Prosegue il percorso ascensionale dell’Art Gallery Gregorio VII, sempre più designata a luogo romano d’elezione per l’arte in ogni sua sfaccettatura: uno spazio espositivo votato all’esaltazione del bello e del piacere visivo, forte delle sue preziose origini legate all’antiquariato. Direttore Claudio Palazzi
La location, difatti, si arricchisce di un’ulteriore poliedrica veste, evolvendosi in “luogo-mecenate” di talenti contemporanei, senza mai mettere da parte la passione per l’antico e per i suoi valori intramontabili.
Il prossimo sabato 30 ottobre 2021, alle ore 18, si terrà il vernissage della mostra dal titolo Arte in cammino sulla strada dei papi; questo evento ad ingresso libero, a differenza dei precedenti, condensati in un’unica serata, si protrarrà fino al 6 novembre, permettendo a quanti più potenziali visitatori di godere delle opere esposte, lungo una settimana all’insegna della dimensione artistica e dei suoi inconsueti risvolti espressivi.
Il gruppo di artisti coinvolti in questa collettiva è particolarmente numeroso, in quanto a prendervi parte saranno in venti, ognuno con la sua tecnica e la sua inconfondibile visione del mondo, racchiusa in fugaci scatti, sculture in divenire o dipinti camaleontici: Biagio Monno, Carlo Dicillo, Caterina De Mari, Federica Virgili, Gaetana Ornella Paglialonga, Giada Caldara, Giovanni Boccia, Lisa Angiolini, Lucia Fiore, Lucia Lula Serra, Manuela Citti, Maridelia Maricò, Marisa De Gregorio, Matteo Pappadopoli, Michele Petrelli, Riccardo Natili, Silvia Pastano, Teresa Di Sario, Vincenza Spiridione, Vittorio Fabianelli.
Le menti di questi talentuosi individui, come quelle di tanti donne e uomini dispersi nel caos dell’universo, si intersecano, si scontrano, si sovrappongono, creando una matassa satura di grovigli esistenziali, un coacervo di psichi in fermento.
La vita si rincorre senza sosta, avida di esperienze, di certezze, di tangibilità materica del suo stesso esistere; i giorni si passano fugacemente il testimone, senza, talvolta, nemmeno prendere atto del loro essere trascorsi, trascurando la loro irripetibilità.
Tuttavia, si presentano quei momenti nei quali lo zampillo estemporaneo e palingenetico dell’ispirazione idrata e disseta lo spirito nevrotico, inaridito dall’anonima quotidianità: potente ed irrefrenabile, quell’attimo unico invita senza mediazioni a fermare la folle corsa, per indugiare nella riflessione e nella comprensione autentica di ciò che realmente e sinceramente ci circonda.
Prende forma uno spiraglio luminoso, accecante quanto l’intensità cromatica dei girasoli, odoroso quanto i limoni prossimi alla piena maturazione; volendo rimanere nel contesto lirico di Eugenio Montale, si intravede una maglia rotta nella rete, quella via di fuga da tutto, necessaria al pari del respiro.
All’improvviso, l’istante magico si concretizza, con quella sua ansia ribelle di distaccarsi dalla consuetudine: somiglia al battito d’ali dell’upupa, l’aligero folletto che vola via per scampare alla canicola del malessere interiore, esternando il fardello di prolungati silenzi.
L’anima si lascia andare alla spontanea proattività degli stimoli sensoriali, finché un’energia incontenibile si riversa direttamente nell’opera, trascendendo la parola ed abbracciando qualsiasi tecnica scelta per la creazione.
Non esiste un modello univoco per narrare la propria storia, né ci si affida a canoni prevedibili per dare vita alla vicenda e ai suoi protagonisti: soggetti di ogni tipo, dai profili più definiti alle linee più scomposte, si intrecciano con pennellate discontinue, convivenze ardite di materiali, scatti fotografici dalla precisione di un orologio atomico.
Qualunque sia la strada artistica intrapresa, la meta è sempre la medesima: descrivere una parte, seppur infinitesima, dello stare al mondo, mettendo in comunicazione l’inconscio con l’ambiente esterno.
