Difficile che tutto possa risolversi con una telefonata. E’ guerra aperta tra Nokia, azienda leader del settore della telefonia mobile, ed Apple, la società della “mela morsicata”, che da un paio d’anni è entrata nel mercato dei telefonini con l’iPhone. Nokia ha fatto causa ad Apple, accusandola di aver violato nei suoi iPhone dieci brevetti.  L’azione legale è stata presentata al tribunale dello Stato del Delaware e riguarda l’utilizzo di tecnologie fondamentali dei protocolli Gsm, Umts e Wifi, come la trasmissione di dati wireless e i codici di lin­guaggio. Sotto accusa finiscono tutti i modelli di iPhone prodotti dalla casa di Cupertino dal 2007 ad oggi, quando sul mercato sono entrati l’iPhone 3G e il 3GS.

La casa finlandese non ha divulgato cifre sui danni economici procurati dalla presunta violazione, né tantomeno ha quantificato un risarcimento, ma secondo gli osservatori d’oltreoceano, se le accuse si rivelassero vere, il gruppo di Steve Jobs potrebbe essere costretto a sborsare fino a un miliardo di euro. La proposta è quella di chiudere la vicenda con la fir­ma di un accordo di licenza, si­mile a quello che Nokia ha già stretto con circa 40 compagnie in tutto il mondo, nel quale Apple si impegna a riconoscere la paternità intellettuale dei brevetti Nokia e a utilizzarne le tecnologie dietro pagamento.  

«Apple sta cercando di sfruttare gratuitamente l’in­novazione di Nokia», ha dichiarato Ilkka Rahnasto, vice presidente della proprietà le­gale e intellettuale di Nokia, che ha ricordato che negli ulti­mi vent’anni la sua azienda ha speso oltre 40 miliardi di euro per investimenti in ricerca e sviluppo. «Il principio fon­damentale nell’industria del­la telefonia mobile è che le compagnie che contribuisco­no allo sviluppo delle tecnologie, stabilendo degli standard, crea­no proprietà intel­lettuali che i com­petitors possono usare solo dietro compenso», ha continuato Rahnasto, ribadendo con fermezza che «l’iPhone della Apple viola i brevetti Nokia sugli standard Gsm, Umts e Lan senza fili. Rifiutandosi di rispettare in modo appropriato i diritti di Nokia sulla proprietà intellettuale, Apple cerca di ottenere un biglietto gratuito sul treno dell’innovazione».

Con oltre 20 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo dal 2007 ad oggi, l’iPhone ha sbancato in poco tempo il mercato degli smartphones, segmento nel quale la Nokia, leader incontrastata del mercato dei telefoni cellulari con una quota del 38%, risente in modo particolare l’avanzare della concorrenza, dalla Research in Motion (che produce i Blackberry) alle asiatiche Samsung e Lg. La quota di mercato della società finlandese è scesa nel settore dal 41% al 35% e, per la prima volta dal 1996, il gruppo che ha sede a Espoo ha chiuso il terzo trimestre in rosso, con perdite di 559 milioni di euro (lo scorso anno, nello stesso periodo Nokia registrava un utile di 1,09 miliardi di euro). Le vendite sono scese a 9,8 miliardi di euro. Apple, al contrario, ha chiuso il terzo trimestre al di sopra delle aspettative. Parte del successo è senz’altro dovuta alla vendita di 7,2 milioni esemplari di iPhone, giunto con il modello 3GS alla seconda generazione.

Non è la prima volta che la casa della “mela morsicata” viene citata in giudizio per questioni del genere. La società taiwanese Elan Microelectronics aveva già denunciato Apple davanti alla Corte Distrettuale di San Francisco con l’accusa di aver violato 3 brevetti della tecnologia Touch-screen.

Sulle accuse lanciate da Nokia, da Cupertino sono arrivati solo “no comment”, ma nella rete la discussione impazza e i fans del melafonino ritengono si tratti esclusivamente di un “preemptive strike”, cioè di una mossa preventiva, per evitare che sia Apple a far causa a Nokia quando usciranno i prossimi smartphones della casa finlandese, nei quali ci saranno funzioni multi-touch simili a quelle dell’Iphone. Qualcuno pensa che l’intera vicenda sia solo una forma di marketing per mettere radici nel mercato americano, dove Nokia incontra difficoltà a imporsi e una causa contro la Apple rappresenterebbe un modo per ottenere pubblicità gratuita. L’impressione, secondo gli esperti, è che alla fine si arrivi a un accordo extragiudiziale per il rilascio di licenze reciproche.

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