In questi ultimi giorni si sta sollevando un polverone attorno al Partito Democratico. Il 31 marzo 2016 il Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, rassegna le proprie dimissioni. Sono emerse, infatti, delle intercettazioni che coinvolgono lei e il compagno Gianluca Gemelli, ingegnere e imprenditore, tra gli atti dell’inchiesta della Procura di Potenza riguardo lo smaltimento di rifiuti nello stabilimento Eni di Viggiano, in Basilicata. Nelle telefonate, l’ormai ex ministro, le cui dimissioni sono state accettate il 5 aprile scorso, rassicura il compagno su un emendamento da apporsi alla Legge di stabilità, che avrebbe favorito gli interessi economici dell’imprenditore semplificando l’autorizzazione allo sblocco di opere di trasporto e stoccaggio di idrocarburi.

La vicenda si lega ad un’altra pista dell’inchiesta dei pm di Potenza: lo scandalo Tempa Rossa, dal nome della località, ancora in Basilicata, nella valle del Sauro, dove sarebbe dovuto sorgere un nuovo impianto di estrazione e trattamento del petrolio. Lo scandalo ha poi causato le dimissioni del sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, esponente del PD lucano. Inevitabile che l’inchiesta rimandi anche al prossimo referendum del 17 aprile sulle trivelle: attorno al tema dell’energia c’è un giro economico importante, nonché dibattiti sugli effetti per la salute. Infatti, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, stanno valutando, proprio in Basilicata e Puglia, i danni sulla salute dei cittadini che vivono nelle zone limitrofe agli stabilimenti di estrazione o di smaltimento.

Le dimissioni della Guidi, la cui posizione era ormai compromessa dalle intercettazioni, sono state accolte con il plauso dell’opposizione e con il placet anche del Presidente del Consiglio Renzi, il quale ha parlato di errori commessi, pur in assenza di alcun illecito da parte dell’ex ministra. Federica Guidi è stata ascoltata, poi, il 7 aprile, come persona informata dei fatti dai pm di Potenza e non risulta indagata. In una delle conversazioni agli atti, l’ex ministro dello Sviluppo economico faceva il nome della Boschi. Anche l’attuale ministro delle Riforme, il cui nome è legato anche allo scandalo di Banca Etruria scoppiato pochi mesi fa, ha avuto un colloquio con i magistrati in quanto persona informata dei fatti. La Boschi ha ribadito che l’emendamento è stato presentato senza alcuna pressione esterna, ma per semplice volontà di governo. La sua audizione è durata pochi minuti.

Il fatto sta avendo grande risonanza nel Paese e mette in luce anche un
aspetto specifico di questo governo: l’eterogeneità. La Guidi, infatti, è un’imprenditrice, figlia di Guidalberto Guidi, presidente di Ducati energia e per anni vicepresidente di Confindustria, una “tecnica”, estranea alla politica. Inoltre, sono noti i rapporti cordiali della sua famiglia con Silvio Berlusconi, che aveva accolto positivamente la sua nomina a ministro nel 2014 ed ha colto l’occasione delle dimissioni per ribadire la sua condanna all’uso smodato delle intercettazioni.

Il PD attraversa un momento difficile anche dal punto di vista dei sondaggi di gradimento e c’è dunque da chiedersi se questa vicenda non possa avere un peso specifico maggiore in relazione alla situazione attuale del governo, tacciato di essere protettore delle lobbies. La stoccata di Renzi ai magistrati e lo svelamento di un altro ramo dell’inchiesta di Potenza, legato alla realizzazione di un porto di scarico e carico petrolifero nella città siciliana di Augusta e che vedrebbe comparire i nomi, oltre al già citato Gemelli, anche del Capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi e del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il quale ha presentato un esposto alla procura di Roma in risposta al presunto coinvolgimento, non aiutano.

Intanto, sono state avanzate due mozioni di sfiducia, depositate in Senato dal M5S, da Forza Italia e dai capigruppo della Lega Nord e dei Conservatori e Riformisti. La data è stata calendarizzata al 19 aprile, giorno in cui le mozioni saranno discusse in Aula separatamente e per voto nominale. La discussione avrà luogo, quindi, due giorni dopo il referendum sulle trivelle. Ciò ha sollevato non poche critiche da parte dei promotori, che l’hanno definita una mossa di astuzia per distoglierne l’attenzione.

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