E’ venuto a mancare oggi, all’età di 74 anni in un ospedale di Dublino dopo una breve malattia, il padre del rinascimento poetico irlandese, Seamus Heaney, nato nel 1939 da una famiglia di contadini a Castledaws, nella contea di Antrim in Irlanda del Nord.
La sua poetica è stata sempre legata alla sua terra, alla vita politica del Paese ed in particolare al problema dell’indipendentismo irlandese; si è ispirato a grandi della letteratura: da Brodskij a Milosz, fino a Seferis, Ted Hughes, Rilke, T.S.Eliot e la antica classicità latina e medievale.
Dopo la laurea in lettere a Belfast, nel 1976 iniziò a insegnare letteratura inglese a Dublino, fino al trasferimento negli Stati Uniti all’Università di Harvard.
Dopo “Morte di un naturalista”, la sua prima raccolta, pubblicata nel 1966, nella quale venivano descritte le attività rurali con una chiara atmosfera di attaccamento al mondo contadino, la sua intenzione si riversò sull’obiettivo di ritrovare il principio dell’autenticità nazionale ed individuale insito nello spazio della civiltà.
In merito agli eventi dell’Irlanda del Nord, ripercorse gli anni della privazione territoriale e linguistica, e pubblicò “Inverno” nel 1972. L‘immagine di una torbiera, simbolo di un passato inaspettatamente preservato, sembra essere un chiaro riferimento nostalgico alle immagini e ai profumi dell’infanzia agreste. Ispirandosi a questa, nascerà il capolavoro per eccellenza: “North” nel 1975 che racchiude anche le sue idee politiche.
Cambierà poi con “Lavoro nel campo” del 1979, l’impostazione, dando luogo ad un umorismo più “elegiaco”.
Nelle opere seguenti sarà individuabile il punto allegorico, in cui grandi come Dante o addirittura Omero, saranno intrecciati con ricordi d’infanzia. L’esempio è “Station Island” nel 1984.
Nel 1989 venne eletto Professor of Poetry a Oxford.
Nel 1995 raggiunse l’apice della sua carriera vincendo il Premio Nobel per la letteratura. La motivazione del comitato di Stoccolma si focalizza sulla “bellezza lirica e profondità morale, che esalta i miracoli quotidiani e il passato vivente”.
Tra i suoi lavori tradotti in italiano ricordiamo “Catena umana” e “District and Circle”, curati da Luca Guernieri per Mondadori, la riscrittura del noto poema “Beowulf”, curato da Massimo Bacigalupo per Fazi, e “Poesie scelte”, una bella edizione Marcos y Marcos a cura di Roberto Sanesi.
E “Scavando” è il titolo di uno dei suoi componimenti più famosi:
“Ma io non ho la vanga per seguire uomini così
Tra l’indice e il pollice
Ho la penna.
Scaverò con quella”.