Che cos’è il servizio civile universale? Rappresenta un’opportunità di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani. Una crescita che avviene attraverso la scelta di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta, all’educazione, alla pace dei popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana. I ragazzi possono scegliere se intervenire o in Enti nazionali o all’estero, ed i settori di intervento spaziano dall’assistenza, agli ambiti prettamente culturali, come l’educazione e la promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale.
Dopo anni di dure lotte avvenute nei luoghi istituzionali, si è formalizzata la figura Servizio Civile Universale, grazie soprattutto alle spinte del Movimento Nonviolento. Grazie al contributo di Daniele Taurino, membro del direttivo nazionale del Movimento Nonviolento, andiamo a scoprire le connessioni, l’evoluzione e le tappe fondamentali che hanno portato il Parlamento ad istituire il corpo del Servizio Civile non armato.

Allora Daniele, Come prima domanda, per inquadrare l’argomento, in cosa consiste il servizio civile universale?
Per noi del Movimento Nonviolento il Servizio Civile Universale significa in primo luogo seguire la strada dei nostri fondatori: Aldo Capitini, il filosofo diffusore delle idee e delle pratiche della nonviolenza in Italia, e Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza politico al servizio militare.
Il servizio civile è un istituto della nostra Repubblica finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli che si articola in programmi e progetti con azioni per le comunità e per il territorio. Vede impegnati una serie di attori, a parte dalle centinaia di enti del terzo settore accreditati che accolgono i giovani ogni anno.
Il servizio civile nasceva nel 1972 come diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare; era quindi alternativo alla leva e in quanto tale obbligatorio. Quasi trent’anni dopo, con la legge 64 del 6 marzo 2001, veniva istituito il servizio civile nazionale su base volontaria, aperto anche alle donne.
Oggi è un’opportunità volontaria per giovani tra i 18 e i 28 anni. Quest’anno diventare volontari di servizio civile ha un valore aggiunto, in quanto vengono celebrati i cinquant’anni dall’approvazione della legge “Norme in materia di obiezione di coscienza” che sono al centro del programma di SCU in cui si trova il nostro progetto “Reti di Pace e Disarmo”, con ente titolare Istituto Don Calabria, Avrei ancora un’obiezione: da 50 anni giovani protagonisti della difesa civile non armata e nonviolenta.

Il processo per ottenere il riconoscimento del servizio civile universale è stato lungo e pieno di ostacoli. I movimenti che spinsero per l’obiezione di coscienza e dunque di una creazione di un’alternativa alle forze armata, attraverso quali forze politiche riuscirono a portare le loro istanze in Parlamento?
Qui ti dovrei rispondere con la lunga storia che dall’obiezione di coscienza ha portato al servizio civile, provo a sintetizzarla. Possiamo senz’altro dire che si tratta di un caso da manuale del successo di una lotta nonviolenta dal basso e che quindi le “forze politiche” a cui ti riferisci, i partiti nel sistema italiano, sono venuti quasi per “ultimi”.
Ti direi che tutto comincia con la Costituzione che non soltanto all’art. 11 sancisce il ripudio della guerra ma all’articolo 52 stabilisce anche che «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge». Del cittadino, non del soldato appunto. Si devono trovare quindi forme di difesa alternativi non armate che permettano di inverare questo dettato costituzionale.
È il caso Pinna, come ti accennavo prima, che grazie allo straordinario lavoro di rete di Capitini porta la questione dell’obiezione di coscienza al servizio militare nel dibattito pubblico italiano. E infatti nel 1949 viene presentato il primo progetto di legge per il riconoscimento giuridico dell’obiezione, a firma dei deputati Calosso (socialista) e Giordani (democristiano). Naturalmente non passò. Per tutti gli anni Cinquanta il carcere resta l’unica strada per chi obietta al servizio militare ma i casi continuano a susseguirsi seppur l’impegno di Capitini rimanga pressoché isolato sul piano politico. Dal 1963 il Movimento Nonviolento forma i G.A.N. (Gruppi d’Azione Nonviolenta), piccoli gruppi di persuasi guidati da Pinna che hanno proprio nel riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza il loro primario obiettivo politico. La svolta nell’opinione pubblica italiana arriva nel corso degli anni Sessanta con i casi degli “obiettori cattolici” e le prese di posizione di personaggi come Don Milani e Giorgio La Pira.
Nel 1971, grazie anche alle pressioni dell’opinione pubblica, dei movimenti pacifisti (nel 1969 si costituisce la Lega per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza che nel 1973 diventerà la Lega Obiettori di Coscienza) e del Partito Radicale, il Senato approva un testo di legge che tuttavia non viene approvato dalla Camera per lo scioglimento anticipato del Parlamento.
Tuttavia, sotto la spinta delle azioni di protesta e il crescente interesse dei cittadini nei confronti dell’obiezione di coscienza, nel 1972 il Governo approva la legge n. 772: viene sancito così il diritto all’obiezione di coscienza per motivi morali, religiosi e filosofici e viene istituito nella sua forma embrionale il servizio civile, allora sostitutivo del servizio militare obbligatorio.

