L’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati ha preso una posizione netta, 111 voti favorevoli su 113 per la massima sanzione per Palamara: radiato dal Consiglio superiore della Magistratura; finisce così la carriera giudiziaria di uno dei volti più noti della giustizia italiana. Lo scandalo che lo vede protagonista riguarda la decisione relativa a delle nomine in cambio di favori e regali. Andiamo per ordine. Caso Palamara, la crisi della magistratura italiana Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Chi è Luca Palamara?
Luca Palamara nasce a Roma il 22 aprile 1969. Figlio del magistrato Rocco Palamara, si laurea in giurisprudenza a La Sapienza di Roma nel 1991 a soli 22 anni, entra in magistratura nel 1996 e nel 1997 inizia la carriera di pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Nel 2002 si trasferisce alla procura di Roma per indagare sul caso Aldo Moro e su Calciopoli. Attualmente è un ex magistrato italiano, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura. È stato il più giovane presidente dell’ANM da maggio 2008 a marzo 2012; dal 19 settembre 2020 è il primo presidente nella storia dell’ANM ad esserne stato espulso.
Intercettazioni telefoniche
Lo smartphone dell’ex presidente dell’ANM e consigliere del CSM è stato raggiunto nel 2019 da uno spyware che lo ha seguito per un tempo indefinito. Grazie alla riforma voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede questa tipologia di virus può essere utilizzata anche per le indagini di corruzione, fino a gennaio 2019 potevano essere utilizzati solo per indagini riguardanti mafia e terrorismo. Come infatti evidenziato da giuristi, esperti di privacy e dallo stesso Garante, lo spettro di azione di un trojan non si limita al solo contesto in cui è concentrata un’indagine (un ufficio per esempio), ma è un modo per acquisire qualsiasi informazione su ogni momento della vita dell’intercettato e di chi gli sta vicino. Attraverso questo virus installato nel cellulare dell’interessato è stato possibile trascrivere più di 300 conversazioni telefoniche e moltissime chat whatstapp.
Che cosa c’entra Perugia caso palamara
Luca Palamara è sostituto procuratore a Roma, Perugia è la sede competente, secondo la legge, a occuparsi di notizie di reato che riguardino, come vittime o come indagati, magistrati in servizio a Roma.
I reati contestati caso palamara
I reati contestati al magistrato sono principalmente corruzione e fuga di informazioni all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Secondo i pm, quando il magistrato era membro del Csm, avrebbe incassato 40.000 euro dagli avvocati Giuseppe Calafiore e Piero Amara. I due legali sono al centro di un’inchiesta sulla compravendita di sentenze al Consiglio di Stato insieme a Giancarlo Longo, altro magistrato arrestato nel febbraio 2018. Palamara avrebbe preso denaro per favorire la nomina dello stesso Longo a procuratore di Gela. Le indagini però rivelano altre condotte non idonee al suo ruolo: Palamara sarebbe venuto meno ai suoi doveri di imparzialità, correttezza ed equilibrio nei suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali del gruppo di Francesco Bellavista Caltagirone.
Le persone coinvolte caso palamara
Molte sono le persone e i magistrati coinvolti in questo scandalo, considerato un’umiliazione per la magistratura italiana.
Primi fra tutti gli avvocati Giuseppe Calafiore e Pietro Amara.
Il 30 luglio del 2019 Calafiore venne interrogato a Perugia dai PM Gemma Miliani e Mario Formisano. Solo il 19 febbraio 2021 verrà nuovamente interrogato e affermò che i due ( Palamara e Fava) erano amici per la pelle e spesso giocavano insieme a tennis. Proprio nel corso di tali incontri Palamara riceva delle informazioni. Tali confidenze furono fatte nell’anno 2017.
Pietro Amara, divenuto importante per le sue confessioni relative alla cd “Loggia Ungheria”. Luigi Spina, indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio (avrebbe rivelato a Palamara l’esistenza dell’indagine a suo carico). L’imprenditore Fabrizio Centofanti, colpevole di aver pagato 7 viaggi in giro per il mondo, vari spostamenti con l’autista privato, la ristrutturazione della casa del magistrato per un totale di circa 70 mila euro spesi in favore di questa speciale “amicizia”. Le persone che hanno preso parte a quanto accaduto sono in continuo aumento: ad esempio anche l’ex ministro Luca Lotti e l’ex sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, entrambi esponenti del PD.
La notte all’Hotel Champagne
La notte tra l’8 e il 9 maggio del 2019, poi nota come “notte dell’Hotel Champagne”, Palamara si incontra con cinque magistrati del Consiglio superiore della magistratura e Cosimo Ferri, già onorevole del Partito democratico e ora di Italia viva, ma soprattutto leader storico della corrente di destra della magistratura, la Magistratura indipendente. La procura di Roma è il tema caldo di quella riunione notturna, i magistrati devono verificare se nel plenum del CSM hanno la maggioranza necessaria per pilotare il loro candidato Marcello Viola, procuratore generale di Firenze come procuratore generale di Roma.
Le correnti della magistratura
Per comprendere al meglio la vicenda è necessario conoscere l’Associazione nazionale magistrati (in sigla ANM) che è l’organismo rappresentativo, senza carattere politico, che raggruppa i magistrati italiani. All’ interno sono presenti varie correnti di cui fanno parte e ne sono esponenti i protagonisti di quanto accaduto:
Magistratura democratica (sinistra)
Unità per la Costituzione (centro)
Magistratura indipendente (destra)
Movimento per la giustizia I Verdi-Articolo 3 (sinistra)
Autonomia e Indipendenza (indipendente)
I legami con la politica
La magistratura, il potere giuridico, uno dei tre poteri fondanti la democrazia italiana, è per definizione indipendente dalla politica. Grazie al caso Palamara, che risulta essere la punta dell’iceberg di un insieme di fatti scorretti, si è evidenziato quanto questa indipendenza dalla politica stia venendo meno. Dalle parole di Palamara emerge con chiarezza ad esempio il motivo per cui negli ultimi 27 anni, dieci dei quali da presidente del Consiglio, Berlusconi ha subito 86 processi per un totale di 3.672 udienze. Palamara ammette l’esistenza di un piano e di una strategia per isolare Berlusconi dalla vita politica. Di più, ne rivendica la paternità. Inoltre nelle chat di Palamara si parla anche di un clima ostile nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini: a proposito del caso Diciotti, un magistrato dice a Palamara che non condivide la contestazione penale all’allora ministro Salvini. Palamara replica: «Hai ragione, però adesso bisogna attaccarlo»
Le conseguenze
Il caso ha trascinato conseguenze concrete: le dimissioni di presidente e segretario dell’Associazione Nazionale magistrati da una parte e dall’altra l’azione del ministero della Giustizia: il ministro Bonafede ha annunciato riforma del sistema elettorale del Csm, stretta sulla possibilità di passare da funzioni requirenti a giudicanti e viceversa impossibilità per magistrati che ricoprano incarichi politici di rientrare alle funzioni magistratuali. Anche il presidente della Repubblica è intervenuto sul tema con una nota in qualità di presidente del Csm.
Conclusioni
Dopo l’espulsione dall’Associazione Nazionale magistrati decisa il 19 settembre 2020, si è concluso, il 9 ottobre 2020, il processo disciplinare per Luca Palamara, già sospeso dallo stipendio e dalle funzioni: la sanzione è la più dura possibile: la radiazione dalla Magistratura ordinaria a vita.