Gli attacchi d’arte, scaturiti da un travaglio operativo ogni volta differente, parlano di speranze, di scelte sofferte, di incomprensioni, di passeggiate incantate al chiaro di luna, avvalendosi del pregiato linguaggio della fascinazione visiva.
Nell’ambito di una collettiva, il suddetto linguaggio, già di per sé florido, si snoda ulteriormente in numerose deviazioni dialettali, ognuna delle quali si fa orgogliosa portatrice della sua precipua identità.
Di conseguenza, partecipare ad un simile evento vuol dire immergersi in un’atmosfera polisemica, intraprendere un sentiero boschivo disseminato di angoli nascosti e scorci mozzafiato…
Paura di perdersi tra gli alti fusti della sapienza artistica?
Assolutamente no: lungo questo viaggio infarcito di sorprese, gli ospiti sono accompagnati da sinceri esperti ed appassionati di arte, bellezza e cultura.
La mostra, infatti, è organizzata dall’abile promotore artistico Luigi Rosa, tutt’altro che estraneo alle esigenze del settore ed alla sua entusiastica diffusione, capace di stare al passo con i tempi; egli, inoltre, è coadiuvato dall’impeccabile indole organizzativa e dal carattere empatico dell’artista Marisa De Gregorio.
Fotografa di altissimo livello, Marisa ha già alle spalle un ampio passato come narratrice di culture e tradizioni popolari mediante i suoi scatti, e ha collaborato a numerose mostre soprattutto in Puglia e a Roma; la sua attività di curatrice artistica la vede impegnata nella gestione della carica di Responsabile del Settore Artistico dell’Associazione Movimento Sud di Bari, con lo scopo di mettere in risalto il potenziale culturale della sua terra natia.
In occasione di Arte in cammino sulla strada dei papi, Marisa De Gregorio ha anche l’onore di licenziare pubblicamente uno dei suoi ultimi capolavori, la fotografia dal titolo Hoodies and prejudices: essa vuole essere un tributo a Trayvon Martin, il ragazzo afroamericano ingiustamente ucciso nel 2012 perché indossava una felpa con il cappuccio; un’istantanea che denuncia il dramma dell’emarginazione e dell’incomunicabilità, in particolare delle giovani generazioni.
Le personalità di spicco, che hanno reso possibile questa collettiva, non sono ancora finite: il vernissage, infatti, è impreziosito anche dall’intervento dello scrittore e critico d’arte Roberto Litta.
Dopo gli studi di giurisprudenza e l’approfondimento del marketing internazionale, Roberto Litta si avvicina sempre più alla scrittura, pubblicando soggetti per il teatro e il suo famoso romanzo storico L’uomo che vive due volte, giunto alla terza edizione; egli, inoltre, si adopera attivamente nel promuovere la cultura e la letteratura, per contrastare il fenomeno del bullismo tra gli adolescenti.
Il suo amore per la storia porta Roberto, in qualità di critico d’arte, a sperimentare un approccio di interpretazione artistica innovativo, unendo alle opere il vissuto sociologico e filosofico degli artisti che le hanno realizzate.
A questo imperdibile evento non manca proprio nulla: talenti con differenti background umani ed artistici, amanti della cultura, persone devote all’espansione dell’arte in ogni suo aspetto e con tutti i piacevoli dettagli che l’accompagnano.
E la galleria è già un perfetto biglietto da visita per la mostra, la cui cerimonia di apertura, ricordiamolo, è fissata a sabato 30 ottobre 2021 a partire dalle ore 18: Art Gallery Gregorio VII, sita nell’omonima via al civico 274, un microcosmo dannunziano a poca distanza da San Pietro.
Arte in cammino sulla strada dei papi, un titolo velatamente emblematico, che fa subito dire “tutto torna”, al di là dell’imprevedibilità del caso: un’esortazione a cercare il proprio cammino, a capirlo e a conoscerlo passo dopo passo, facendo leva, in primis, sulla schiettezza intellettuale e sulla sensibilità artistica… lottando pacificamente e con discrezione per fare la differenza.