Roma è sempre stata una città complessa, ma l’impressione di chi la vive tutti giorni o di chi la visita per ammirarne la straordinaria bellezza è che negli ultimi anni sia andata incontro a un generale declino: sporcizia, trasporto pubblico inefficiente, rifiuti fuori controllo, mancanza di servizi. Alcune problematiche sono senz’altro attribuibili a caratteristiche della Capitale che la rendono difficilmente governabile: con un’estensione di 1,285 km2 e una popolazione di 2,873 milioni di abitanti, essa è grande quanto Torino, Milano, Genova, Catania, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo messe insieme. A difficoltà oggettive si affiancano errori e carenze commessi dalle istituzioni politiche.
Per comprendere meglio la natura dei “mali di Roma” e le cause delle problematiche che essa vive, oltre che per immaginare possibili soluzioni, sono stati intervistati due grandi conoscitori della Capitale: Andrea Pranovi, giornalista e conduttore radiofonico di Radio Roma Capitale, e Andrea Rapisarda, giornalista de “Il Corriere della Città”.
Chi vive a Roma oggi percepisce un evidente degrado, un peggioramento generale. È un fatto recente? È successo qualcosa negli ultimi anni oppure si tratta di problemi di sempre che sono stati trascurati?
Andrea Rapisarda: Io da giornalista cerco di rispondere con il parere dei comitati di quartieri. Oggi il degrado è avvertito in tutta Roma, dal centro storico alle periferie, che possono essere Tor Bella Monaca, Ostia, la Cassia. Negli anni passati c’era almeno sul centro storico un occhio di riguardo, una maggiore attenzione soprattutto sull’aspetto del decoro urbano. Oggi con l’Ama che, come ci dicono le cronache, è rimasta con 40 operatori per tutta la città – che conta quindici municipi – è ovvio che ci sia difficoltà: con 40 operatori a fatica si ripulisce Ostia.
Sulle periferie, invece, il discorso è diverso: le problematiche ci sono sempre state per un fatto molto semplice, e cioè che il Campidoglio centralizza i fondi destinati ai municipi. Dunque, se un Consigliere del Campidoglio non ha una diretta percezione dei problemi di un quartiere di periferia, come si può pretendere che con fondi risicati si risponda a quei problemi? Il senso di abbandono è sempre stato presente all’interno delle periferie, tanto più se esse sono popolari. In questa situazione i municipi, oltre a scrivere al comune e chiedere interventi tempestivi, possono ben poco, soprattutto a fronte di bilanci irrisori.
Negli ultimi dieci anni, tutto sommato, si può dire che Roma sia migliorata o peggiorata?
Andrea Pranovi: A mio avviso, negli ultimi dieci anni la città non è peggiorata ulteriormente rispetto a com’era peggiorata nel decennio precedente. La situazione di Roma, in termini di decoro, di cura, di garanzia di servizi, penso sia andata peggiorando da circa vent’anni, negli ultimi dieci anni mi sembra che la situazione si sia piuttosto stabilizzata. Le motivazioni sono senz’altro una diminuzione delle risorse, una carenza amministrativa, ma anche un comportamento poco civile da parte di una sezione consistente degli abitanti di Roma: girando per la città la si vede abbandonata anche da chi la vive quotidianamente.
Se dovessimo indicare gli aspetti in cui questo peggioramento è più evidente, quali sarebbero?
Andrea Pranovi: Direi in primo luogo i rifiuti. Il sindaco Marino ha avuto il grandissimo merito di chiudere Malagrotta, la discarica più grande d’Europa: si è trattato della decisione più importante presa da un sindaco negli ultimi anni e a mio avviso molto positiva, ma non è stata accompagnata negli anni successivi da un’efficienza nella raccolta differenziata, che ha indicatori molto deludenti nella Capitale. Nel 2023 la percentuale di raccolta differenziata si attestava al 46,9%
L’altro aspetto problematico riguarda il verde pubblico: i parchi sono in condizioni pessime e la quota di alberi diminuisce gradualmente. Infine, tra le questioni prioritarie, c’è la condizione delle strade: fenomeni all’ordine del giorno sono l’ammaloramento del malto stradale, con buche rattoppate che si ripresentano alla prima pioggia, e strisce pedonali quasi cancellate in alcune zone. Quest’ultimo è un problema che dà vita a episodi drammatici molto frequenti, anche a causa di una guida irresponsabile da parte degli automobilisti. Quella delle vittime sulle strade è una vera e propria strage.
