La Libia nello scacchiere del Mediterraneo
La partita libica per i paesi del Mediterraneo non riguarda soltanto il caso dei flussi migratori, ma la posta in gioco è la presenza di un Paese in una posizione strategica a livello politico, economico e commerciale. La Libia potrebbe essere un vantaggioso punto Hub per i mercati del Nord e Sud del Mediterraneo, grazie al potenziale mercato del Sud della Libia, e una favorevole rotta commerciale sia per i mercati europei che extra europei.
Le politiche commerciali di Francia, Italia, Stati uniti, Russia e Cina si sono inserite nello scacchiere libico più di altri Paesi. Ma è soprattutto l’Italia che ha un rapporto di lunga data con la Libia, un rapporto quasi simbiotico, paese hub strategico dal punto di vista energetico e commerciale, e la Francia che negli ultimi anni cerca di espandersi sempre più nella regione libica, in contrasto con gli interessi nazionali italiani. Gli obiettivi di questi paesi spesso si contrappongono e hanno portato alla definizione della crisi libica che vede due parti interessate: Italia e Libia. È dal 2011 che le imprese italiane vivono una congiuntura critica nel mercato libico in quanto i rapporti diplomatici non sono sempre stati all’insegna del dialogo.
La Libia Italiana: dal colonialismo alla guerra civile
Il rapporto che lega il governo italiano al governo libico caratterizza il XX secolo. A distanza di poco più un secolo fa scoppiava la Campagna di Libia,nel 1911, la guerra italo – turca, con cui l’Italia cercava di estendere il suo dominio sull’altra costa del Mediterraneo, tentando la conquista della Tripolitania e Cirenaica. Avamposto strategico che non solo forniva controllo diretto del traffico del Mediterraneo ma dava la possibilità di stringere rapporti con l’Impero Ottomano. Grazie ad una crisi , la crisi di Agadir, che coinvolse Francia e Marocco, il governo di Giolitti riuscì ad ottenere il controllo delle regioni libiche. La risoluzione del conflitto ebbe luogo a Losanna nel luglio 1912. Una delegazione italiana avviò le trattative con la rappresentanza turca che permise di sottoscrivere il Trattato di Losanna il 18 ottobre 1912. La Sublime Porta attuò la convenzione riconoscendo l’annessione della Tripolitania, la Cirenaica, il Fezzan e il Dodecaneso all’Italia.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale tutti i paesi europei attuarono una politica coloniale, annettere territori nuovi era una sfida parallela rispetto alla battaglia combattuta entro i confini nazionali. L’Italia condusse cruente battaglie per conquistare l’Etiopia, la Somalia e l’Eritrea, e favorì l’integrazione di immigrati italiani e popolazione libica coltivando le terre fertili e costituendo truppe coloniali. In Libia gli italiani costruirono numerose infrastrutture, resero coltivabili terreni desertici e fondarono importanti villaggi. Anche il turismo e le attività archeologiche vennero curate attraverso l’istituzione dell’ETAL, Ente Turistico Alberghiero della Libia. L’evoluzione della guerra fu causa di devastazione della Libia italiana,molti coloni italiani furono costretti a lasciare le loro proprietà.
In base ai Trattati di pace del ’47 l’Italia dovette rinunciare a tutte le sue colonie,compresa la Libia. Iniziava la decolonizzazione della regione libica. Il legame tra Italia e Libia, la conquista e le repressioni nel periodo di controllo italiano iniziate nel 1911, si concluse con circa 100 000 vittime tra i popoli libici. Il territorio libico dichiarò la sua indipendenza nel dicembre 1951 quando il capo dei musulmani Senussi, venne proclamato re dallo Stato Federale libico. Nel 1963 fu modificata la costituzione e l’assetto federale fu abolito, sostituito da governatori di nomina regia nell’amministrazione.
