Ufficialmente denominato decreto-legge 11 aprile 2025, n.48 é stato approvato il 4 aprile 2025 dal Consiglio dei ministri, su consiglio del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi, del ministro della giustizia Carlo Nordio e del Ministro della difesa Guido Crosetto e successivamente è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’11 aprile 2025.
In via definitiva è stato approvato dal Senato il 4 giugno 2025 e in seguito è stato convertito in legge, precisamente la legge 9 giugno 2025, n.80.              

Ma di cosa si tratta nello specifico?

Ecco un’analisi dettagliata per ricostruirne i contenuti, evidenziare le critiche della Corte di Cassazione e le reazioni dell’opinione pubblica italiana in merito a tale decreto tanto contestato sin dai suoi albori. 

Contenuti del decreto sicurezza

Il decreto sicurezza contiene:

Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”.

Tale decreto riprende sostanzialmente il disegno di legge approvato alla Camera il 18 settembre 2024.
Si compone di ben 39 articoli che riformulano l’assetto del Codice penale e di procedura penale, apportando delle modifiche.
Caso emblematico é la modifica del regime penitenziario per le madri: viene abolito l’obbligo di rinvio della pena per donne incinte e madri di minori fino a un anno e viene sostituito da un rinvio facoltativo soggetto a criteri restrittivi, con obbligo di custodia in Istituto a Custodia Attenuata per Detenute Madri (ICAM).

Inoltre, 14 articoli introducono nuovi reati come:

  • occupazione abusiva di immobili (punibile con la reclusione da 2 a 7 anni);
  • detenzione di materiale con scopo terroristico (punibile da 2 a 6 anni);
  • resistenza passiva durante l’esecuzione di ordini di sicurezza 
  • rivolta in istituti penitenziari e nei centri per rifugiati; 
  • divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna della cannabis sativa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, compresi i prodotti che la contengono: in caso di infrazione si applicano le stesse sanzioni previste per stupefacenti e sostanze psicotrope. 
  • estensione del DASPO urbano, ovvero il divieto di accesso indirizzato ad una singola persona in alcune zone su ordine del questore, anche a soggetti denunciati o condannati nei cinque anni precedenti per reati in aree pubbliche strategiche.Altri 9 articoli, invece, aggiungono degli aggravanti per: 
  • istigazione a disobbedire alle leggi all’interno di un istituto penitenziario o attraverso scritti o comunicazioni diretti a persone detenute;
  • impiego di minori nell’accattonaggio (fino a 5 anni di reclusione);
  • truffe commesse soprattutto agli anziani 
  • reati commessi all’interno o nelle immediate vicinanze di stazioni ferroviarie o delle metropolitane;
  • delitto di danneggiamento in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico;
  • blocco stradale o ferroviario, attuato mediante ostruzione con il proprio corpo, da illecito amministrativo che comporta principalmente sanzioni pecuniarie, diviene un illecito penale, che comporta pene più severe, come la detenzione, soprattutto se il fatto è commesso da più persone riunite e ancor di più se è commesso durante una manifestazione.

In aggiunta, fanno parte del decreto sicurezza:

  • la lotta all’usura: si pretende che le vittime siano affiancate da un esperto incaricato di assisterle nel percorso di rilancio economico e reinserimento nel circuito legale.
  • La tutela delle forze dell’ordine: aumentano le pene per lesioni, resistenza e violenza al pubblico ufficiale, introducendo ulteriore aggravante in caso di atti violenti commessi al fine di impedire la realizzazione di un’infrastruttura ( la cosiddetta norma anti-Tav e no-ponte). Inoltre, è previsto il riconoscimento di un beneficio economico per le spese legali da loro sostenute nei procedimenti che riguardano fatti inerenti al servizio svolto; l’autorizzazione a portare con se alcune tipologie di armi senza licenza quando sono in servizio; l’utilizzo di dispositivi di videosorveglianza indossabili (body cam) nei servizi di mantenimento dell’ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti, oltre che in ambito ferroviario e a bordo treno.   
  • Le restrizioni per i migranti che vogliono acquistare SIM telefoniche: dovranno mostrare al negoziante un documento d’identità, non più il permesso di soggiorno come prevedeva il disegno di legge.
               

La Corte di Cassazione boccia il decreto

Il 23 giugno la Corte Suprema di Cassazione si è espressa in merito al  cosiddetto decreto sicurezza, esplicitando dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito. 

Per quanto riguarda il metodo, è stato criticato l’abuso della decretazione d’urgenza, in quanto il disegno di legge viene trasformato da un giorno all’altro in decreto legge, senza la giustificazione costituzionale di alcun fatto di straordinaria necessità e urgenza. Sebbene tale critica sia stata motivata dal governo con la necessità di evitare ulteriori dilazioni, i giudici l’hanno ritenuta una scusante, o meglio una forzatura istituzionale. Inoltre, rientra tra le critiche al metodo anche l’eterogeneità dei contenuti del decreto, poiché variano da un settore all’altro, tutti diversi tra loro, dal terrorismo alla cannabis.

