È innegabile come una città grande quanto Roma necessiti di una solida rete di trasporti. Prima per estensione dei territori e terza per popolazione all’interno dell’Unione Europea, tali numeri non possono passare inosservati, portando una notevole attenzione sulla Capitale. Nonostante ciò, è facile notare l’arretratezza dei suoi mezzi pubblici, specialmente se messi a confronto con le capitali dell’Europa settentrionale.

In un periodo storico in cui andrebbe minimizzato l’utilizzo del trasporto privato, che contribuisce enormemente al consumo delle risorse terrestri e all’inquinamento stradale, la città non sembra pronta ad attuare gli aggiustamenti necessari. Anche nei rari momenti in cui il budget della Capitale viene indirizzato al miglioramento di tale sistema, i lavori sembrano essere inconcludenti, presentando sistematicamente le stesse difficoltà. Risulta comprensibile, perciò, il fastidio degli abitanti, che subiscono le conseguenze di questa struttura inefficiente. 

Tra i maggiori esempi risultano essere la linea della metropolitana B, che collega la città da sud a nord-est, e la sua diramazione B1, che prosegue invece verso nord. Mentre la tratta della linea A può essere considerata prettamente turistica e la tratta della C coinvolge principalmente zone residenziali, la B dovrebbe essere un buon punto d’incontro tra queste caratteristiche. 

La linea blu, infatti, comprende tra le fermate le due stazioni più importanti di Roma, Termini e Tiburtina, così come alcuni dei suoi punti d’interesse, senza però che questo saturi la tratta di visitatori, permettendone nella teoria l’utilizzo da parte degli abitanti. La presenza di un collegamento con le stazioni, il Policlinico e la Città Universitaria dovrebbero essere ragioni sufficienti per cercare di garantire un efficiente funzionamento della tratta, eppure così non è stato.

Chiunque abbia familiarità con la linea B ha potuto constatare le difficoltà dovute alle sue tempistiche, che risultano a dir poco irregolari. Non solo non esiste una precisa e regolare tabella oraria, costringendo il cittadino a fare riferimento solamente allo schermo di attesa presente nelle banchine, ma spesso anche quelle indicazioni risultano fuorvianti. Il sistema attualmente adoperato, inoltre, può portare anche a un intervallo di mezz’ora tra una corsa e l’altra, fattore che causa enorme disagio dal punto di vista organizzativo.

Un’altra grande problematica risulta essere il funzionamento delle scale mobili e gli ascensori: oltre a essere continuamente interrotto il loro utilizzo per lunghi periodi di manutenzione, in alcune stazioni della linea, come Conca D’Oro e Libia, sono presenti ascensori fuori uso da anni. In alcuni di questi casi sono necessari diversi piani di scale per poter raggiungere la banchina, o al contrario potermene allontanare, e ciò le rende estremamente inaccessibili.

È impossibile ignorare, inoltre, la generale sporcizia e assenza di posti a sedere in questi luoghi. Non sarebbe sbagliato sperare nel loro buon mantenimento, in special modo se si tiene conto dei lunghi periodi di attesa che si possono trascorrere nelle stazioni della linea, nonostante ciò queste finiscono per essere innegabilmente inospitali. 

Queste carenze, perciò, contribuiscono senz’altro alla consistente diminuzione dell’utilizzo della tratta rispetto al periodo che precedeva l’epidemia del 2020. Il cittadino, costretto a pagare per il funzionamento dei mezzi di trasporto pubblico, si ritrova scoraggiato nella sua fruizione, poiché non vengono mantenuti gli standard necessari a giustificare una tale spesa.

Inoltre, bisogna ricordare che Roma possiede solamente tre linee metropolitane, che non soddisfano in alcun modo le necessità di una città così ampia. È sufficiente pensare che, tra queste, solamente la Metro A possiede un collegamento con entrambe le altre, costringendo alcune persone a utilizzarle tutte per potersi muovere. Sono ormai diversi anni che si cerca di creare un punto di congiunzione tra le linee B e C, ma solo recentemente si può immaginare una fine a tale questione, con la possibile apertura di una fermata a Colosseo nel 2025.

Il paradosso attualmente in corso, in effetti, è quello legato ai lavori in vista del Giubileo del 2025: nel tentativo di rimediare ad anni di negligenza e migliorare la linea dei mezzi di trasporto per i turisti che visiteranno la Capitale, si sta solamente danneggiando i suoi abitanti. Se il passaggio di alcuni autobus era già sporadico e incostante, infatti, in questo momento risulta ancora più insicuro, anche grazie alla chiusura di alcune strade e il traffico sempre crescente.

Mentre chi vive in una zona più centrale ha una scelta maggiore di mezzi pubblici e potrebbe, ipoteticamente, ovviare il problema, chi vive nella periferia di Roma non ha lo stesso lusso. Il più delle volte si trovano troppo distanti da una stazione della metropolitana per raggiungerla a piedi e sono quindi costretti ad attendere anche un’ora per il passaggio di un autobus, che potrebbe anche ignorare la fermata. In queste condizioni, perciò, l’unica opzione possibile risulta essere l’utilizzo di un’automobile, limitando ulteriormente le opzioni dei cittadini più giovani o di chi non ha le possibilità economiche per possedere una propria vettura.

Un fattore essenziale da prendere in considerazione quando si parla del trasporto pubblico romano, inoltre, è il costo del biglietto. Nonostante il suo prezzo non sia eccessivo, se messo a paragone con quello presente in altre città italiane, sarebbero necessarie più agevolazioni per gli abbonamenti. La recente promozione, che ha permesso ai ragazzi sotto ai diciannove anni di ricevere l’abbonamento annuale ATAC a solamente 50 euro, è di sicuro stata un successo, ma non risulta sufficiente.

Molte persone, infatti, ritengono che questa andrebbe estesa agli studenti universitarie, che come i ragazzi più giovani spesso non hanno modo di lavorare e sono costretti a utilizzare i mezzi pubblici per motivi di studi, mentre altri credono dovrebbe addirittura essere gratuito per tutti i residenti. Questo sistema sta iniziando a diffondersi in alcune città europee e ha portato non solo a un’evidente diminuzione nell’utilizzo delle automobili, ma anche una generale maggiore soddisfazione da parte degli abitanti.

Tuttavia, questa realtà sembra essere incredibilmente lontana per Roma, che a stento riesce a mantenere il funzionamento dei trasporti pubblici nelle condizioni attuali. Quest’anno, con i lavori di rinnovamento in corso, potrebbe rivelarsi il momento della svolta, in cui si comprenderà se la Città Eterna potrà mai aspirare agli standard delle restanti capitali europee, o se resterà indietro, bloccata in un perpetuo stato di arretratezza.

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