Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel suo primo discorso davanti alla sessione congiunta del Congresso ha usato per la prima volta un’espressione mai utilizzata prima pubblicamente da nessun altro presidente americano, vale a dire Islam radicale; una vittoria per i rappresentanti di estrema destra della nuova amministrazione, tra cui il consigliere Steve Bannon Trump e Sebastian Gorka del Consiglio di Sicurezza Nazionale.

L’espressione guerra al terrore era stata utilizzata dal presidente George W. Bush per la prima volta ed ufficialmente il 20 settembre 2001 in un discorso tenutosi durante una seduta congiunta del Congresso, a seguito dell’attacco al World Trade Center. Già in passato l’ex presidente Ronald Reagan usò la stessa espressione per riferirsi all’attacco contro una caserma di marines americani avvenuto Beirut nel 1983, per poi arrivare al 2013 con l’amministrazione Obama, che annunciò che gli Stati Uniti non avrebbero più condotto alcuna guerra contro il terrorismo, anche se quest’espressione continua ancora ad essere largamente utilizzata.

Per quanto riguarda la dicitura di Islam radicale, si tratta di una terminologia relativamente recente, introdotta per la prima volta nel 1979 dal senatore Henry Scoop Jackson, riferendosi all’ascesa politica dell’ayatollah Khomeini in Iran. A partire dalla fine degli anni ’80 il termine venne usato dai media statunitensi  ed occidentali per descrivere l’ascesa di gruppi attivisti politici che perpetravano atti di violenza adoperando interpretazioni fondamentaliste del Corano.

Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che il diniego della politica estera statunitense di usare l’espressione Islam radicale sia dovuto al rifiuto delle amministrazioni precedenti nel riconoscere la reale natura della minaccia fondamentalista agli interessi americani. Le amministrazioni Bush e Obama hanno scelto di non usare quest’espressione per paura che le azioni americane potessero essere interpretate come una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’Islam e la comunità musulmana nel mondo piuttosto che contro i gruppi terroristici.

Secondo un’analisi dei militari americani , i movimenti jihadisti condividono diversi punti in comune, tra cui l’interpretazione letterale del Corano e della Sunna e l’organizzazione delle istituzioni economiche e sociali che supervisionano l’attuazione di pratiche religiose.

Da questo punto di vista non vi sarebbe nessun abuso di Trump nell’utilizzo di questa terminologia, sicuramente provocatoria, ma che non dichiarerebbe alcuna guerra contro il mondo arabo in senso generale. Gli analisti americani affermano che gli Stati Uniti sono ad oggi in guerra contro circa sessanta organizzazioni jihadiste di stampo salafita, e che dunque sarebbe opportuno eliminare espressioni quali guerra al terrore Islam radicale per definire al meglio la minaccia che ci si ritrova davanti.

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