Quali sono gli indicatori, le manifestazioni tangibili del concetto che, per semplicità, definiamo “degrado”?
Andrea Rapisarda: I comitati di quartiere denunciano strade sporche, una situazione disastrosa della spazzatura che non viene raccolta per intere settimane, raccolta differenziata che richiederebbe una programmazione, ma che invece in diversi quartieri non viene rispettata. A ciò si aggiunge l’emergenza abitativa, che produce insicurezza e conflitti sociali: si tratta di un tema molto sentito e su cui è evidente la mancanza di aiuto da parte degli uffici comunali verso le persone in difficoltà.
In merito ai rifiuti, una questione molto dibattuta riguarda il termovalorizzatore. Roma non ne ha uno: potrebbe essere una soluzione? Un male necessario?
Andrea Pranovi: Per dare una risposta completa su questo bisognerebbe essere dei tecnici e conoscere nel dettaglio le caratteristiche di un termovalorizzatore, ma mi limito a un discorso di carattere politico. Il termovalorizzatore potrebbe essere una soluzione, anche se la sua realizzazione viene osteggiata da gran parte della popolazione residente nei quartieri limitrofi alle zone in cui dovrebbe sorgere. In questo prevale la logica del “Nimby”, Not in my back yard, cioè “Non nel mio giardino”: va tutto bene finché un’opera non viene costruita vicino casa mia. È un discorso che viene riproposto in modo simile rispetto alla questione dei centri accoglienza, ad esempio. Si tratta di un ragionamento miope ed egoista, penso che debba prevalere il bene comune rispetto al bene individuale. Certo è che è difficile far digerire l’idea che i rifiuti di un’intera città vengano smaltiti in un’unica zona; potrebbe essere un’idea creare più impianti distribuiti in tutta la città, ad esempio su base municipale, magari impianti più piccoli e decentrare lo smaltimento.
Esempi di mala gestione, di mancata risposta delle istituzioni a problemi reali delle persone, sono tantissimi, ma quanto i mali di Roma sono da attribuire solo alla cattiva amministrazione e quanto invece dipendono da caratteristiche connaturate alla città, come la sua estensione?
Andrea Rapisarda: È questa una chiave che mi sta molto a cuore. Così com’è Roma è ingovernabile, c’è necessità del decentramento amministrativo: i municipi dovrebbero avere un proprio bilancio, indipendente dal Campidoglio. Si tratta di una riforma ferma da molti anni e questo crea enormi problemi. Il decentramento è l’unica soluzione ai problemi dei territori municipali per curare il verde, le strade, per creare spazi di socialità: oggi bisogna chiedere fondi a Roma Capitale e non è detto che il Campidoglio li eroghi. In alcune zone di Roma ci sono cantieri fermi da tre, quattro anni.
Ci sono poi problemi e fenomeni che sarebbero da relegare all’inciviltà dei cittadini: pensiamo agli scaricatori abusivi, che scaricano interni armadi, divani, cucine, mobili fuori dai cassonetti. È una realtà che non si può ignorare. È anche vero però, che se in un territorio come Ostia si fa un bando dei vigili urbani e si distribuiscono cinque vigili urbani sul X municipio, come si possono garantire protezione e sicurezza? Avere cinque vigili urbani in un municipio significa che se avviene un incidente i vigili urbani devono accorrere dal resto di Roma. C’è sì l’inciviltà delle persone, ma ci sono anche istituzioni che non hanno gli strumenti per governare e assicurare protezione e servizi. In questo ho una forte preoccupazione in previsione del Giubileo.
L’altro grande tema è quello dei trasporti. Pare che l’amministrazione Gualtieri stia lavorando per efficientare la rete dei trasporti: nella fase dei lavori ci sono, com’è normale, dei disservizi, che però sono di grande portata, penso alla metro A che chiude alle 21 o alla riduzione dei treni della metro B1. Come valuti i lavori della nuova amministrazione su questo fronte?
