Sono ormai certe le dimissioni di Renzi, e fra post commoventi sul  profilo ufficiale Facebook dell’ex premier, oggi ancora  Segretario del PD nonostante le sue parole: ” Se vince il No lascio/lasciamo non solo il governo, ma addirittura la politica e si torna a casa a fare dell’altro […] Non siamo attaccati alla poltrona io/ noi siamo diversi!”, e chi fa ancora i salti di gioia, il 13 Dicembre 2016 il governo Gentiloni (ex Ministro degli Esteri) ottiene la fiducia alla Camera dei Deputati con 368 voti favorevoli e 105 contrari. Il giorno seguente ottiene nuovamente la fiducia al Senato con 169 voti favorevoli e 99 contrari. La contrarietà dei vari partiti non esita a farsi viva: Lega Nord, M5S, Scelta Civica e ALA abbandonano l’aula subito dopo che il governo ha ottenuto la fiducia.

Ma facciamo un passo indietro e capiamo Gentiloni da dove è “saltato fuori”: dopo la vittoria del “no” al referendum del 4 Dicembre, Renzi annuncia le sue dimissioni. Dopo aver rifiutato più volte il volere del Presidente Mattarella, cioè di non dimettersi, Renzi rassegna ufficialmente le dimissioni. L’11 Dicembre 2016 Mattarella assegna a Paolo Gentiloni l’incarico di formare un nuovo governo. Il giorno seguente invia la lista dei ministri e giura.

Si inizia da subito a puntare il dito: “È un governo fotocopia”, “Gentiloni sta mantenendo il posto caldo a Renzi per il futuro”. Insomma, il nuovo governo non sta avendo vita facile già dall’inizio, anche perché non può scrollarsi di dosso l’eredità del governo precedente.

Intanto a Bruxelles le opinioni sul nuovo Presidente sono ottime: “calmo, non batte i pugni sul tavolo”, la new entry almeno lì è apprezzata. Almeno lì, perché, come abbiamo detto, l’Italia si è divisa nuovamente. Alcuni chiedono di andare subito al voto senza aspettare la scadenza della legislatura, ovvero nel 2018. Quelli che auspicano intorno a fine Gennaio, subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum attesa per il 24 Gennaio, chi a Giugno o Settembre (dopo la nuova legge elettorale), ma sono pochi coloro che vorrebbero aspettare Febbraio 2018.

Intanto sono stati ristabiliti i ruoli dei ministri, con alcune sorprese e con altri che sono stati bravi a tenersi la poltrona:

  • Maria Elena Boschi: segretaria del consiglio dei Ministri
  • Angelina Alfano: Affari esteri e cooperazione internazionale
  • Marco Minniti: Interno
  • Andrea Orlando: Giustizia
  • Roberta Pinotti: Difesa
  • Pier Carlo Padoan: Economia e finanze
  • Carlo Calenda: Sviluppo economico
  • Graziano Delrio: Infrastrutture e trasporti
  • Maurizio Martina: Politiche agricole, forestali, alimentari
  • Gian Luca Galletti: Ambiente e tutela del territorio e del mare
  • Giuliano Poletti: Lavoro e politiche sociali
  • Valeria Fedeli: Istruzione, università e ricerca
  • Dario Franceschini: Beni e attività culturali e turismo
  • Beatrice Lorenzin: Salute

Sarà all’altezza Gentiloni, discendente di Vincenzo Ottorino Gentiloni, conte del Sacro Romano Impero e autore del “Patto Gentiloni”, che all’inizio del ‘900 permise il ritorno dei cattolici in politica e l’alleanza con i liberali di Giolitti, a riportare almeno un’imminente tranquillità e pace in Italia?

 

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