Un fenomeno in crescita

«Io sono libero al massimo grado» − questa frase innalzò quel giorno il barbone che la pronunciava al di sopra dei filosofi, dei conquistatori e dei santi, giacché nessuno di loro, neanche al sommo della carriera, osò invocare un successo simile.

Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969

Non possedere nessuna cosa, camminare verso una meta, sempre, ma senza sapere dove si trovi. Non appartenere a niente, non essere niente, stare al di là di un confine, in una condizione di continua esistenza. Esistere è semplicemente essere, ma nulla di più.
Si tratta di una condizione, che somiglia quasi alla libertà, una libertà che però, rende invisbili. Pur essendo invisbili, sono circa 500mila in Italia le persone senza fissa dimora secondo il censimento ISTAT 2021.
Nel censimento del 2011 le persone senza fissa dimora e che vivevano nei cosiddetti “alloggi di fortuna” erano circa 125mila, non c’è dubbio che l’aggravarsi della crisi economia anche a causa della pandemia questa parte di popolazione sia aumentata e cresce, inevitabilmente, ogni giorno di più.

L’accoglienza nel Lazio

In dieci anni i senzatetto in Italia sembrano quadruplicati: da 125mila a 500mila.
Moltissimi non sembrano neanche così invisibili, poiché si trovano ai margini delle strade, negli angoli più lontani e meno trafficati, ma è difficile non notarli, specialmente nelle grandi città più popolose.
A Roma, gli operatori della strada, tentano di convincere i senza tetto – coloro che hanno creato una sorta di legame stabile con il territorio –  di spostarsi nei dormitori a disposizione che, tuttavia, non soddisfano la crescita di domanda da parte dei senzatetto.
Per far fronte a questo problema, la Capitale ha investito oltre 15milioni per mense e strutture sociali per il ricovero. Sono, inoltre, 1065 i posti attivi per l’accoglienza.
Con l’emergenza da Covid-19 e l’arrivo dei mesi più freddi dell’anno abbiamo messo in campo una serie di azioni mirate per l’accoglienza e la tutela di chi, in questo momento delicato per tutti, si trova nelle condizioni di maggiore fragilità. L’impegno di Roma Capitale per sostenere in modo sempre più rilevante le persone senza dimora è costante e non è mai venuto meno, andando ad incrementare così sempre di più i servizi sul nostro territorio”, dichiara l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale Veronica Mammì.

Stazione Termini: La casa di chi non ha una casa

Alla Stazione Termini di Roma all’interno e all’esterno, specie sulla zona di via Marsala, ci sono solitmente almeno 300 senzatetto, affiancati, uno accanto all’altro come nel tentativo di ripararsi dall’aria gelida dell’inverno. Alcuni, sempre nei mesi più freddi, preferiscono persino sdraiarsi sulle grate ancora calde della metropolitana nel piano inferiore della stazione.

Per fortuna nella Capitale ci sono centinaia di volontari appartenenti alle molte Associazioni che si occupano dei meno fortunati; danno loro cibo, coperte e vestiti, alternandosi tra loro per offrire assistenza giornaliera. Ma pochi giorni fa è arrivata la notizia secondo cui sarebbe vietato dare cibo e assistenza ai senzatetto che affollano le strade della Capitale.
Per ora i volontari continuano a prestare assistenza, fortunatamente senza interruzioni e ostacoli, ma solo all’esterno della Stazione; sarebbe infatti vietato dare cibo e acqua dall’interno.
Lo scorso 3 febbraio un gruppo di volontari della Casa famiglia Ludovico Pavoni  stava consegnando del cibo all’interno della Stazione ma i carabinieri sono intervenuti interrompendo i volontari.
Mauro Terzoni, un membro dell’Associazione ha raccontato il fatto:
Una volta arrivati i carabinieri ci hanno detto che non potevamo stare lì. Io ho chiesto il perché: ci sono milioni di persone che transitano e mangiano all’interno della stazione, dove ci sono anche appositi punti ristoro: noi diamo solo questi 4 pasti e poi torniamo anche pulire – ha dichiarato Terzoni intervistato da Fanpage.it – quindi abbiamo continuato a dare da mangiare a quelle quattro persone, poi mi hanno identificato.”

Le cause del fenomeno

Spesso si parla di “clochard per scelta”, un fenomeno visto con una percezione quasi romantica. In realtà, coloro che decidono, liberamente, di vivere per strada sono pochissimi. La maggior parte dei senza tetto presenta alle spalle una situazione disperata, fatta di povertà, di malattia e abusi.
Sono moltissime le donne e i bambini che scappano da una situazione domestica fatta di violenza e abusi, sia fisici sia psicologici. Non tutti i senzatetto, infatti, si ritrovano senza casa per motivi di povertà assoluta. Molti preferiscono lo sporco angolo di un marciapiede dimenticato, anziché una casa fatta di violenza.
Altri si trovano senza casa per problemi di tossicodipendenza, sono circa il 38%. In realtà tale fenomeno è al centro del dibattito. Non è certo se la dipendenza da alcol e altre sostanze sia una causa o una conseguenza di tale condizione.

Lo stesso dibattito è aperto riguardo al fatto che gran parte dei senzatetto soffrano di qualche tipo di malattia mentale, ma non c’è dubbio che il disagio psicologico sia aggravato da questa condizione.
In fine, moltissimi hanno problemi di giustizia, spesso persistente a causa della condizione. Spesso le persone appena uscite dal carcere faticano a trovare un’occupazione e di conseguenza non hanno nessun luogo dove andare.
I programmi sociali di assistenza restano scarsi e di difficile accesso. L’unica speranza – o appiglio – restano le Associazioni di volontariato che si dedicano, quotidianamente, a questi invisibili.

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