luce magica all’ora del tramonto.

 Per estensione, ricchezza architettonica e per la localizzazione strategica lungo la via consolare e il corso del fiume Aniene, gli studiosi dichiarano trattarsi di un luogo doppiamente straordinario, perchè abbinava le funzioni cultuali a quelle commerciali. La via Tiburtina inoltre, era la via della transumanza, e quindi la posizione di crocevia fece ben presto del Santuario il forum degli scambi economici che resero fiorente l’antica Tibur. La dedicazione al culto di Ercole si deve in primo luogo al fatto che questi fosse il nume tutelare della pastorizia e genericamente degli affari, ma anche e soprattutto perchè Ercole rese il popolo Tiburtino “Vincitore” contro l’attacco dei Volsci.

Gli scavi furono iniziati verso la metà del 1800 da Thierry, archeologo pensionnaire presso l’Accademia di Francia, e poi interrotti. Dapprima abbandonato, fino al 1950 il Santuario fu invece destinato ad altri usi: da fonderia a cartiera, di cui si notano ancor’oggi i binari che solcano la pavimentazione, necessari al transito dei carichi pesanti. Verso la fine degli anni Settanta il complesso è stato definitivamente acquisito dal demanio, e sta attraversando una promettente fase di recupero e valorizzazione. 

Con la mostra “Santuario di Ercole Vincitore: il cantiere, lo scavo, le meraviglie” allestita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, con il coordinamento della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, le istituzioni si propongono far conoscere lo stato dell’arte dei lavori di indagine archeologica, di illustrare i reperti rinvenuti, aprendo al visitatore gratuitamente ogni sabato (dalle 10,30 alle 13, prenotazione obbligatoria +390774330329, oppure santuario.ercolevincitore@laziobeniculturali.it).

I buoni propositi vanno ancora oltre, giacchè l’intervento di recupero è destinato a dar vita ad un polo culturale d’eccellenza nel territorio tiburtino, nel quale il Santuario sia un attrattore culturale a buon diritto di pari livello rispetto alle ville patrimonio Unesco, e faccia parte di un circuito turistico innovativo di qualità.

Per questa finalità non da ultimo, è necessario ripensare -con il contributo del Comune di Tivoli– il sistema dei trasporti tra gli attrattori, e tra questi e Roma, oltre che dotarsi di strutture appropriate a generare business come servizi di ristorazione, bookshop, calendario eventi, etc…

Gli impegni sono stati fatti pubblicamente in occasione di due appuntamenti (il 20 maggio 2009 durante il convegno Il Polo Tiburtino all’Ex Chiesa di Santa Marta, e il 23 settembre 2009 a Tivoli, alla presentazione della mostra presso il Santuario di Ercole Vincitore), prospettando l’inaugurazione del teatro a luglio 2010. Non resta dunque che aspettare.

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