Singapore tra natura e tecnologia

Grattacieli altissimi, luci ipnotizzanti, giardini curati in maniera quasi maniacale: un concentrato di eterogeneità ambientale che riproduce in piccolo  culture indiane, malesi e cinesi. Non si tratta di un insieme di stati o di una immensa nazione come la Russia,  ma di una città-stato di 620 km2, quindi più piccola della nostra capitale.

La “città del leone”, questo il titolo di cui si forgia l’isola di Singapore, lascia il turista incantato. Non delude il soprannome che, secondo una leggenda malese, le fu dato per un aneddoto che riguarda il suo fondatore,  un principe di Sumatra. Costui si imbatté in un leone, fatto ritenuto di buon auspicio, decise di fondare Singapore che in sanscrito vuol dire proprio “città del leone”. Potrebbe considerarsi una metafora azzeccata dato che la città mostra un vigore degno del re degli animali.  A pochi passi dal centro,  dove si può compiere uno sfrenato shopping,  si levano, come in una favola, i bellissimi giardini botanici, che occupano uno spazio di ben 52 ettari. All’interno è possibile osservare una delle più vaste varietà di piante del pianeta. Tutte ben conservate e ben catalogate. Sempre al suo interno superati un laghetto e una suggestiva cascatella c’è il National Orchid Garden dalla collezione com più di 3000 specie di orchidee. Inoltre prestando un po’ di attenzione tra le piante è possibile notare seminascosta qualche scultura estremamente originale che si combina con l’ambiente bucolico. Naturalmente è possibile trovare il tipico (e maleodorante) frutto spinoso, il durian.

Allontanandosi dal parco e aspettando la sera, il fascino di Singapore si sposta sulla sua architettura avveniristica che, abbellita dagli spettacolari effetti di luce, la rendono una delle città più romantiche e affascinanti al mondo. Anche se costruito dalla  Las Vegas Sands il Marina Bay Sands hotel è una delle più interessanti e belle opere di architettura contemporanea. Lo sfarzo che a volte può mostrare la citta-stato non ha niente a che vedere con l’omonima città che  il nome della enorme multinazionale ricorda. Solo lontanamente Singapore può richiamare il kitch della città statunitense,  ma la città orientale ha una struttura armoniosa che la rende decisamente più affascinante. Impossibile non essere catturati dai giochi di luce che la avvolgono con l’ausilio del riflesso del fiume che la città tagliandola in due.

L’economia di Singapore è rilevante soprattutto nel settore dei trasporti. Si trova al primo posto per traffico di container, ed è considerato uno dei principali porti commerciali al mondo. E’ uno dei maggiori centri finanziari mondiali,  la sua borsa valori è la seconda dell’Asia dopo Tokyo. Nell’industria i settori più sviluppati sono quello meccanico, chimico, petrolchimico, farmaceutico e le biotecnologie. Sono poco più di 300 le multinazionali che operano a Singapore, per lo più americane e europee. Questo spiega la grande immigrazione di occidentali nella città. Inoltre sembra che L’Ocse l’abbia levata dalla lista dei paradisi fiscali. Questa scelta da parte di una città che per anni ha basato la sua economia sui servizi finanziari è ben vista dall’occidente ed è una chiara mossa per entrare con pieno diritto tra le grandi potenze dello scenario geopolitico mondiale,  senza il rischio di essere malvista dalle organizzazioni internazionali.

La storia di Singapore parte  dal XIV secolo quando era nient’altro che un piccolo insediamento abitato. Ritrovamenti di ceramiche, monete, gioielli e altri manufatti, molti dei quali originari della Cina, dell’India, dello Sri Lanka e dell’Indonesia sono considerati prova che il luogo era un centro importante per i commerci nell’area asiatica. Nel 1511 arrivarono i portoghesi e a seguire gli olandesi.

Iniziarono scontri tra olandesi e britannici. Fino a quando Sir Thomas Stamford Raffles nel 1819 fece diventare l’isola un centro commerciale fra i più importanti nell’area orientale. Nel 1867 venne dichiarata colonia inglese. I giapponesi la conquistarono nel 1942 durante la seconda guerra mondiale quando fecero assurde stragi di cinesi senza alcuna motivazione plausibile (come se si  possa ravvisare una motivazione valida per commettere una strage). Gli inglesi a guerra finita si ripresero la città, ma negli anni ’50 cominciarono a nascere partiti nazionalisti che spingevano per l’indipendenza. Nel 1963 Singapore si unì alla Malesia per uscirne poco più di un anno più tardi divenendo una Repubblica parlamentare nell’ambito del Commonwealth e democratica anche se la prima elezione presidenziale si tenne solo nel 1993.

Chi l’avrebbe mai detto un così piccolo stato con una così grande storia?

Fonte: Claudio Palazzi, La voce di tutti

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