Eroina, video hard e mafia liceale in via Giulia
Come può una vicenda, che ha luogo in un prestigioso liceo, cominciare con il crollo di una parte del solaio e finire con un tragico scenario in cui giovani studenti della Roma bene si trovano invischiati in storie di eroina, Xanax, video hard e atteggiamenti mafiosi?
Il 7 ottobre parte del tetto dell’ala storica del liceo Virgilio, in via Giulia a Roma, cede sotto il peso dell’incuria. Pochi giorni dopo il Collettivo autorganizzato del Virgilio (un’organizzazione politica che si autodefinisce antifascista, antisessista e antirazzista) scrive su Facebook un post in cui distribuisce la responsabilità di quanto accaduto tra “il nostro stabile spendendo in maniera dissennata i fondi disponibili per la scuola, la Città Metropolitana assente e disinteressata ai problemi di edilizia scolastica e il MIUR che non ha distribuito i fondi promessi nella riforma della “Buona Scuola”. Il post invita gli studenti ad unirsi al corteo per la manifestazione del 13 ottobre, a cui il Virgilio partecipa insieme a molte altre scuole romane.
La domenica successiva il liceo viene occupato, il Collettivo spiega che a scatenare questa presa di posizione da parte del corpo studentesco è stato il bisogno di un forte atto di protesta sul tema dell’edilizia scolastica “Quando siamo all’interno dell’istituto vogliamo sentirci sicuri, qui non ci sono nemmeno bagni decenti”. La preside Carla Alfano, dirigente scolastica reggente del Virgilio, entrata in carica dal primo settembre, spiega: “Il problema del tetto della scuola è già stato risolto. Con gli occupanti c’è un’interlocuzione aperta e li ho pregati di uscire, in caso contrario sarò costretta a denunciare”.
Nonostante le preghiere della preside e le polemiche che si creano per il rallentamento dei lavori, gli studenti continuano con la loro protesta e l’occupazione prosegue tra dibattiti e cineforum. L’ultima sera viene organizzato un party aperto anche a chi non frequenta l’istituto superiore con un biglietto d’ingresso di 5€, l’evento viene organizzato anche per raccogliere fondi per pagare i danni dell’occupazione.
A distanza di un mese tuttavia si torna a parlare del Virgilio a causa di alcuni petardi lanciati nel cortile durante la ricreazione e dopo pochi giorni esplode il vero e proprio caso mediatico e in televisione e sui giornali non si parla d’altro. Al Virgilio, durante l’occupazione, è stato girato un video hard che ritrae due minorenni inconsapevoli di essere a favore di telecamera, proprio durante quell’ultimo festino (il “Virgilio Savage Party vol 2.”). Si parla di denunce per pedofilia e violenza privata ai danni dello studente, il quale avrebbe successivamente diffuso il video sui social facendolo diventare virale in poco tempo. La festa viene descritta come una “bolgia con biglietto d’ingresso” a cui hanno partecipato “spacciatori provvisti di tutto, dalle droghe convenzionali alle pasticche di MDMA, fino alle compresse di Xanax”.
La replica del Collettivo arriva puntuale: “Ribadiamo chiaramente che abbiamo provato a limitare con ogni mezzo la vendita di droghe nella nostra scuola, anche se, ovviamente controllare più di 1500 persone non è facile”. Sul presunto video hard quasi tutti gli studenti affermano di esserne venuti a conoscenza leggendo i giornali, un ragazzo dell’ultimo anno commenta perplesso: “Si dice addirittura che sia un video virale che quindi dovrebbe finire sotto gli occhi di tutti ma non l’ha visto nessuno.”; tuttavia per la preside il video c’è e dichiara: “Durante l’occupazione i ragazzi erano in balìa di sé stessi e sicuramente è stato consumato del sesso nelle aule, abbiamo trovato tanti preservativi”. Ma mercoledì arriva la smentita da parte del Collettivo e dei rappresentanti dei genitori: la Questura di Roma, affermano, ha appurato che il filmato a luci rosse non esiste.