Quale pensi sia stato il momento cruciale per l’istituzionalizzazione del Servizio Civile Universale?
La riforma del 1998 con la nascita dell’ufficio nazionale di Servizio Civile e la conseguente uscita del Servizio Civile dal cappello del Ministero della Difesa. Per essere più chiari: prima del 1998 il Servizio Civile era un istituto in qualche modo gestito dagli Enti convenzionati che se ne facevano pieno carico. Poi è stato assunto in toto dallo Stato. Se da una parte può essere ritenuto positivo un impegno più proattivo dello Stato verso il Servizio Civile , è proprio da qui che secondo noi nascono problemi e ambiguità che ci portiamo dentro ancora oggi. L’ancoraggio presso il Ministero della Difesa (che non dovrebbe essere solo armata com’è ancora oggi soprattutto nelle sue spese) rendeva certamente più chiaro il riferimento per i giovani alla finalità della difesa civile non armata e nonviolenta e impediva scivolamenti verso politiche attive del lavoro che invece dovrebbe avere altre ragioni e voci di finanziamento.

Passiamo al presente: l’attuale governo quali e quante misure in favore del Servizio Civile Universale ha preso? Se si, possono rappresentare un miglioramento delle attività o si spinge addirittura verso una contrattualizzazione del Servizio Civile Universale?
Con il Dlgs. 6 marzo 2017, n. 40, il servizio civile diventa universale, così da accogliere (almeno questa è l’intenzione del legislatore ma non ancora finanziata stabilmente) tutte le richieste di partecipazione da parte dei giovani che, per scelta volontaria, intendono fare un’esperienza dal grande valore formativo e civile. Per noi rimane fondamentale come già ti dicevo, in questa scelta volontaria, l’ancoraggio alla difesa civile non armata e nonviolenta della Patria, come coerente applicazione degli articoli 11 e 52 della Costituzione italiana.
Per il Governo e la Ministra Fabiana Dadone sembra invece esserci spazio soltanto per le competenze e uno SCU come politica attiva del lavoro per i giovani. Inoltre, la moltiplicazione di Servizi Civili specifici – digitale, ambientale, sportivo – a cui stiamo assistendo rischia di far cadere nel vuoto la pretesa di universalità.
È per tutte le ragioni di cui sopra che con la Campagna “Un’altra difesa è possibile” siamo promotori, con una Petizione a Camera e Senato, di una proposta di Legge – già all’attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa – che istituisce il Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, strumento istituzionale necessario per il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile: pari dignità, pari legittimità. La difesa della Patria, cioè l’integrità della nostra comunità – oggi minacciata dalla pandemia, dalla crisi climatica e dalle armi nucleari – è affidata dalla Costituzione ai cittadini ed è un sacro dovere che riguarda ciascuno di noi. Il Servizio Civile Universale andrebbe rafforzato in questo direzione oppure presto o tardi si snaturerà completamente.

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