Andrea Rapisarda: Da una decina d’anni a questa parte c’è stato un netto peggioramento del funzionamento di ATAC. A Barcellona i treni passano ogni 2/3 minuti, qui noi vediamo schermi che indicano 9 minuti e ne passano 20. Inoltre, il problema non sta solo nell’attesa: i treni sono fatiscenti, vanno incontro a incidenti frequenti, spesso non sono accessibili alle persone con disabilità. Oggi, poi, c’è anche un altro problema: nell’attesa puoi rischiare di finire ostaggio di borseggiatori. Spagna e Barberini sono diventate tra le stazioni più pericolose, ad esempio. La situazione pare oggi fuori controllo, anche perché si è alzata l’asticella della violenza, che non si limita solo al furto. In tutto questo ATAC tenta di minimizzare il fenomeno. Dunque, il problema è triplice: riguarda l’erogazione dei servizi, l’utilizzo dei servizi stessi e il fatto che le persone sono disincentivate a utilizzare il trasporto pubblico. Oggi si parla di mobilità green anche in riferimento alla ZTL di fascia verde, che è senz’altro un obiettivo virtuoso, ma spesso persone lasciano l’auto al di fuori della ZTL e sono poi spinte a pagare per il taxi o l’Uber per evitare di prendere il trasporto pubblico. Anche qui non so cosa aspettarmi per il Giubileo. In tal senso lo stesso Vaticano ha segnalato all’amministrazione Gualtieri tre grandi problemi: il decoro urbano, la sicurezza sui mezzi pubblici e la sanità locale, che però attiene più alla Regione Lazio che a Roma Capitale.
A tuo parere, un grande evento – ad esempio il Giubileo 2025 – potrebbe far bene o è un modo per mettere una toppa a grandi problemi? Ci sono fenomeni perlopiù negativi che dobbiamo aspettarci?
Andrea Pranovi: Il Giubileo rappresenta in primis un’opportunità: tante opere che saranno realizzate in occasione del giubileo, come numerosi interventi di ammodernamento o riqualificazione, erano comunque necessari e rimarranno a lungo termine. Tuttavia, il disagio che i cittadini devono vivere nelle zone piene di cantieri è un problema reale, e qui si pone il problema della pianificazione dei lavori: il giubileo viene ogni 25 anni e dunque i progetti erano senza dubbio prevedibili e pianificabili con maggiore anticipo. Penso ai lavori per la linea A della metropolitana: in una capitale chiudere una linea della metropolitana alle 21 durante la settimana crea disservizi molto gravi. Non parlo da tecnico, ma da utilizzatore del trasporto pubblico. Un altro aspetto non positivo è il fatto che tante opere realizzate con fondi giubilari vedranno la luce dopo il giubileo.
Per quanto riguarda il Giubileo, questo evento può rappresentare anche un’opportunità?
Andrea Rapisardi: Molti progetti di riqualificazione mi affascinavano: è da capire come e quando tanti di questi quartieri vedranno un’ultimazione. Penso, ad esempio, al ponte di Marconi su cui si pensava di realizzare un affaccio sul Tevere, ma ci sono fenomeni di occupazione del suolo che lo impediscono. Un’altra idea era quella della videosorveglianza del centro storico: ci sono senza dubbio delle criticità legate alla tutela della privacy, ma potrebbe essere uno strumento utile a identificare chi commette borseggi e furti in zone centrali della città. In fin dei conti abbiamo bisogno, in vista del Giubileo, di una città sicura. Ancora, i lavori a San Giovanni che avrebbero dovuto riqualificare la zona del mercato si sono interrotti perché è stata trovata una città romana: in caso di ritrovamenti archeologici, la gestione diviene competenza della sovrintendenza e i tempi si allungano di molto. È normale amministrazione in una città come Roma. Forse, avremmo bisogno di leggi speciali che ci permettano sì di tutelare il patrimonio archeologico, ma senza dilatare eccessivamente tempi di realizzazione di progetti urbanistici che sono di importanza cruciale per la vita quotidiana dei cittadini.
Problemi complessi e profondi sono quelli che affliggono la Capitale, frutto di fattori eterogenei: mancanza di risorse, incapacità amministrativa, scarso senso civico. Tuttavia, i mezzi per migliorare le cose ci sono: il decentramento amministrativo può rappresentare una strada, i fondi del PNRR uno strumento prezioso, il Giubileo un’occasione da non lasciarsi sfuggire per imprimere una svolta positiva nella direzione giusta. Purché vi siano, alla base, volontà, competenze e partecipazione.