L’evento più saliente nello scacchiere libico è il colpo di stato del 1 settembre 1969 in cui ha affermato la sua sovranità il colonnello Muhammar Gheddafi,il paese fu ribattezzato Repubblica Araba di Libia. Egli avviò un programma di Nazionalizzazione, sia delle grandi imprese e sia dei possedimenti italiani, chiudendo le basi militari di Stati Uniti e Gran Bretagna. La prestigiosa sovranità politica di Gheddafi permise di sviluppare il settore petrolifero e migliorare le infrastrutture. Ma nemmeno la mediazione politica del rappresentante politico italiano, Aldo Moro, con il Rais permise una pacificazione e nel 1970 furono confiscati i beni italo – libici e gli stessi cittadini furono costretti a lasciare il paese.
Nel 2004 la mediazione italiana riuscì a far escludere la Libia dai paesi sanzionati, da questo momento i rapporti commerciali tra le due aree del Mediteranno si sono intensificati, dall’energia al petrolio, dal gas alle forniture militari.
Il trattato di Amicizia: l’apice dell’intenso rapporto tra libici e italiani si è avuto il 30 Agosto 2008 con la firma dell’accordo di Bengasi. Questo documento è considerato la chiusura definitiva del passato coloniale italiano. L’Italia si è impegnata a pagare 250 milioni di euro per un periodo di venti anni alla Libia come episodio conclusivo della politica coloniale italiana, in cambio il paese africano dovrà favorire gli investimenti commerciali italiani. L’accordo,inoltre, prevede che la Libia regoli l’immigrazione clandestina, fermando il flusso di migranti sulle coste italiane, seppur rimane non completamente risolta la questione relativa all’espulsione dei cittadini italiani del 1970.
Guerra civile Libica: tra la prima e seconda guerra civile
Lo scenario libico è precipitato in un conflitto nel febbraio 2011, quando la popolazione si è ribellata al Rais Mohammar Gheddafi e contro la sua dittatura. La guerra civile che si è scatenata nel territorio è una guerra caotica, una lotta tra islamisti e fazioni laiche, tra giovani rivoluzionari ed ex ufficiali del regime. Gli alleati della NATO, dopo una iniziale esitazione, hanno attaccato il regime libico attraverso un mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’intervento militale internazionale si è svolto sul fronte aereo, con una durata di sette mesi, portando alla caduta dell’ultima città lealista di Gheddafi. La dittatura si è conclusa nel mese di ottobre, Gheddafi è stato catturato e ucciso dalle forze ribelli.
Dopo la sua caduta la Libia è divenuta lo sfondo degli scontri tra le milizie tribali che componevano la coalizione dei ribelli. I diversi governi hanno tentato di imporre una sovranità centrale sui gruppi, ma essendo le amministrazioni locali troppo deboli e divisi, il tentativo è fallito. La strategia internazionale per la stabilizzazione del paese dopo il conflitto fu differente dai precedenti interventi militari NATO, infatti non furono schierate forze di pace, in generale sarebbe stata molto limitata. Nonostante molti paesi abbiano cercato di favorire la transizione con l’invio di personale diplomatico, il popolo libico è stato abbandonato a sé stesso, isolato nello scacchiere Mediterraneo. La situazione risulta ancora tumultuosa, i successi delle elezioni del 2012 sono stati offuscati dai tentativi di destabilizzazione dai Gruppi Jihadisti di Al-Qaeda. Questi gruppi hanno cercato di stabilire un punto d’appoggio nazionale approfittando del vuoto di sicurezza. Il contesto libico si trova ancora in una situazione precaria.
