Gli artisti che immortalarono la città della laguna

Venezia. La città dell’arte. La città dell’amore. La città più bella del mondo per le sue peculiarità urbanistiche. La città conosciuta come “la Serenissima”. Ma che in passato veniva anche chiamata “la Dominante” o “la Regina dell’Adriatico”. Metafore usate per descrivere il potere che la capitale della Repubblica di Venezia ha esercitato per più di un millennio in opposizione con la Repubblica marinara di Genova.

Il passato glorioso dell’Italia nel periodo compreso tra il 1400 e 1700 (che ancora era una moltitudine di Principati e Repubbliche) è rappresentato nella mostra al Chiostro del Bramante a Roma. In particolare vengono trattati i maggiori artisti veneziani di quel periodo: da Pisanello a Tiziano, da Tintoretto a Tiepolo, attraverso una selezione di ottanta dipinti di particolare importanza provenienti dalla galleria dell’ Accademia Carrara di Bergamo. Perciò il Chiostro propone ai visitatori un percorso nella pittura veneta dal Quattrocento al Settecento, cioè da Pisanello a Tiepolo.

Era usuale da  parte dei potenti dell’epoca, per rendere manifesto il proprio potere, commissionare opere d’arte a celebri artisti. Venezia all’inizio del XVI secolo era una delle città più popolose d’Europa e dominava i commerci del Mediterraneo. Nel 1489 persino Cipro era stata annessa alla Repubblica. Anche se iniziano le minacce turche, Venezia si adegua e diviene sempre meno legata al mare e sempre di più alla terraferma. I rischi crescenti dei traffici marini, infatti, consigliano molti ad investire nell’acquisto di terre e nella costruzione di palazzi, piuttosto che nell’armo delle navi, quindi i domini in terraferma vengono rafforzati. La tradizionale indipendenza dalla Santa Sede attira intellettuali che arrivano a Venezia perché desiderosi di poter esprimere liberamente le proprie idee. Giungono pure Leonardo e Dürer e inevitabilmente gli artisti veneziani avvertono l’influenza di questo fermento culturale.

Antonio di Puccio Pisano, meglio noto come Pisanello visse nel 1300 e fu uno tra i maggiori esponenti del gotico internazionale in Italia. Era noto soprattutto per splendidi affreschi di grandi dimensioni, sospesi tra realismo e mondo fantastico, popolati da innumerevoli figure, con colori brillanti e tratti precisi. Fu il primo a condurre un’analisi del mondo naturale estremamente accurata come è facile notare dai suoi studi dal vero di personaggi e animali su disegno, tra i migliori dell’epoca.

Tiziano Vecellio fu maestro del colore tonale, così come Giorgione. La sua creatività poliedrica lo rese talmente famoso che gli permise spesso di essere direttamente a contatto con i potenti dell’epoca che poi erano i suoi maggiori committenti.

Iacopo Robusti, chiamato Tintoretto visse nel 1500 e fu uno dei più grandi esponenti della scuola veneziana e probabilmente l’ultimo grande pittore del Rinascimento italiano. Il soprannome di “Tintoretto” gli derivò dal mestiere paterno, tintore di stoffe. La sua energia fenomenale nella pittura ed il suo uso drammatico della prospettiva e della luce lo ha fatto considerare il precursore dell’arte barocca.

Giambattista Tiepolo visse nel 1700 e fu un pittore e incisore italiano della Repubblica di Venezia. Il suo stile grandioso viene caratterizzandosi come sofisticato e iperbolico. Le scene da lui create evocano un mondo dilatato all’infinito e fittizio, reso da una tavolozza cromaticamente squillante e da una luce fredda e irreale, creata usando un tono argenteo che si riflette dagli oggetti come dalle figure, che perdono ogni consistenza plastica.

I quattro maestri citati sono solo alcuni dei nomi che gremiscono le sale del Chiostro. La mostra infatti è suddivisa secondo una struttura cronologica che parte dal quattrocento con la linea cromatica rinascimentale del Bellini e del Carpaccio e  prosegue con Tiziano, Palma, Vivarini, Cariani e Previtali, Basaiti e naturalmente Lorenzo Lotto che porta il suo prestigio di artista veneziano anche  a Bergamo influenzando artisti come Tintoretto e Veronese.

Passando al seicento Padovanino, Carpioni, Ridolfi o Pietro Vecchia rievocano Giorgione, Tiziano e altri maestri veneziani dipingendo scene classiche, usando però una sorta di rivisitazione del classicismo. Si conclude con il settecento con la pittura sacra di Tiepolo e quella di artisti che sperimentano il genere pittorico chiamato vedutismo: usano per soggetto vedute prospettiche di città o paesaggi, attenendosi alla realtà in modo scientifico. Questi sono Carlevarijs, Canaletto, Guardi e Bellotto. Infine Pietro Longhi conclude la mostra con le sue opere in forte relazione con il mondo della letteratura, rappresentando la commedia veneziana di Goldoni.

Come sempre il Chiostro del Bramante propone una mostra incantevole con firme di grandi artisti e dipinti mozzafiato, ma soprattutto, in questo caso, un’organizzazione molto ben congegnata nel descrivere un’epoca italiana di cui sicuramente possiamo andare fieri.

Fonte: Claudio Palazzi, La voce di tutti

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