Il Molise, paradossalmente, deve proprio alla terribile pandemia da coronavirus, ed alle pesanti limitazioni che questa ha comportato, un’inattesa espansione turistica ed un’improvvisa ribalta sulle cronache nazionali, sia in positivo che in negativo. LA PANDEMIA SCOPRE IL MOLISE Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Le bellezze del territorio molisano
La piccola regione, che si trova proprio nel cuore dello stivale, facile da raggiungere sia da Roma che da Napoli, ma anche da Pescara e Foggia, complice anche la scarsa densità abitativa (poco meno di 300.000 abitanti su un territorio di 4.460 kmq), ha rappresentato il luogo ideale in cui trascorrere un periodo di ferie sereno e soprattutto lontano dai rischi pandemici, perché fuori dalle solite ed affollate rotte turistiche.
Le cascate di Carpinone, il ponte tibetano di Roccamandolfi, l’abbazia di San Vincenzo al Volturno ed il vicino lago di Castel San Vincenzo, che, seppure artificiale, è perfettamente armonizzato con le bellezze naturali circostanti, facendo parte di uno dei parchi nazionali più antichi d’Italia (il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), la riserva naturale di Collemeluccio-Montedimezzo, riconosciuta
Patrimonio Unesco, sono solo alcuni dei luoghi riscoperti dalle cronache di viaggio nazionali della scorsa estate, insieme alle meraviglie archeologiche del teatro sannitico di Pietrabbondante e della città romana di Altilia Sepino.
Così, nell’ultimo anno, i turisti italiani hanno rivalutato questa regione, da sempre ed erroneamente considerata priva di attrattive, scoprendo un Molise ricco di paesaggi incontaminati, attraversati dai tratturi della transumanza, con i suoi innumerevoli borghi caratteristici pieni di storia e di industriosità, come Agnone, patria di un fiorente artigianato del rame, ma anche di una florida tradizione casearia e dolciaria (confetti ricci) e sede dell’antica Pontificia fonderia di campane, o Frosolone famosa per le sue coltellerie, senza dimenticare l’arte del pregiatissimo ricamo a tombolo di Isernia, città in cui sono state ritrovate tracce di insediamento umano risalenti al Paleolitico, e il borgo di origini longobarde del capoluogo, Campobasso, con le sue chiese romaniche ed il Castello Monforte, o il borgo medievale di Termoli, sulla cui costa marina sorgono i tipici trabocchi.
A completare l’excursus sono anche da ricordare le stazioni sciistiche di Campitello Matese e di Capracotta, che ha impianti modernissimi.
Il turismo in pandemia ha comunque potuto godere della bontà dei cibi tipici e della fine freschezza dell’aria, ma ha dovuto rinunciare alle numerose caratteristiche sagre ed agli eventi anche di portata nazionale che solitamente costellano il territorio e ne riempiono il calendario estivo da luglio a settembre.
L’exploit economico in controtendenza
Il Molise resta tuttavia una regione più a trazione agricola che turistica, con i suoi grani nobili che hanno reso famosa nel mondo la pasta prodotta in regione, le produzioni di formaggi ovini e bovini molto ricercati, i salumi tipici, l’olio DOP, i vini di antichi vitigni, la raccolta del pregiato tartufo bianco. Sono proprio questi prodotti di qualità che hanno permesso all’agroalimentare molisano di essere uno dei due settori (l’altro è l’Automotive) che hanno contribuito a mantenere ed anzi a registrare un ulteriore trend positivo per le esportazioni regionali anche nel 2020 (Monitor sull’export regionale realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo), in totale controtendenza con il periodo recessivo italiano dovuto alla pandemia.
L’esplosione delle criticità
Se è vero che il coronavirus ha portato al Molise un forte aumento del turismo, della popolarità e delle esportazioni, esso ha anche fatto esplodere molte criticità del sistema regionale, da quello dei trasporti e della viabilità a quello dei collegamenti internet/della rete internet, che, in tempi di pandemia, si sono rivelati in molte aree decisamente incapaci di soddisfare le esigenze dello smart working e della didattica a distanza, ma anche semplicemente di videoconferenze ad evitare assemblee in presenza
E’ soprattutto la gestione del sistema sanitario pubblico che ha mostrato tutte le sue crepe. La situazione nell’ambiente sanitario non era delle più rosee già da molto tempo, a seguito della chiusura di ospedali e di interi reparti negli ospedali rimasti aperti, oltre che per la diffusa carenza di personale, tutti fattori che hanno peggiorato il quadro generale una volta scoppiata la pandemia.
Dopo una prima fase, lo scorso anno, quasi idilliaca, con il Molise praticamente inviolato dalla pandemia, tanto che ha potuto accogliere pazienti da altre regioni, ci si è improvvisamente trovati davanti ad una situazione delicatissima e preoccupante, con strutture ospedaliere inadeguate, terapie intensive sovraccariche, ossigeno insufficiente, personale completamente carente ed un altissimo tasso di contagiati e decessi.
