Grazie ai tentativi per una transizione green, il mondo si sta avviando verso una nuova era energetica. Questo è supportato dal “boom” che la tecnologia fotovoltaica sta vivendo, soprattutto dopo la necessità di elettrificazione dei consumi energetici.

Le energie rinnovabili rappresentano oggi uno dei settori più in crescita sia negli investimenti pubblici che privati. Oltre ad essere una soluzione sostenibile per il Pianeta, è conveniente anche sul fronte del risparmio e dell’autoproduzione. Ecco perché Governi nazionali e imprese spingono verso l’utilizzo dell’energia solare.

Per analizzare maggiormente il tema, sono state formulate alcune domande volte a Paolo Ricco Viscontini. Fondatore e attuale presidente dell’associazione Italia Solare ed Enerpoint.

“Gli investimenti in tecnologia fotovoltaica sono in crescita? In che modo sta aiutando le economie rurali e quale vantaggio crea un parco solare per il territorio?”

In merito agli investimenti bisogna distinguere tra, investimenti Upstream (a monte della filiera, quindi dove c’è l’industria) e Downstream (quando si installano i prodotti o gli impianti). Gli investimenti nella produzione (Upstream) sono stati giganteschi fino a qualche annetto fa, soprattutto in Cina.

C’è stato poi un calo importante perché hanno esagerato con l’aumento della capacità, ed ecco che l’offerta ha superato la domanda. Dunque, i prezzi sono calati esponenzialmente. Il lato downstream (utilizzo dei materiali) sta andando bene ancora perché si fanno molti investimenti per produrre impianti, che possono essere per le famiglie, per le case, piuttosto che per il settore commerciale e industriale. I settori sono in forte crescita poiché il materiale ce n’è ad abbondanza, l’offerta non manca. Ecco perché, essendoci un eccesso di offerta, i prezzi sono bassi; le aziende guadagnano poco, o addirittura li rivendono a molto pur di far funzionare le linee e fare cassa. Questo comporta l’abbassamento dei prezzi sugli impianti e ha un impatto positivo sulla loro convenienza. Il fotovoltaico è, d’altronde, il modo più conveniente al mondo per produrre energia elettrica. Questo porta all’incremento degli investimenti.

Qual è il ritorno nelle aree rurali? Il ritorno è in termini di occupazione. Quando si tratta di fare un impianto c’è sempre un ritorno sul territorio, perché vengono chiamate ditte locali per fare i lavori o installazioni. Dopodiché, il ritorno sul territorio, dal punto di vista del lavoro, cala in quanto rimane la manutenzione (che non è paragonabile a quando si fa l’impianto) (…). C’è poi un vantaggio per chi era il proprietario del terreno, perché nelle installazioni a terra, ad esempio, l’utilizzo è delegato all’investitore, che paga un tot di euro all’anno. I soldi che il proprietario ottiene può investirli poi o nelle proprie aziende agricole o ci fa quello che vuole.

Bisogna poi distinguere da quelli che sono gli impianti a terra standard e gli impianti agrivoltaggi. Quelli a terra standard producono energia elettrica in corrente continua, mentre quelli agrivoltaggi combinano la produzione agricola a quella elettrica fotovoltaica, distanziando le file dei pannelli permettendo ai macchinari di passare tra esse e coltivare. Laddove ci sono centrali elettriche, più fotovoltaico si installa, meno ore lavorano le centrali che bruciano gas o carbone, inquinando e causando gravi problemi all’ambiente. Dunque, grazie al fotovoltaico ci sono meno problemi all’ambiente e alla salute delle persone.

“In che modo il conflitto tra Russia e Ucraina ha influenzato il mercato?”

L’impatto più importante della crisi russo-ucraina è legato all’impennata del prezzo dell’energia elettrica, a sua volta collegata all’impenna del prezzo del gas. La domanda per la creazione di impianti fotovoltaici è cresciuta molto, soprattutto da parte delle aziende. Molte aziende, essendo disperate, volevano impianti fotovoltaici velocemente perché pagavano bollette salatissime. Peccato per la presenza in quel periodo del super bonus, quindi molte ditte erano impegnate nei cantieri e non tante aziende sono riuscite a fare un impianto. Progressivamente però, le installazioni del fotovoltaico commerciale e industriale sono cresciute parecchio fino all’anno scorso (36%).

Il conflitto ha dunque portato un aumento della richiesta da parte delle imprese. Ora il prezzo si è ridotto e non c’è più lo stesso interesse di prima a fare impianti; tuttavia, devo dire che molti sono rimasti scottati.

“L’UE come contribuisce all’espansione del mercato?”

L’UE sta contribuendo in modo molto importante, perché stabilisce gli obiettivi di decarbonizzazione e di crescente indipendenza dalle fonti fossili grazie al famoso Green Deal. Tuttavia, una parte della politica lo considera negativamente.

In realtà, non è solo una cosa buona, perché c’è bisogno di inquinare di meno, ma è utile perché induce a ridurre la dipendenza dalle fonti di energia che provengono dall’estero.

Ogni Stato membro ha i propri obiettivi da raggiungere di decarbonizzazione (che significa mettere delle installazioni entro il 2030 e di aumentare la decarbonizzazione fino al 2050). L’Italia deve raggiungere il 55% di energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili entro il 2030 (attualmente siamo intorno al 38/40%). Speriamo si vada avanti e che il governo confermi questa necessità; purtroppo, il governo di destra è contro il Green Deal e lo inquadrano come problema contro l’economia. Tuttavia, il Deal è esso stesso economia e si fa sviluppo con le tecnologie verdi.

Quello che si evince, dunque, è l’importanza di far ricorso a impianti fotovoltaici. È stato evidenziato come questo sistema di energia green porta benefici non solo a livello economico, ma riduce l’impatto ambientale permettendo all’Italia di attingere autonomamente alle proprie risorse.

C’è ancora molta strada da fare prima che il settore raggiunga gli obiettivi desiderati. Per questo i Governi dovrebbero incentivare lo sviluppo sempre più assiduo degli impianti.

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