A maggio 2016 si terranno le elezioni comunali nella città di Roma. Nonostante l’imminenza dell’evento, il caos sulle candidature non sembra essersi diradato. La confusione certamente non aiuta un elettorato sfidthuciato come quello della Capitale, oberato dal peso degli scandali che si susseguono ormai da anni. Esempi recenti: Mafia Capitale – il cui processo prende avvio proprio in questi giorni – e Affittopoli.

Quest’altra “macchia” nell’amministrazione capitolina è venuta a galla grazie a una task force predisposta dal prefetto Tronca che ha svelato un buco di 375 milioni di euro nella copertura dei canoni affittuari richiesti ai cittadini del Comune.

Dai sondaggi effettuati da Izi spa (aggiornati al 18 marzo), emerge come tra coloro che concorrono per la poltrona di Sindaco, si trovi in testa la candidata del Movimento Cinque Stelle Virginia Raggi, seguita dal vicepresidente della Camera dei Deputati (uomo forte del Pd) Roberto Giachetti e a sorpresa da Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia scesa in campo solo pochi giorni fa. Intorno alla candidatura di quest’ultima sono scoppiate forti polemiche, ma la Meloni risulterebbe comunque il candidato del Centro destra più credibile dal momento che Roma è la città in cui la destra che rappresenta ha una base di consensi relativamente ampia. Dunque il Centro destra rischia di pestarsi i piedi da solo presentando ben 4 candidati: Guido Bertolaso, un uomo che Berlusconi ha scelto di sponsorizzare perchè esterno alle dinamiche partitiche, Francesco Storace, dato con pochissime chance di vittoria,e l’outsider Alfio Marchini, anche lui estraneo a qualsiasi partito, risceso in campo dopo i risultati ottenuti nella scorsa tornata datata 2013 e, appunto, la Meloni. Dal Centro sinistra si affaccia il rutelliano Roberto Giachetti, tra i fondatori della Margherita, che ha ricoperto già il ruolo di Capo della Segreteria e Capo di Gabinetto del Comune di Roma proprio durante l’amministrazione Rutelli. L’economista e parlamentare Stefano Fassina (della Sinistra Italiana) separatosi dal PD con il no all’Italicum, infine, risulta molto indietro. Ignazio Marino, il sindaco uscente, invece, sarebbe pronto a candidarsi con una lista civica, ma le sue probabilità di essere eletto sarebbero quasi nulle. La candidata in vantaggio, la trentasettenne avvocatessa romana Virginia Raggi, esponente del M5S, ci tiene a far sapere che non scenderà a compromessi con i partiti.

Ci ritroviamo in una delle campagne elettorali più complicate degli ultimi decenni senza ombra di dubbio. Il motivo è da ricercarsi nell’estremo frazionamento interno alle coalizioni di destra e di sinistra. Uno dei possibili risultati, per questa situazione potrebbe essere una nuova spartizione pressoché equa della fetta elettorale tra centro destra, centro sinistra e M5S. Che sia la volta buona in cui a vincere sia un esponente apartitico? Per adesso a Virginia Raggi basta rimanere fuori dai giochi di coalizione per restare in vantaggio.

Il fatto che emerge dalla sfilza di nomi dei candidati, comunque, è che le logiche partitiche, basate su opposizioni polari, la Destra e la Sinistra avremmo detto una volta, sembrerebbero non reggere. I due poli, apparendo divisi al loro interno, sembrano incapaci di dare una risposta netta e compatta all’elettorato del comune più grande e, per ovvi motivi, più importante d’Italia: quello della Capitale. La città di Roma, infatti, si appresta a vivere queste elezioni comunali mentre si trova in una situazione piuttosto critica: bilancio in rosso, problema dei trasporti pubblici, della manutenzione della rete viaria e fognaria, problema dei rifiuti, soltanto per elencare i più noti.

È opportuno, da cittadini, chiedersi e chiedere se i candidati siano pronti ad assumersi la responsabilità di guidare una città che si trova in una situazione così complessa, dilaniata dagli scandali e da decenni di amministrazioni che presentavano falle e di cui ricordiamo corruzione e pressappochismo. Non dimentichiamo che solo pochi mesi fa il Comune ha rischiato il commissariamento e lo scioglimento per mafia – su proposta del Movimento Cinque Stelle poi bocciata – proprio per lo scandalo che conosciamo come Mafia Capitale, diffusosi durante l’amministrazione di Alemanno e in grado di piegare sulle ginocchia un’amministrazione già traballante come quella di Ignazio Marino, coinvolgendo esponenti della destra e della sinistra senza distinzione di partito, amministratori di enti pubblici e cooperative sociali.

Intanto i candidati proseguono la loro campagna elettorale, intervenendo in tv, visitando i quartieri periferici della città, presenziando agli eventi capitolini. Ma la vera domanda è: puntano alla vittoria o semplicemente ad ottenere seggi nel consiglio comunale senza doversi addossare l’ingombrante responsabilità che comporta l’essere il Sindaco di Roma? Il quesito può suonare come una provocazione, tuttavia legittima.

Una certezza rimane: amministrare Roma non è un compito facile, storicamente non lo è mai stato e non lo sarà neanche questa volta. Ma è forse, con queste elezioni, che potrà avvenire la svolta necessaria per la Capitale e per la cittadinanza romana?

Alle urne l’ardua sentenza.

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