Le testimonianze/interviste
Di sanità molisana ho parlato con il dott. Lucio Pastore, Primario F.F. del Pronto Soccorso dell’Ospedale Veneziale di Isernia, che riferisce amaramente i dati ad oggi:
In una regione con 300.000 abitanti ed una densità abitativa bassissima, in seconda e terza ondata abbiamo già avuto circa 450 morti, solo per covid, una percentuale più elevata di quella nazionale
Da cosa è dipeso tale andamento negativo?
Come ho sottolineato in numerosi miei interventi, anche scritti, la causa principale è dovuta alla politica distruttiva di questa regione, che ci ha portato fino a questo punto, privilegiando la sanità privata accreditata a discapito e disfacimento della sanità pubblica. La pandemia ci ha colto con un sistema sanitario fragile, mal organizzato e sottodimensionato come personale, anche rispetto alle esigenze ordinarie, in più è sopraggiunta la variante inglese con la maggiore contagiosità.
Quindi per la pandemia non sono state adottate misure supplementari ad hoc, individuando un ospedale covid dedicato?
Chi doveva non ha nemmeno approfittato della tregua concessaci dal virus nel periodo estivo; si è rimasti inattivi nei mesi che sarebbero stati utili per riorganizzare adeguatamente la rete ospedaliera e per assumere nuovo personale. La scelta è stata di utilizzare l’unico Hub regionale, fin dalle prime ore, anche come hub covid, rendendolo di fatto un ospedale misto ed andando così a ridurre anche la sicurezza dei pazienti non covid. Inoltre il reparto degli infettivi ha più che decuplicato il numero di ricoveri, ma senza alcun incremento del personale addetto, ed invadendo altre aree dell’ospedale, anche su diversi livelli.
Intervistato sull’argomento anche il dott. Italo Testa, Presidente del Forum regionale per la sanità pubblica di qualità, nel quale convergono i vari Comitati territoriali, che ha così sintetizzato i motivi del disastro molisano: E’ il debito sanitario la causa di tutto e quindi è anche causa dei morti covid, poiché a causa del debito sono stati effettuati tagli ai servizi sanitari insostenibili per la popolazione, tali da non garantire, soprattutto in questa fase pandemica, il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Un debito che è stato mantenuto e quasi raddoppiato in 12 anni di commissariamento, nonostante il maggior esborso di tasse dei cittadini molisani in tutti questi anni, quindi anche lo Stato ne è responsabile ed è ora che si pensi ad una sua cancellazione.
Un debito che si è prodotto anche a causa della privatizzazione per la mobilitazione attiva attirata dai centri privati di eccellenza, per la quale la regione anticipa liquidità ma non riesce a ricevere le rimesse.
Una sanità commissariata
La sanità della regione Molise è commissariata fin dal 2009, quando il governo decise di intervenire per il piano di rientro del debito sanitario e, fino al 2019, il ruolo commissariale, ricoperto dagli stessi Presidenti di regione, non ha fatto che produrre ulteriore disavanzo, come certificato dalla Corte dei Conti. Questo perché, spiega il dott. Pastore, si sono chiusi ospedali e servizi, si è rottamato un personale non sostituibile, ma si è mantenuto costantemente il debito per permettere il profitto dei convenzionati.
Di fatto i tagli di posti letto nella sanità pubblica ha coinciso addirittura con un incremento percentuale di quelli accreditati presso le strutture private, talora rimaste uniche erogatrici di servizi a sopperire ai reparti completamente eliminati dal servizio pubblico, come la neurochirurgia, in una logica politica decisamente volta alla privatizzazione del settore.
Nel frattempo, dopo le dimissioni presentate dalla precedente struttura commissariale (il cui commissario è indagato proprio sulla gestione covid), sono stati nominati nuovi commissari per la sanità in Molise.
Chiederemo immediatamente un confronto con la nuova struttura commissariale – dichiara il Presidente del Forum Italo Testa- La posizione unitaria dei Comitati e del Forum è volta ad ottenere un Hub Covid pubblico distinto e separato dall’ospedale Hub regionale, indispensabile per i pazienti covid e per il ripristino della sanità ordinaria e dei livelli essenziali di assistenza, per i quali sarà necessario anche affrontare il tema del disavanzo sanitario.
Conclusioni
E intanto il Molise spera, come tutti, che questa terribile pandemia volga al termine, lasciandosi dietro meno vittime possibili, e che la propria gloria turistica non resti l’effimero ricordo di un’estate pandemica, ma possa invece essere il trampolino di lancio per nuove prospettive, che facciano regredire lo spopolamento giovanile della regione.