Esattamente 28 anni fa, il 5 dicembre 1994, a Budapest il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, il presidente della federazione Russa, Boris El’cin, e il primo ministro britannico, John Mayor, firmarono lo storico memorandum, il quale prevedeva che la repubblica Ucraina, nata appena 3 anni prima con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, consegnasse alla Russia le 1.900 testate nucleari, presenti sul proprio territorio sin da epoca sovietica, essendo l’Ucraina luogo dove maggiormente erano concentrate le testati nucleari sovietiche, in cambio la federazione Russa si impegnò ,concordando il contenuto del memorandum con Stati Uniti e Regno Unito, al rispetto dei così detti “ 6 pilastri “ del memorandum:
1. Rispettare l’indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini, definiti dalla dichiarazione d’indipendenza Ucraina del 24 agosto 1991
2.Astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dell’ucraina, a eccezione di autodifesa, e comunque in accordo con la carta dell’ONU
3. Astenersi dall’uso di coercizione economica per influenzarne la politica e l’economia
4. Impegnarsi a richiedere un’azione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, organo delle nazioni unite istituito per mantenere la pace, i cui membri sono: Francia, Cina ,Russia ( fino al 1991 URSS), Regno Unito e Stati Uniti(tutte le nazioni che sono legittimate dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 1970 di possedere una bomba atomica).
5. Astenersi dall’usare armi nucleari contro la Repubblica Ucraina, ad eccezion fatta che sia l’Ucraina stessa, in collaborazione con uno stato dotato di armi nucleari ,ad attaccare uno degli altri stati firmatari, le sue forze armate, i suoi territori, o i suoi alleati
6. Impegnarsi, congiuntamente con Ucraina, Stati Uniti e Regno Unito , a consultare le altre parti interessare qualora insorgessero situazioni che potenzialmente violerebbero il contenuto di tale memorandum.

La Russia ha mantenuto fede al proprio accordo, ribadito più volte nel corso degli anni, l’ultima volta nel 2009 con l’incontro tra Vladimir Putin e l’allora presidente Statunitense Barack Obama, fino al 2014, quando Putin decise unilateralmente nel 2014 di invadere la Crimea, tramite un referendum indetto per il 16 marzo 2014 e che ha visto la schiacciante vittoria del “sì” all’adesione della regione alla Russia: da tenere conto che gli attriti territoriali circa la disputa sulla Crimea tra i due paesi iniziarono già nel 1990,un anno prima dell’ormai inevitabile indipendenza Ucraina da Mosca, con la popolazione Crimea, composta al 59% da etnia Russa, che già dalle elezioni locali del 1994 iniziò regolarmente a votare per i vari partiti filo-russi presenti in regione; inoltre la Crimea rappresenta, per via della posizione privilegiata sul mar Nero, rappresenta un importantissimo hub commerciale, che fanno il porto di Sebastopoli, capitale della regione, il più importante porto dell’Ucraina prima e della stessa Russia poi.

Le proteste filorusse si spostarono poi a fine Marzo nel Donbass, regione Ucraina confinante con la Russia, dove nel 2014 vivevano insieme le due etnie, quella russa e ucraina, regione strategica per via della copiosa presenza di miniere di carbone, che portarono all’intervento armato e conseguente guerra tra la Russia e l’Ucraina stessa durata fino al settembre 2014,quando vennero siglati a Minsk degli accordi sul cessate il fuoco , che però vennero regolarmente violati da ambo le parti, dando via ad un conflitto a bassa intensità, che durò fino al 2022 , con l’avvio dell’invasione Ucraina da parte della federazione Russa.

Naturalmente l’Ucraina, sin dal 2014, ha evocato il contenuto del memorandum, affermando che la Russia ne abbia violato il contenuto, tuttavia prima il Regno Unito , che ritenne non vi fossero gli estremi per l’intervento, né gli Stati Uniti, che ai tempi non promisero intervento diretto ed illimitato a sostegno dell’Ucraina.
Oggi il memorandum ha solo un valore simbolico, visto la guerra che attanaglia il paese, e le promesse non mantenute né dalla Russia di una non aggressione, né degli alleati occidentali per un sostegno in caso di aggressione.

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