Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango” è questa la frase pronunciata sabato scorso dal palco della festa della Lega di Treviglio dal leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del senato, attualmente indagato per diffamazione con l’aggravante della discriminazione razziale.

La presa di posizione di questi non fa che sottolineare quella della Lega Nord contro le proposte avanzate dal governo circa l’immigrazione, soprattutto in riferimento alla concessione dello ius soli e della cittadinanza facile.

Sembra assurdo che una frase del genere possa essere stata pronunciata da una persona appartenente alle istituzioni e che fosse poi rivolta proprio al ministro dell’integrazione razziale, Cecile Kyenge.

Cécile Kyenge, la prima ministra nera in Italia, è divenuta ministro dell’integrazione solamente ad aprile e riceve in continuazione minacce; stando a quanto ritiene opportuno il leghista, questa “dovrebbe fare il ministro nel suo paese. Sta solo dando agli immigrati illegali l’illusione del successo”.

La procura bergamasca ha acquisito l’audio del comizio così da poter valutare con attenzione la vicenda, prima di iscrivere il senatore nel registro degli indagati.
L’inchiesta, affidata ai pm Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori, scaturisce da un esposto presentato a Bergamo dal Codacons, che sottolinea la possibilità per Calderoli di reato di diffamazione aggravata dall’odio razziale.

Ho commesso un errore gravissimo, ho fatto una sciocchezza ma il giudizio sul mio ruolo di vicepresidente deve essere dato su quello che faccio in questa Aula“, avrebbe detto qualche giorno fa il vicepresidente.
Il mio errore – avrebbe continuato – è grave ma non è razzismo, il ministro Kyenge ha accettato le mie scuse e le manderò un mazzo di rose, non attaccherò mai più un avversario politico con parole così offensive. Ma non farò mai sconti a un governo che consente e quasi incoraggia l’ingresso illegale di stranieri nel nostro Paese, come sta avvenendo, e che ha consentito che una bambina e sua mamma fossero deportate consegnandole proprio nelle mani del tiranno da cui sono perseguitate“.
Queste parole e la volontà di non dimettersi, non hanno contribuito che a dare adito a moltissime polemiche.

Come Letta anche Guglielmo Epifani ha chiesto le dimissioni del leghista spiegando che “In qualsiasi paese europeo uno che pronuncia certe offese se ne sarebbe andato. Ma la verità è che non abbiamo strumenti per farlo dimettere“.

E sempre il Codacons ha chiesto di sospendere Calderoli dagli incarichi istituzionali.

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