A dieci chilometri da via Tiburtina c’è un enorme complesso industriale diroccato; si tratta dell’ex fabbrica Leo, prima fabbrica farmaceutica produttrice dell’antibiotico penicillina in Italia. Passata dall’essere motivo di vanto, oggi è divenuta un rifugio dismesso per i senzatetto e i bisognosi. La sua storia inizia con la grande inaugurazione avvenuta il 12 settembre 1950, alla presenza del proprietario terriero Conte Giovanni Armenise e di Sir Alexander Fleming, premio Nobel per la medicina che ha salvato milioni di vite umane grazie all’invenzione della penicillina, il quale restando meravigliato dopo aver visitato il complesso industriale esclamò: “E’ la fabbrica per la produzione della penicillina più moderna e all’avanguardia che abbia mai visto”.

Il decorso della struttura e la sua rovina

L’ex fabbrica fu successivamente venduta nel 1971 alla casa farmaceutica Isf e nel 1985 ad una società americana. La proprietà cambiò nuovamente nel 1996 e la produzione cessò definitivamente nel 2006. “Una vera e propria eco-bomba”, denunciano da anni i residenti del quartiere romano di Ponte Mammolo a causa delle montagne di rifiuti che si sono accumulate, tra pannelli metallici di amianto e sostanze tossiche.

Da tempo ormai alcune associazioni, quali ad esempio Asia-Usb, suggeriscono di supportare gli occupanti abusivi risanando l’intera area, restituendola poi ai residenti. “Cittadini italiani e stranieri vivono lì senza un tetto sopra la testa e non sanno dove altro andare, e periodicamente lo rioccupano – afferma Michelangelo Giglio di Asia Usb – La proprietà metta in sicurezza questo edificio una volta per tutte. È un luogo altamente inquinante, una delle vergogne di questa città”. Nel corso degli anni la polizia ha tentato di sgomberare gli abusivi, i quali però continuano a tornare.

Cucine da campo, materassi e giacigli improvvisati sono solo alcuni degli oggetti che vi si possono trovare, disseminati sotto fatiscenti arcate di cemento, dove un’enorme vegetazione continua a crescere incontrollata. Quello che un tempo rappresentava il fiore all’occhiello della medicina in tutta Europa oggi risulta irriconoscibile. Inoltre, a causa dell’accumulo di grandi quantità di rifiuti, nell’edificio scoppiano spesso violenti incendi; senza contare la questione ambientale. L’assessore Marino ha promesso un intervento in merito ai residui chimici e ai rifiuti abbandonati nella struttura, che rappresentano una vera e propria urgenza sanitaria. Durante gli incendi, infatti, i fumi tossici arrivano a diffondersi in tutto il quadrante est della capitale.

Proposte di intervento e di riutilizzo dell’ex fabbrica

La richiesta delle associazioni è dunque che venga garantito alle persone un alloggio adeguato nel rispetto dei diritti di ciascuno: “Siamo convinti che un’operazione di evacuazione e riposizionamento sia necessaria per la tutela degli attuali abitanti e per l’intero quartiere, considerando i danni per la salute e per l’ambiente circostante. Tale operazione non può, tuttavia, esaurirsi in un semplice sgombero che privi gli aventi diritto di un alloggio adeguato.”

Attuando dunque operazioni di riassestamento della struttura cha garantiscano una reale messa a norma e salvaguardando i diritti degli individui che ne hanno necessità, sarebbe possibile riqualificare l’ex fabbrica ad oggi ancora fatiscente, restituendole non solo dignità ma soprattutto uno scopo rilevante ed etico nei riguardi della società.

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