Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.” Blade Runner: La tecnologia al potere. L’impatto del modello capitalistico sull’agire umano Direttore Claudio Palazzi
La memoria: uno strumento “umano”

Il monologo di Roy Batty, uno dei protagonisti del film Blade Runner, ci sovviene alla mente per il suo contenuto, per il significato che assume nel rappresentare il senso di disagio e scoramento del personaggio. Il tema fondamentale inserito nel discorso riguarda la memoria ed i ricordi. I replicanti, androidi usati dagli esseri umani per svolgere lavori di fatica, sono progettati per avere una durata di vita di 4 anni. Questo ha portato gli ingegneri e biologi della società creatrice a fornirgliene una artificiale. Si nota dunque come il leader dei replicanti custodisca gelosamente i suoi veri ricordi, frutto di un vissuto intenso e dai contenuti difficilmente proponibili per un essere umano.

La memoria poi, secondo studi di psicologia, non è un deposito di ricordi, ma bensì è la capacità dell’individuo di conservare informazioni passate per poi servirsene per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura. Attraverso il test Voigt-Kampff, grazie a cui i Blade Runner, i corpi specializzati nella caccia agli androidi, esaminano l’empatia dei soggetti. In questo test, se il soggetto mostra segni di nervosismo, e di movimenti del bulbo oculare non consoni, ciò implica, secondo le linee guida del test, la mancanza di empatia dovuta proprio alla memoria artificiale, grazie a cui gli androidi non riescono ad affrontare nuove situazioni.

Durante il corso del film possiamo scorgere delle riflessioni del regista sul futuro del pianeta: nel 1982 Ridley Scott immagina una Los Angeles del 2019 distopica: delle macchine volanti sorvolano i grattacieli della città, a sua volta devastata dallo smog e dall’inquinamento, tanto che le pubblicità dagli altoparlanti consigliano ai cittadini di emigrare nelle colonie extramondo.

Il capitalismo è un modello di sviluppo sostenibile?

Futuro e ambiente, due quesiti che riecheggiano nell’attualità, con discorsi tenuti a proposito da intellettuali e sociologi. Uno di questi, Herbert Marcuse, vissuto durante il 900, nella sua opera magna “L’uomo ad una dimensione” parlava di società opulenta. La società opulenta rappresenta la massima espressione del modello di sviluppo capitalista. La tecnologia diviene uno strumento di controllo, appiattendo di fatto la realizzazione di un pensiero critico. Secondo Marcuse, “la società industrializzata e la società contemporanea sono costituite sulla manipolazione dei bisogni per il raggiungimento di scopi che sono posti dall’esterno. Bisogni fittizi, falsi che perpetuano una serie di emozioni negative come la fatica, la miseria e l’ingiustizia” (M. Di Sciullo, F. Ferraresi, M.P. Paterno, Profili del pensiero politico del Novecento, Carocci editore, Roma 2020). Si evince, dalle parole di Marcuse, come il modello di sviluppo capitalista distrugga inesorabilmente l’ambiente, andando a de-umanizzare ulteriormente il lavoro dell’essere umano, riprendendo il concetto di lavoro alienato degli operai sviluppato antecedentemente da Marx, contestualizzandolo nel mondo moderno e della IV rivoluzione industriale, che vedrà l’utilizzo di nuove tecnologie, nuove specializzazioni. L’uso delle nuove tecnologie, porterà ad un appiattimento della realtà quotidiana dell’uomo, il quale vedrà allontanarsi sempre più dall’utilizzo dei mezzi produttivi.

Riportandolo ai giorni nostri, Marcuse in un certo senso ha parlato indirettamente della digitalizzazione del lavoro, dello sviluppo delle risorse tecnologiche a disposizione. La pandemia di Covid-19 ci ha permesso di scoprire variegati usi del digitale. In un mondo interconnesso, il pc è divenuto fondamentale per confrontarci con più persone. Ciò ha permesso un notevole risparmio di tempo, di risorse e di fatto un notevole impatto benefico per l’ambiente: lo stop forzato dei veicoli ha ridotto le emissioni di smog, permettendo alla natura di riassestarsi.

Ridley Scott è stato un precursore di argomenti tutt’ora al centro del dibattito pubblico: il cambiamento climatico è una tematica di primaria importanza per le nuove generazioni, con dei movimenti che si sono sparsi a macchia d’olio sul pianeta. I Friday’s for Future, con la loro leader, la giovane svedese Greta Thunberg, sono riusciti a sollevare la questione del riscaldamento climatico e vorrebbero delle risposte dalla politica per riuscire a creare dei modelli di sviluppo economico a basso impatto ambientale. Un’altra tematica è l’evoluzione tecnica del lavoro umano, dove l’avanzare della tecnologia aiuta l’uomo a eseguire meno lavori di fatica ma con un grado di specificità più alta.

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