Il primo accordo sul clima nasce l’11 dicembre 1997, il Protocollo di Kyoto, firmato durante la conferenza ONU sui cambiamenti climatici entrerà in vigore solo nel 2005.

Il trattato stilato, imponeva ai paesi aderenti di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra presenti nell’atmosfera entro il quadriennio 2008-2012, termini poi posticipati dal 2012 al 2020. Non è un segreto che i paesi più industrializzati siano una delle cause del cambiamento climatico in atto sul pianeta, notizia accertata dalla comunità scientifica che spesso però viene messa in secondo piano.

A ben 26 anni dalla sua creazione non si è fatto abbastanza e l’emergenza climatica ha preso il sopravvento.

L’accordo e la sua attuazione

Nasce proprio a Kyoto, il primo accordo internazionale sul clima, con firmatari 40 paesi al 2001 e 120 nei due anni successivi. Inizialmente, si richiedeva la partecipazione di circa 55 stati che producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti, condizione che viene raggiunta solo col perfezionamento da parte della Russia alla sua adesione (novembre 2004). Gli Stati Uniti ed il Canada, invece uscirono dall’accordo mentre la Cina, India e altri paesi in via di sviluppo non vi presero parte poiché non pienamente responsabili delle emissioni in quegli anni, situazione ben diversa adesso, dato che l’industrializzazione ha favorito l’avanzata del cambiamento climatico.

Il trattato focalizzava il suo essere su sei tipi di gas ad effetto serra: CO2 (biossido di carbonio), CH4 (metano), N2O (protossido di azoto), HFC (idrofluorocarburi), PFC(perfluorocarburi), SF6 (esafluoro di zolfo). Faceva parte dell’accordo, anche il ricorso a meccanismi di mercato, un esempio è l’ ET (Emission Trading), un tipo di meccanismo flessibile che permetteva lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati e economia in transizione.

L’emergenza e i dati

Ma come sta cambiando il mondo in cui viviamo? A darci questa informazione ci pensa il programma europeo di osservazione della terra denominato Copernicus, responsabile della registrazione dei dati sul clima. Si registra che il 2023 sia stato l’anno più caldo dopo il 2022 mai registrato fino ad ora; i responsabili? I gas serra.

Non è un segreto che l’UE faccia parte dei grandi emettitori di gas ad effetto serra, al 2015 si è registrata terza dopo Stati Uniti e Cina -secondo l’agenzia europea dell’ambiente– mentre al 2019 quarta dopo India, Cina, Stati Uniti. Ma non va dimenticato che l’Europa è anche membro attivo nella negoziazione climatica delle Nazioni Unite e che con l’accordo di Parigi si è impegnata entro il 2030 a ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990, accordo poi rivisto nel 2021 dove il termine è stato portato a 55% di riduzione al 2030 e la neutralità climatica al 2050. Neutralità che ad oggi resta lontana.

Le ondate di calore, i nubifragi e gli incendi che hanno coinvolto nord e sud Italia non hanno di certo favorito la situazione; nella notte tra il 24 e il 25 luglio, un violento temporale si è abbattuto su Milano e dintorni con raffiche di forte vento e grandine causando danni e centinaia di segnalazioni tra tetti scoperchiati e alberi sradicati, tanto da obbligare la Lombardia a richiedere lo stato di emergenza.

Situazione non migliore al sud, flagellato da vasti incendi, che seppur dolosi hanno causato disagi alla popolazione, tra aeroporti chiusi per le fiamme e aiuti insufficienti hanno causato un peggioramento della vivibilità nella regione; e ancora lo scioglimento dei ghiacciai in Turchia e l’innalzamento del livello dei mari sulle regioni costiere. La tecnologia ci ha permesso di avere un quadro chiaro tramite foto scattate da droni la progressione delle masse glaciali verso la disintegrazione.

Speranza o inevitabile disastro?

Il cambiamento climatico è realtà, non fantasia, come sostengono alcuni, i fenomeni di questi mesi ne sono una prova, alluvioni come quello di Milano si sono registrati in precedenza già durante il 2022 e l’innalzamento delle temperature che supera tutti i record previsti rende il tutto pericoloso per l’uomo.

L’accordo di Kyoto non è stato altro che il principio, non lasciamo che il pianeta ne risenta, impegniamoci a rivedere le nostre priorità onde evitare un peggioramento che altrimenti rimarrebbe inevitabile.

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