L’arte nel verde: le mostre in tempo di covid

Abbiamo passato tre mesi rinchiusi in casa. Poi, gradualmente, siamo usciti fuori. Oggi, con le dovute misure e regole per la nostra ed altrui sicurezza, possiamo dirci liberi. Le attese in fila all’entrata dei negozi, se comparate a quelle di maggio, sono nulla. Ci sentiamo più tranquilli a cenare in un ristorante al chiuso, i mezzi pubblici si stanno ripopolando, giorno per giorno cerchiamo di riappropriarci della nostra normalità. Ma questo non avverrà a breve, e ne siamo al corrente.

I contagi continuano a crescere, la paura di nuovi lockdown serpeggia in tutta Europa. La tanto agognata ordinarietà sembra essere un miraggio, un’oasi che pare aspettarci nel mezzo della desolazione. Ma questa, più ci avviciniamo, più si rarefà, rivelando una realtà amara. Dobbiamo ancora aspettare. In fin dei conti, ci stiamo abituando ad aspettare. Con una prevedibile combinazione di sopravvivenza e adattamento, e senza tralasciare l’inestimabile ruolo che ha assolto la presenza di internet in, quasi, tutte le nostre esistenze, siamo riusciti a reinventare il modo in cui eravamo soliti svolgere la nostra vita. Abbiamo riscoperto l’aria aperta, l’attesa, le passeggiate.

Back to Nature’ rispecchia tutto questo. Dal 15 settembre, fino al 13 dicembre, sparse per villa Borghese, le opere di dieci artisti sono installate tra il Parco dei Daini e l’area di Piazza di Siena, nei pressi del Museo Carlo Bilotti e nel Museo Pietro Canonica. All’interno di quest’ultimo sono esposte due opere. La prima si scorge avvicinandosi all’entrata del museo. Affisse sulla parte superiore della facciata del palazzo, 10 bandierine dell’artista Mimmo Paladino evocano gli stendardi che in epoca medioevale decoravano i castelli a cui è ispirata la forma architettonica del museo.

Decorazioni floreali sono alternate a raffigurazioni di volti umani e forme geometriche che richiamano l’architettura storica della villa. In una sala del Museo Canonica troviamo poi l’opera multimediale di Nico Vascellari, un video in cui l’artista addormentato e sospeso alla fune di un elicottero, si immerge tra le nubi e le vette sorvolando la Foresta del Cansiglio, avvolto dalla potenza della natura dinanzi al quale lui, uomo, è completamente inerme. Nei pressi del Parco dei Daini, troviamo poi le installazioni di artisti quali Andreco con l’opera ‘Drops’, Mario Merz con il suo igloo di Oporto ‘Senza Titolo’, il progetto di trasformazione degli alberi in sculture variopinte attraverso tessuti lavorati a maglia della Accademia Aracne e le ali giganti della Wing Progect. L’artista Edoardo Tresoldi poi, con la sua opera dal nome ‘Etherea’ trasporta il visitatore all’interno di una architettura barocca, realizzata con reti elettrosaldate zincate, che sembra fluttuare nell’atmosfera, quasi priva di consistenza, privata di quella pesante materialità seicentesca che siamo soliti associare ad un edificio simile.

Poco fuori il Parco dei Daini, è installata la ‘Bufala’ di Davide Rivalta, realizzata in cera persa come i Leoni sulle gradinate della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di cui è lui medesimo l’autore. L’animale dalle dimensioni realistiche è raffigurato in una posizione la cui lettura potrebbe essere duplice. Sembra in procinto di caricare ma sta in realtà grattandosi il muso con la zampa. “È ritratta in un momento di immobilità, che tuttavia concentra intorno a sé una grande energia”. Esposta nel Museo Bilotti troviamo poi ‘Radici’ di Benedetto Pietromarchi, e nei pressi della Loggia dei Vini sono esposte cinque elissi in movimento che disegnano nella Loggia una mappa celeste, lavoro realizzato dall’artista Grazia Toderi.

È possibile iniziare la visita da qualsiasi opera, creando un itinerario espressivo percorribile liberamente dal fruitore. Ma ciò non lo rende creatore, protagonista, fulcro della conversazione artistica. Questo ruolo è tutto assunto dalla natura circostante. Sin dal titolo della mostra, viene ad esprimersi l’intento dell’esposizione: ritornare alla natura. Le opere non hanno collegamento tra loro eccetto per la capacità di dialogare con il paesaggio tutt’intorno. L’ambiente in cui sono immerse rappresenta l’essenza della mostra. La natura come una madre abbraccia le opere esposte allo stesso modo in cui avvolge le persone che si trovano in quel luogo in quell’istante, spettatori della mostra o semplici passanti, creando un collegamento ancestrale tra l’uomo, la sua opera e tutto ciò che vi è intorno.

La mostra ‘Back to Nature’ ha questo intento, incentrandosi in un progetto di valorizzazione del verde nella città. L’iniziativa fa parte di Romarama, il programma di eventi culturali promosso da Roma Capitale. Il progetto, che vede come partner Acea, Sport e Salute con FISE e Inbetweenartfilm, si avvale della collaborazione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, che ha partecipato all’elaborazione dei contenuti dell’iniziativa e alla scelta degli artisti, dell’Azienda Speciale Palaexpo e del Conservatorio di Musica Santa Cecilia. Novità nel piano della programmazione culturale della capitale, tale strategia mira a ripopolare gli i parchi storici di Roma. Linea che trova oggi un importante complice nella diffidenza con cui viviamo la permanenza negli spazi chiusi, quali possono essere i musei.

Quali luoghi più adatti se non le ville per far rinascere l’arte in tempo di pandemia? Sperando che questa scelta non venga abbandonata in tempi migliori, godiamo di ogni momento trascorso nel verde, consci oggi più che mai della tristezza che comporta un’esistenza chiusa nel grigio della nostra artificialità.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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