La preside tuttavia, in un’intervista a Massimo Gramellini, appesantisce ancor di più il carico delle accuse nei confronti dell’istituto: “Molti studenti provengono da famiglie della Roma bene, ci sono figli di giornalisti, magistrati, professori universitari; la gran parte di questi sono persone normali […] ma c’è invece uno zoccolo duro che fa del Virgilio una specie di porto franco […] questo non è uno scontro politico, si tratta di una pseudo-educazione senza regole […] sì c’è la droga, non solo spinelli, con genitori che sostengono <<Che problema c’è a farsi una canna? Anzi la diamo noi così stanno tranquilli>> […] parliamo anche di eroina.” e conclude “Io ho trovato un clima mafioso […] qui c’è un’omertà paurosa, scoppia una bomba carta e nessuna sa niente gli altri ragazzi hanno paura e c’è un condizionamento psicologico pazzesco. Sono messi in scacco persino tanti dei miei professori. […] Ora è morto Riina, si parla della mafia di Ostia, ma venite qui al Virgilio […] dico Scampia dei colletti bianchi perché hanno il potere di correre al ministero a chiedere la mia testa, perché è successo anche questo […] qui non stiamo parlando di ragazzi che insultano il professore, qui stiamo parlando di ragazzi che sanno benissimo come comportarsi”.
Le dichiarazioni della preside sono particolarmente gravi e suscitano sdegno e incredulità. La presidente del consiglio d’istituto Daniela Buongiorno insieme ai rappresentanti dei genitori condanna duramente quanto detto da Carla Alfano, questi ultimi in particolare si dicono “Preoccupati che dietro l’attacco ci siano mire speculative su un edificio di pregio”; anche gli studenti e i docenti sono d’accordo con questa versione dei fatti, Emanuele Tirello, uno dei rappresentanti d’istituto, dice in un’intervista: “Accanto al Virgilio è stato ultimato un parcheggio su cui doveva essere costruito un albergo, che non è stato costruito anche per volere dell’ex preside e degli studenti”, “Non vorremmo che dietro a questo trambusto sui giornali ci sia l’idea di buttarci fuori per fare un albergo o altro” spiega un professore dopo aver partecipato a un assemblea organizzata dal corpo docente per decidere come difendere la reputazione della scuola.
Ci sono tuttavia anche testimonianze che fanno pensare che quanto detto dalla preside possa essere vero; Michele, al quarto anno, racconta: “Sono in pochi a decidere, al primo pretesto per occupare ci si incontra in un luogo prestabilito e si decidono le modalità. Partecipa almeno la metà degli studenti.”. Il padre di una ragazza del primo anno, che vuole restare anonimo, intervistato dal Corriere della Sera quando gli viene chiesto se esiste una “cricca dei figli di papà” risponde: “Certo che c’è, ma è un problema che riguarda soprattutto le classi dei più grandi. Vogliono fare il bello e il cattivo tempo, sono una minoranza che conta come una maggioranza e non sappiamo ancora perché […] non si respira una buona aria al Virgilio, abbiamo saputo di minacce, intimidazioni, episodi sgradevoli […] qualcuno se n’è già andato, altri vogliono farlo al più presto.”
Nei giorni seguenti la Questura di Roma fa cadere anche le accuse di intimidazione, atteggiamenti violenti e traffico di droga; il liceo classico è infatti stato controllato dai carabinieri e l’unità cinofila che hanno trovato dell’hashish addosso a un ragazzo, segnalato al prefetto solo come assuntore. A fare un passo indietro per riesaminare tutta la complicata e a tratti oscura vicenda sorgono domande su cui non si può fare a meno di riflettere.
Non si stenta a credere che all’interno di una scuola, in cui è presente un comitato di studenti altamente politicizzato, possano nascere estremismi e vengano usati metodi di protesta poco efficaci e che difficilmente riescono a risolvere problematiche molto urgenti. Un tema scottante è quello dell’emergenza edilizia nelle scuole italiane che necessiterebbe di un’unità di azione tra docenti, corpo studentesco e istituzioni.
Non stupisce nemmeno leggere di ragazzi che, in un’età delicata come quella del liceo, si comportano in maniera immatura e poco consona all’ambiente scolastico.
Quello che però risulta più inaspettato e meno comprensibile è il modo, ma soprattutto i toni, in cui questa situazione è stata affrontata, proprio da chi dovrebbe essere in grado di gestire simili problematiche. Quanto accaduto e quanto scritto intorno a ciò che è successo in via Giulia fa da cartina di tornasole delle tante lacune che ci sono nel sistema educativo nel suo complesso. Dalle istituzioni che non proteggono i ragazzi facendoli crescere e studiare in ambienti fatiscenti, a una preside che, posto che le sue accuse siano fondate, si rivolge alla stampa e non agli organi competenti per denunciare fatti estremamente gravi. Fino ad arrivare a genitori che giustificano il consumo di sostanze stupefacenti all’interno dell’ambiente scolastico.