Invece, per quanto riguarda il merito è criticato l’uso disfunzionale del diritto penale, in cui la repressione dei reati elencati si sostituisce al confronto democratico. È il caso della norma sul blocco stradale, che punisce attivisti e ambientalisti con detenzione anche in casi di manifestazioni non violente.
Tuttavia, non si tratta dell’unico caso che ha sollevato dubbi di incostituzionalità nel merito, difatti anche la norma che ha stabilito come facoltativo il penitenziario per le donne incinte o madri di minori fino ad un anno, viola i principi costituzionali di tutela della maternità e dell’infanzia, nonché di umanità della pena, ancor di più se sia considerano le condizioni degradanti delle carceri italiane. Inoltre, la Cassazione precisa che trattandosi di donne di etnia rom nella maggior parte dei casi, tale norma corre il rischio di applicare il diritto d’autore penale, che consiste nel punire qualcuno per il suo status e non per quello che fa realmente, minacciando i principi di uguaglianza e di non discriminazione.
Altro giudizio negativo sul merito del decreto da parte della Cassazione, riguarda il cosiddetto “scudo” ai servizi, ovvero la norma che permette agli agenti sotto copertura di dirigere e organizzare associazioni terroristico-eversive senza commettere alcun tipo di reato. Si tratta, secondo la Cassazione, di una norma che suscita dubbi di illegittimità costituzionale, perché consente l’organizzazione di associazioni vietate dalla Costituzione.
Inoltre, rientra tra le criticità attinenti al  merito del decreto, anche il divieto di commercializzazione dei prodotti a base di cannabis senza dimostrazione scientifica dei loro possibili effetti psicotropi o nocivi: ciò a cui viene meno tale norma e la libertà di iniziativa economica. 

Reazione dell’opposizione dell’opinione pubblica italiana   

Da una parte il centrodestra è soddisfatto del decreto sicurezza presentato e approvato dal Senato e giudica le critiche della Corte di Cassazione come “invasioni di campo” e “giudizi politici camuffati da analisi giuridiche”; dall’altra parte le opposizioni sono tutt’altro che soddisfatte, anzi lo criticano fortemente.
Addirittura alcuni parlamentari del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra, durante il voto in Senato, si sono seduti in mezzo all’aula, in segno di protesta, bloccando momentaneamente i lavori.

A tal proposito, il Presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, esordisce:

“Lo abbiamo denunciato in tutti i modi. Va in direzione di uno Stato repressivo e vuole mettere un tappo alle libere manifestazioni democratiche”.

Laura Boldrini del Pd, invece, lo battezza come il “decreto repressione” e assieme a Matteo Mauri parla di norme “liberticide, inumane e completamente inutili”.

Anche, Nicola Fratoianni, Marco Grimaldi e Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e sinistra hanno attaccato il governo di centrodestra con le seguenti parole:

“La fiducia arriva dai vostri deputati silenti, ma ve la toglieranno gli italiani”.

In effetti, gran parte degli italiani hanno considerato il decreto in questione al pari dell’associazione Antigone (per i diritti e le garanzie nel sistema penale) il più grande attacco al diritto di protesta della storia repubblicana. Gli italiani lamentano il fatto che il decreto sia stato approvato senza nessuna modifica, nonostante le tante voci di giuristi, associazioni, esperti, organizzazioni della società civile avessero espresso un parere negativo a riguardo.

Ció che gli italiani lamentano ancor di più é che il governo ha deciso di gestire le questioni sociali con la repressione e l’uso del sistema penale, invece di aprirsi al dialogo e al confronto, pilastri indiscussi della democrazia. 

Proprio in difesa degli ideali democratici, tanti giovani studenti indignati sono scesi nelle piazze italiane per manifestare protestare contro il decreto sicurezza, sostenendo che:

“Il dissenso non si cancella con le leggi. Anzi, ci dà ancora più motivo per scendere in piazza e farci sentire”.

Un dibattito ancora acceso 

Ebbene, se la Corte di Cassazione ha lanciato un chiaro avvertimento, il governo lo respinge; mentre l’opposizione e l’opinione pubblica italiana lanciano l’allarme. 

Ancora oggi si attendono confronti a livello parlamentare e costituzionale sulle questioni sollevate dal decreto sicurezza e che invitano ad una riflessione profonda, sebbene lascino ancora dei punti interrogativi.

Qual è il limite tra garantire sicurezza e intraprendere una deriva autoritaria? Quale ruolo bisogna attribuire al diritto penale nella nostra società? Fino a che punto è giustificabile sacrificare i diritti fondamentali  in nome della sicurezza? 

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