En plein air: Impressionisti segreti a palazzo Bonaparte

“La cultura è l’unica droga che crea indipendenza”

È questa la frase che è stata scelta dagli organizzatori dell’evento Impressionisti Segreti per promuovere la vendita e l’acquisto dei biglietti per la mostra. Infatti, dal 6 ottobre 2019 all’ 08 marzo 2020, a Roma, nella prestigiosa sede di Palazzo Bonaparte, si terrà la mostra Impressionisti Segreti con oltre 50 opere dei più grandi artisti impressionisti tra cui Monet, Cézanne, Renoir, Pisarro. La descrizione dell’evento parla di tesori nascosti al grande pubblico; le opere, infatti, sono provenienti da collezioni private raramente accessibili e quindi tendenzialmente poco note.

L’evento è prodotto e organizzato dal gruppo Arthemisia e la cura della mostra è affidata a due esperti di fama internazionale: Claire Durand- Ruel, discendente di Paul Durand Ruel, grandissimo imprenditore francese e tra i più fervidi sostenitori dell’impressionismo e Marianne Mathieu direttrice del Musée Marmottan Monet di Parigi.

Palazzo Bonaparte

Il prezzo del biglietto è ampiamente ripagato già dalla visita del Palazzo Bonaparte di Roma. Costruito intorno alla metà del 1600 dall’architetto Giovanni Antonio de Rossi, fu rilevato nel 1818 da Maria Letizia Bonaparte, madre di Napoleone, la quale vi dimorò fino alla morte.

En plein air: Impressionisti segreti a palazzo Bonaparte
Vista dal palazzo su Piazza Venezia

L’edificio affaccia su Piazza Venezia, le finestre del palazzo offrono la possibilità di una vista mozzafiato su uno dei punti più belli di Roma e si racconta che la stessa Letizia amava accomodarsi nel famoso balconcino angolare, detto mignano o bussolotto, per prendere aria e osservare il passaggio dei pedoni e delle carrozze senza essere vista.

Il Palazzo è un luogo che dialoga con il tempo, che restituisce la sua bellezza attraverso le sale, le decorazioni e gli splendidi soffitti affrescati.

Ciascuna sala ha poi differenti tipi di camini, realizzati in marmo da Antonio Canova, il quale si occupa anche della realizzazione della scultura del Marte Pacificatore, rappresentazione neoclassica di Napoleone.Una delle cinque copie in gesso si trova ancora oggi al piano nobile di Palazzo Bonaparte e accoglie i visitatori della mostra mostrandosi nella sua grandiosità.

La mostra

Attraverso le descrizioni presenti nelle sale e la possibilità dell’ascolto dell’audioguida, si ha l’opportunità di ripercorrere la storia dell’Impressionismo, corrente artistica che si sviluppa in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento.

Quando Monet, Renoir, Pisarro, Degas, Cézanne e molti altri esposero le loro opere, il pubblico rimase profondamente scioccato e la critica si scatenò attraverso giudizi poco positivi. Ciò che creava sgomento e che invece poi decretò il successo di questo stile pittorico era il presentarsi di alcune principali caratteristiche: la scelta di soggetti tratti dalla quotidianità, il ricorso ad immagini chiare, luminose e variopinte, lo studio attento degli effetti della luce sui soggetti e la frammentazione della pennellata.

Gli artisti abbandonano le vedute grandiose e piazzano il cavalletto davanti a scene della vita vera, l’impressionista si siede sulla riva di un fiume in cui si riflette il cielo, dipinge la campagna, una scogliera assolata, osserva lo svolgersi della vita contadina, coglie il freddo pungente dell’inverno, fa attenzione al percorso del sole. I paesaggi non sono più dipinti in studio, ma direttamente sul posto. La luce, l’aria, il gelo, il calore penetrano i loro quadri. Per questo en plein air, letteralmente all’aria aperta, per indicare dipinti eseguiti all’esterno.

Sono una cinquantina le opere presenti, una delle prime a colpire la mia attenzione è quella di Claude Monet, Il frutteto. Il pittore dipinge qui dal vero utilizzando una pennellata rapida e frammentata. I colori vivaci – il verde tenue dell’erba, il grano biondo in primo piano e il giallo luminoso del fogliame- sembrano indicare che il quadro sia stato eseguito in primavera. Monet cerca di immortalare la luce naturale e la fluidità dell’aria, un “qualcosa di intangibile” come precisa lui stesso.

Il frutteto, Claude Monet.

Di Cézanne mi ha colpito in particolar modo leggere la sua storia. Mentre tutti i suoi colleghi cercavano la ribalta e subivano il fascino parigino, egli rimase attaccato alla sua città natale nel sud della Francia.

Inoltre, è curioso ricordare come Cézanne, considerato uno dei più grandi artisti dell’Ottocento, venne osteggiato in ogni fase della sua carriera: prima dal padre, che immaginava per lui un percorso professionale diverso, poi dalle istituzioni scolastiche (venne rifiutato dall’ Accademia di Belle arti) e persino da molti altri maestri dell’impressionismo che consideravano la sua pittura rozza.

Interessanti sono anche gli accenni riguardo l’esordio di Paul Gauguin il quale, come è noto, guardò sempre con occhio attento all’impressionismo, ma se ne staccò progressivamente.

Il quadro esposto, Pescatori Bretoni, è una tra le prime tele eseguite da Gauguin a Pont- Aven, l’opera riproduce fedelmente la topografia della valle dell’Aven. Alla quiete del passaggio rispondono gli atteggiamenti ripetitivi dei pescatori che si distinguono per i colori spenti degli abiti. La tecnica di Gauguin è qui pienamente in linea con l’evoluzione del suo impressionismo. I tocchi di colore giustapposti e variamente orientati danno vita a forme definite da un contorno discreto.

Pescatori bretoni, Paul Gauguin.

L’ultimo cenno vorrei rivolgerlo ad una donna, Eva Gonzalés. La Gonzalés fu l’unica allieva di Eduard Manet ed è proprio grazie all’incontro con il celebre artista francese che la sua vita cambiò. Ne divenne fedele discepola fin da subito, poi musa (Manet la ritrae diverse volte) e infine stretta collaboratrice.

La sua è una pittura forte e raffinata, che riesce a restituirci momenti semplici di quotidianità con un uso attento del dettaglio. Cercò per prima cosa nelle sue opere di catturare i momenti fuggevoli della quotidianità nel segno di un’aderenza al vero forte e vigorosa. “Quello che più colpisce del talento di Eva Gonzalés è la sua semplicità, la sua sincerità”, così commentò il critico Octave Mirabeau la sua produzione pittorica.

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