Ancora oggi uno dei problemi più gravi è rappresentato da gruppi armati e brigate rivoluzionarie e una mancata sicurezza interna delle istituzioni. Nel 2014 la situazione è di nuovo precipitata, dando inizio alla seconda guerra civile libica. Un generale, fedele alle forze di Gheddafi, Khalifah Haftar, ha lanciato una campagna militare non autorizzata contro i miliziani islamisti. Un colpo di Stato giustificato dal presupposto della colpevolezza di questi ultimi per l’assassinio di agenti di sicurezza. Il paese fu lo sfondo di un vasto scontro regionale tra le milizie islamiche e milizie laiche. Nella stessa Tripoli vi furono violenti scontri tra milizie pro e anti islamistiche. Due schieramenti si distinguono: il governo internazionale di Tobruk e un governo basato sulla capitale Tripoli sostenuto dal Nuovo Congresso Generale Nazionale. Nel 2016, sotto l’ONU, si è insediato un governo di Accordo Nazionale a Tripoli, che non ha avuto appoggio da Tobruk. In definitiva ad oggi è quasi impossibile creare un governo di unità nazionale a causa delle diverse forze politiche del paese, destinate a far perdurare ancora nel tempo il conflitto che è in atto.
La politica energetica e petrolifera
La Libia per l’intero secolo è stata il Mezzo che ha permesso lo sviluppo economico, energetico e petrolifero degli interessi italiani. Già negli anni ’70 il Rais Gheddafi attraverso la nazionalizzazione delle imprese italiane salvò dalla confisca le proprietà di molte aziende energetiche. Il deserto libico è una fonte di energia, petrolio e, non meno importante, di gas. L’economia libica dipende essenzialmente dal petrolio, che rappresenta oltre l’85% del prodotto interno lordo, è in questo territorio che si trovano le più vaste riserve petrolifere del continente africano. Questa abbondanza permise a Gheddafi di trasformare uno dei paesi più poveri in una Nazione più industrializzata con la compresenza di raffinerie, impianti di estrazione e parti da cui partivano le petroliere con strade, ospedali ed intere città. Con la guerra civile del 2011, il paese è precipitato di nuovo nel caos: molte compagnie petrolifere e energetiche hanno sospeso le loro attività a causa del peggioramento della situazione di sicurezza nel paese.
L’industria italiana ENI è la compagnia maggiormente coinvolta: la produzione del territorio libico copre più del 70% sotto il suo controllo, comprensivi di gas e petrolio, soprattutto offshore, protetti dalla Marina Italiana. La Libia ora costituisce il 20% della produzione totale ENI. Insieme alla compagnia italiana troviamo la francese Total,collegata con le raffinerie centro-orientali, e alla spagnola Repsol, con snodo petrolifero vicino Tripoli. Nonostante ciò la maggioranza delle loro strutture sono soggette a scorribande.
Grazie all’attività politica di governo e la diplomazia energetica della compagnia ENI, l’Italia è riuscita a dialogare con i gruppi di potere presenti sul territorio e ottenere un punto di contatto con Tripoli. Al momento la compagnia italiana gode di una situazione favorevole e privilegiata, attraverso l’abilità diplomatica italiana.
Ragioni geopolitiche italiane
Dopo quasi sette anni di distanza, dalla crisi civile del 2011, il paese del continente africano è ancora instabile, favorisce sia la proliferazione di gruppi Jihadisti nel settore economico e politico, sia l’afflusso di un consistente flusso di migranti nelle coste italiane. Già dal 2011 l’Italia si era trovata di fronte ad una difficile congiuntura internazionale: l’intervento aereo della nato, che ha permesso la fine del regime di Gheddafi. Al nostro paese non sarebbe convenuta la sua destituzione, per i rapporti amichevoli nell’economia, la principale paura era quella di rimanere isolata nel continente africano. L’appoggio all’intervento dimostrò l’obbiettivo italiano di limitare danni e problemi per le aziende sul territorio.
Il futuro della Libia appare ancora incerto: l’errore compiuto dall’occidente, la caduta di Gheddafi, è ancora pagato a caro prezzo dagli italiani, che nel territorio aveva dei vitali interessi economici e politici. Roma deve proteggersi anche dagli interessi francesi che cerca di scalzare il suo ruolo storico nel paese. In definitiva l’amicizia libica vede l’interesse italiano andare dritto al punto: ridurre l’afflusso di migranti e ribadire il suo ruolo privilegiato nel mercato commerciale del Mediteranno.