Barbie, ambientato in un Universo rosa che avvolge la meravigliosa Barbieland, con protagonista Margot Robbie che interpreta la Barbie stereotipo in quello che è il racconto di una società utopica governata da donne.  Ma questo film non è solo questo, non è solo un universo rosa creato dalla Mattel è di più è un ponte tra le nuove e le vecchie generazioni, tra i sessi, con un connubio perfetto tra film storici e immaginazione, Barbie, l’eroina delle bambine degli anni ’50, capace di impersonare qualunque ruolo che separa ed emancipa la figura della donna da una società che la vuole madre e casalinga. Una società, che ripresa nell’iconica prima scena del film fa un delizioso parallelismo con “Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick  dove le bambine distruggono i bambolotti che le hanno a lungo accompagnate nella mentalità ristretta dell’epoca in favore di una figura emancipata che le accompagnerà da lì al prossimo futuro.

Barbara vs Barbie

Barbie nasce dall’idea di Ruth Handler, moglie di uno dei fondatori della Mattel che osservando la figlia Barbara giocare con le bambole e dargli ruoli da adulti ne intuisce il potenziale di mercato, viene così creata e commercializzata a partire dal 9 marzo 1959 la prima linea di fashion doll  che in seguito diventerà la bambola più venduta al mondo. La pellicola è il primo adattamento cinematografico della serie di fashion doll della Mattel.

Barbie è un film principalmente per gli uomini poiché pone l’accento sulla necessità di rivedere i ruoli di potere nel cinema, grazie a Greta Gerwig abbiamo la possibilità di immergerci in una società con donne al potere dove i ken sono solo ornamenti, un universo tutto al femminile dove anche la corte suprema è interamente composta da donne e dove l’inclusività la fa da padrona contrapponendosi ai vertici della Mattel, di fatto un plotone di uomini in giacca e cravatta emblema di una società patriarcale dal quale la Barbie stereotipo imparerà a distaccarsi nel suo insolito viaggio insieme ad America Ferrera già vista in Ugly Betty che qui interpreta Gloria e alla figlia di quest’ultima interpretata da Ariana Greenblatt, un viaggio che di fatto porterà la nostra bambola preferita a sperimentare emozioni come ansia e tristezza, ma anche la rabbia data dal fenomeno di oggi forse troppo poco valutato detto “catcalling”. Non senza ricordare che la donna è abituata a non essere mai abbastanza, cosa che viene enfatizzata nel monologo di America Ferrera un viaggio che si rivelerà propizio per Barbie quanto per Ken che finora ha vissuto solo per le attenzioni dell’amata -non ricambiato- creando così un rovesciarsi della società a favore dei ken, che li metta al primo posto, loro gli eterni secondi in un universo che li considera ornamenti un paradosso se vogliamo che per ripicca porterà il patriarcato a Barbieland  dove Ryan Gosling si dissocerà dall’immagine del bravo ragazzo cantando “Io sono solo Ken, dove io vedo amore lei vede un amico” e trasformando Barbie nella sua ragazza “senza impegno a distanza e a lungo termine” situazione che verrà comunque rovesciata dal potere delle donne unite argomento molto caro alla regista e messaggio alle donne di tutto il mondo alla fine del film. La sisterhood che abbatterà il pregiudizio sulla bambola Barbie e gli restituirà un valore.

La donna dei record

Barbie è sicuramente uno dei film più attesi dell’anno, uscito da poco nelle sale ha già sfondato i record di incassi entro le due settimane consegnando alla sua regista Greta Gerwig il primato per un film diretto da una donna. Si stima inoltre, che la pellicola raggiungerà il miliardo ed entrerà nella storia come miglior film per incassi della Warner Bros. Secondo la Cinetel, osservando le classifiche  questo è il terzo miglior incasso della stagione preceduto solo da Avatar – La via dell’acqua (con 44.7 milioni), da Super Mario Bros – Il film (20.3 milioni). Il film precede invece Minions 2 – Come gru diventa cattivissimo (14.7 milioni) e La sirenetta (11.9 milioni). Non dimentichiamo inoltre, che la bambola Barbie ha scatenato una vera e propria ossessione portando le fashion doll a valere milioni per i collezionisti oltre che a stipulare numerosi accordi con i brand di moda per produrre linee di vestiti e oggetti a tema.

L’etica

Barbie, in conclusione è un film denso di emozioni e significati nascosti, dove le risate sono assicurate, ma non facciamoci ingannare dall’argomento iniziale lancia un messaggio alle donne, non è un manifesto del femminismo anche se viene introdotto, non fomenta l’odio contro gli uomini ma pone in luce la difficoltà di accettarsi, ad ogni modo è giusto ricordare che la pellicola è una chiara operazione commerciale, una sorta di rebranding che probabilmente rilancerà ancora una volta la bambola più amata di tutte sul mercato.

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