La vicenda inizia il 18 febbraio 2007, quando sul quotidiano Libero esce un articolo dal titolo :” Il giudice ordina l’aborto, la legge più forte della vita” di Andrea Monticone e sotto lo scritto compare un commento di un certo Dreyfus.

Il giornalista parla di una tredicenne rimasta incinta e costretta ad abortire in modo coattivo dal tribunale di Torino, l’adolescente però  finisce in una clinica psichiatrica per lo choc. Tra i commenti e le critiche come suddetto  troviamo ” …se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questa sarebbe il caso. Per i genitori il ginecologo  il giudice” firmato Dreyfus.

Così Giuseppe Cocilovo, il giudice tutelare in questione,anche se non menzionato si indigna e sporge querela.

Dal momento che il nome del commentatore  non è riconducibile a persona fisica in quanto celato dietro uno pseudonimo;  la responsabilità dello scritto ricade sull’allora direttore del giornale Libero Alessandro Sallusti.

Il 26 gennaio  2009 , la sentenza di primo grado  condanna Monticone a pagare 4000 euro di multa. Sallusti, oltre i 5000 euro di sanzione, viene inoltre condannato per mancato controllo e diffamazione, regolati dall’articolo 595 del codice penale e dalla legge dell’ 8 2 1948 n 47 art 13 .

Il 17 giugno 2011 c’è il ricorso in appello dove accade un fatto alquanto anomalo infatti l’avvocato di Libero non si presenta e neanche il suo sostituto; quindi la difesa è tenuta da un legale d’ufficio chiamato d’urgenza.La sentenza cambia volto : Monticone un anno con condizionale e Sallusti quattordici mesi senza condizionale.

Il  26 settembre  2012 la Cassazione si pronuncia confermando la pena di quattordici mesi, più il risarcimento delle spese processuali della parte civile e il pagamento di 4500 euro di spese per il giudizio.

Si legge: ”La mancata concessione delle attenuanti generiche a favore del direttore del Giornale, per la dimostrata gravità dei fatti da lui commessi, è già sufficiente a configurare un’ipotesi eccezionale, legittimante l’inflizione della pena detentiva”.

”Gli atti processuali – scrive la Corte- danno un quadro di forti tinte negative sulle modalità della plurima condotta trasgressiva” di Sallusti ai danni non solo di Cocilovo ma anche dei genitori di una minorenne ”sbattuti in prima pagina”.

Secondo la Suprema Corte, ”risulta provata la partecipazione del direttore” nella condotta di diffamazione, anche perché ”il dolo risulta ulteriormente rafforzato dalla mancata rettifica della notizia palesemente falsa e diffamatoria”.

Inoltre, la Cassazione sottolinea nel verdetto che: ”In ordinamento e in una società,che vivono e si sviluppano grazie al confronto delle idee, non può avere alcun riconoscimento l’invocato diritto di mentire, al fine di esercitare la libertà di opinione”.La mancata sospensione della pena è dovuta ” ai sensi dell’ articolo 133 del codice penale per cui nei confronti di Sallusti non è possibile formulare una prognosi favorevole e ritenere che egli si asterrà dal commettere in futuro ulteriori episodi criminosi avuto riguardo alle numerose condanne da lui già riportate per reati della stessa specie”. Da qui la condanna non sospesa.

Il 19 ottobre 2012 Sallusti riceve l’ordine di carcerazione.

il 26 novembre 2012, dopo che il giornalista ha rifiutato l’affidamento ai servizi domiciliari e altre misure alternative, la procura ha notificato l’ordine di arresto domiciliare.

1 dicembre 2012 la risposta di Sallustri non tarda ad arrivare e oggi commenta così: ”Se ho commesso una colpa grave mettetemi in carcere. Io mi rifiuto di essere arruolato nella casta, accettare questo privilegio sarebbe una vergogna”.  La sentenza di condanna”è basata su falsi”, commenta Sallusti che dice di aver chiesto al ministro Paola Severino, di fare dei controlli  per capire come mai una sentenza che in primo grado lo aveva condannato a cinquemila euro di multa si è trasformata in secondo grado a 14 mesi di carcere, continua così:”Ci sono due blocchi di magistrati e uno di questi due o è un imbroglione o ha agito in malafede” e quindi “dovrebbe essere licenziato”. Sallusti ha inoltre sottolineato che ”è una questione di principio: nessun giornalista può essere sbattuto in carcere o ai domiciliari per un reato che non ha commesso”. ”Se la Severino fosse il ministro degli italiani e non dei magistrati manderebbe qualcuno a controllare la sentenza … se il procuratore Bruti Liberati non mi manderà in carcere sarà complice del reato di evasione”.

La giornata nera di Sallustri è senz’altro oggi quando è stato arrestato evaso e processato per direttissima.Ora dovrà tornare ai domiciliari; è questa la sentenza che ha convalidato l’arresto del direttore del giornale. Sallustri sconterà i domiciliari a casa della sua compagna Santanchè. Il proceso per l’evasione è stato fissato il 6 dicembre 2012 all’aula 3 del palazzo di giustizia.

Questi sono i fatti, le motivazioni della Corte, la risposta di Sallustri… A voi il personale giudizio.

 

 

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