L’ ex premier consegna al capo dello stato Napolitano  le proprie dimissioni, annunciate immantinente tramite un tweet chiuso da un hashtag quasi ammonitorio : #futuro. Curioso, il passaggio del testimone avviene all’ interno dello stesso partito democratico. Il pd non solo fa autocritica nel giudizio sul governo Letta ma, quasi come un abile prestigiatore, estrae dal cilindro un nuovo candidato pronto all’ uso. A sostituirlo al governo sarà infatti  Matteo Renzi, leader del partito democratico che, nonostante  la lunga lotta a seguito  dell’ approvazione della legge elettorale, sembra pronto per una nuova sfida.

Il passo dalla teoria di governo alla pratica sembra essere più che breve per l’ energico Renzi, dal proposito della candidatura al giuramento come nuovo Presidente del Consiglio, un arco di tempo di pochi giorni. Glaciale il passaggio della carica da Letta a Renzi, scandito dalla campanella è rapido ma forse non indolore, non certo per il dimesso Letta che, tirando le somme della giornata afferma ” l’ ultima di 300 giorni difficili”. Oltre il danno la beffa, nessuno scambio di sguardi anche quando, come consuetudine vuole, la cerimonia si conclude con una stretta di mano tra i due. Il dado ormai è tratto: Renzi ha giurato. E’ ufficiale e l’ ex sindaco di Firenze può adesso vantare il titolo di più giovane premier italiano. Dal momento del giuramento il governo è effettivamente il carica, assieme al premier giurano fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione anche i ministri del suo esecutivo impegnandosi a lavorare nell’ interesse dello stato. E’ proprio a partire dalla scelta del suo esecutivo che il neo premier introduce la sua  personale gamma di novità.  Un esecutivo al minimo, senza vicepremier.

Solo 16 ministri e il 50 %  al femminile. Per citarne alcuni,  Stefania Giannini (Istruzione)  Beatrice Lorenzin (Salute),Roberta Pinotti (Difesa) e Federica Guidi (Sviluppo Ecoomico) Maria Carmela Lanzetta (Affari Regionali). E ancora Pier Carlo Padoan all’ economia Alfano ,giustizia, Lupi alle infrastrutture. Dopo le congratulazioni giunte dall’ Europa, quelle del presidente Hollande e della cancelliera Merkel, al governo Renzi non resta che ottenere la fiducia da camera e senato. Ma, pare che i numeri per il giovane premier non saranno un problema nonostante il blocco dissidente all’ interno del pd che poco ha gradito la liquidazione fulminea del governo Letta. Poco male, non è certo rivolto ai numeri lo sguardo di Matteo Renzi, ma come il suo predecessore ha ricordato nel suo ultimo tweed da premier, Renzi, deciso più che mai guarda al #futuro

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