buona-scuola1 Il governo Renzi ha deciso di incontrare i sindacati per concordare con loro eventuali modifiche alla riforma scolastica approvata dal Consiglio dei Ministri. Perché?  Perché in migliaia, tra insegnanti di ruolo e precari, sono scesi in piazza per contestare il DDL sulla “Buona Scuola”, tanto amata e voluta dal premier.

Quindi Renzi, forse per la prima volta, tende la mano a chi lo contentesta, nella fattispecie insegnanti, proprio come sua moglie.

Ma cosa prevede questa riforma che gli è costata anche lo sciopero dei test Invalsi da parte del personale docente?

Prima di tutto l’eliminazione delle graduatorie entro il 2015, grazie allo stanziamento di 1 miliardo di euro presente nella Legge di Stabilità.  Questo significa assumere di ruolo 100.701 precari, eliminare le supplenze (sostituite da un Organico Funzionale d’Istituto,  atto a coprire assenze ed eventuali altre esigenze) e reintrodurre le assunzioni solo per concorso, a partire dal 2016.

Ma la parte più contestata è il meccanismo-squadra: il preside fa da allenatore, ed oltre ad aver a disposizione una rosa di insegnanti pronti a sostituire malati e puerpere, deciderà anche chi far scendere in campo (in cattedra) ad inizio anno. Non attingerà quindi alla graduatoria classica, ma a questo “organico funzionale d’istituto” che come un’agenzia interinale, proporrà i docenti idonei alle sostituzioni. Restano fuori dalle previste assunzioni, però, circa 23 mila insegnanti della scuola materna, a causa dell’ancora assente accordo con i Comuni.

Aumenti di stipendio e scatti di carriera dipenderanno poi non solo dell’anzianità, ma anche dal merito, ossia crediti formativi e didattici che i docenti acquisiranno nel tempo. Verranno allora premiati dai presidi (valutati a loro volta) solo se davvero meritevoli. I loro curricula, inoltre, saranno consultabili online.

La riforma prevede una particolare attenzione anche  e soprattutto per l’insegnamento della musica, dell’educazione motoria (“per formare giusti stili di vita”) e dell’inglese; quest’ultimo infatti dovrà essere insegnato solo da “professori che lo parlino in maniera assolutamente perfetta”, ha specificato il nostro premier. E che, ci si augura, lo insegnino anche a Renzi, celebre all’Estero anche per il suo “shish”, termine inglese di origine non ancora identificata.

Ma mentre la “buona scuola” prevede alternanza scuola-lavoro per tutti gli istituti, con un minimo di 200 ore di stage nei vari enti, corsi di lingua italiana per gli stranieri, CV dello studente con attenzione alle sue inclinazioni e corsi di aggiornamento triennali per gli insegnanti,  non mancano le detrazioni fiscali per i genitori che iscrivono i loro figli a scuole paritarie. Questo significa che verrà detratta parte della retta, e anche se gli edifici scolastici pubblici attendono ristrutturazioni e carta igienica,  il governo preferisce finanziare ed avvantaggiare le iscrizioni alle scuole non pubbliche. Una sorta di incentivo alla concorrenza, diciamo, cavallo di battaglia di molti governi. Di centrodestra, però.

Il DDL della scuola rimane allora controverso e contestato, a causa della riduzione delle assunzioni previste (150 mila a 100 mila), dei tempi davvero ristretti e di quell’enorme potere dei presidi, che assegnerebbero aumenti, cattedre, crediti formativi e forse anche razioni doppie a mensa. Solo ai più meritevoli, s’ intende. Questo ignorando il celebre nepotismo italico e la corruzione, forse in balia di un immotivato ottimismo.

Se la riforma scolastica continuasse, comunque, a non essere chiara, avete a disposizione  su internet un video del premier che, armato di lavagna e gessetto, ve la spiega punto per punto. Un vero maestro, insomma.

Entro maggio ha anche promesso una legge sul conflitto d’interessi nuova di zecca, ma ancora vaga: istituirà un’Autorità Garante o impedirà a mani nude ogni indebita interferenza tra affari,  politica e media? Non è che fanno tutto i presidi?

Attendiamo un video esplicativo del Ministro per le Riforme Boschi.

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