Negli ultimi quarant’anni la storia dell’Italia, ma anche dell’intera Europa, è caratterizzata da una presenza massiccia di stranieri sul proprio territorio. L’Italia, in particolare, a partire dagli anni Ottanta e Novanta, è divenuta destinazione di molteplici flussi migratori. Si è assistito ad un cambiamento di rotta e l’Italia, da paese di emigrazione interna ed esterna, è divenuta uno dei paesi, dopo la Spagna, fondamentali per l’immigrazione di persone provenienti soprattutto dal terzo mondo. Ma, quali sono le ragioni che fanno dell’Italia un paese così esposto al fenomeno dell’immigrazione? E, perché sempre più persone fuggono dal loro paese d’origine?

Le ragioni che portano queste persone ad emigrare in Italia sono molteplici: innanzitutto, la sua collocazione nel mar Mediterraneo che la rende maggiormente esposta a flussi migratori provenienti dal nord Africa ma anche la difficile supervisione dei nostri confini nazionali facilmente raggiungibili dalle coste africane e libiche.  Uno dei motivi che spingono le persone a lasciare il loro paese e ad emigrare sono per lo più i fattori sociopolitici: guerre, minacce di conflitto e persecuzione da parte dello Stato. Seguono la carenza di lavoro e salari bassi quali ulteriori motivi di emigrazione.

Anche l’Italia, per molti anni, è stata abbandonata da molti suoi cittadini che emigravano o al Nord Italia o, addirittura, all’estero e in modo particolare negli Stati Uniti, Argentina, Germania e Australia. L’emigrazione italiana è durata circa un secolo, dal 1876 al 1970, e ha coinvolto moltissime persone di diversi paesi. I motivi li conosciamo: povertà, mancanza di terre da lavorare, sovrappopolazione che spinse i giovani a lasciare il loro paese per carenza di lavoro ma anche per la paura dovuta alla criminalità organizzata sempre più diffusa. I periodi in cui l’Italia ha subito l’emigrazione di molti dei suoi abitanti sono tre: la grande migrazione, avuto inizio dopo l’Unità d’Italia fino all’ascesa del fascismo, la migrazione europea, avvenuta alla fine della Seconda guerra mondiale fino al 1985 e, infine, l’ultima fase conosciuta come nuova emigrazione iniziata nel 2007 in seguito alla crisi economica che ha colpito il paese. Quest’ultima fase interessa soprattutto i giovani, per lo più laureati, che non trovando lavoro e salari adeguati in Italia decidono di andarsene altrove.

Governo Meloni a lavoro sulla questione immigrati

Il nuovo Governo Meloni sulla questione degli immigrati si è espresso fin da subito in modo chiaro: fermare le partenze illegali dal nord Africa ponendo una fine al traffico di persone nel mar Mediterraneo. Il suo obiettivo, ha dichiarato nel corso del suo discorso programmatico, è creare hotspot sui territori africani dove poter separare in modo equo le richieste d’asilo così da poter distinguere chi ha diritto di entrare in Europa e chi no. Diritto d’asilo che spetta a chi fugge da guerre e persecuzioni varie. Il premier ha chiaramente dichiarato:
Il nostro obiettivo è impedire che sull’immigrazione l’Italia continui a farsi fare la selezione in ingresso dagli scafisti”.
Ha inoltre affermato l’intenzione di riprendere l’iniziale proposta della missione navale Sophia dell’UE. La missione navale European Union Naval Force Mediterranean (Eunavfor Med) – Sophia è stata lanciata nel 2015 dall’Unione Europea con l’obiettivo di contribuire alla lotta al traffico di uomini e petrolio nel mediterraneo. In sostanza, il suo obiettivo è individuare e catturare le navi usate da contrabbandieri e trafficanti di migranti.

La missione è nata in seguito alla grande crisi migratoria che stava affrontando il nostro paese e prevedeva una serie di obiettivi raggiungibili tramite attività divise in tre fasi operative: la prima fase includeva il raccoglimento di informazioni sui trafficanti e contrabbandieri di esseri umani; la seconda fase prevedeva, invece, la ricerca, i sequestri e dirottamenti di navi considerate sospette per il traffico o la tratta di persone e, infine, la terza fase era volta a “neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche” usate dai trafficanti sia in mare che in terra. Tra gli obiettivi principali della missione vi sono: l’addestramento della Guardia Costiera libica con attività di monitoraggio a lungo termine e sorveglianza sul traffico illegale di petrolio proveniente dalla Libia.

I risultati che l’operazione Sophia ha raggiungo negli anni sono notevoli: arresto di 143 persone, disabilitazione di oltre 550 imbarcazioni rese inutilizzabili dai trafficanti, l’addestramento di 477 guardie libiche e il soccorso di 44.916 persone. Il nome “Sophia” assunto dall’operazione si deve ad una bambina nata da uno dei primi salvataggi portato a termine da una fregata tedesca in cui una donna incita riuscì a partorire sull’imbarcazione. A marzo 2020 l’operazione Sophia è stata sospesa e Matteo Salvini, allora Ministro dell’Interno, l’ha definita un pull factor (un fattore di attrazione) per i migranti che sarebbero maggiormente attratti nel partire essendo consapevoli dell’esistenza di navi pronte a salvarli. La Meloni prende però le distanze da tale affermazione dichiarando che il pull factor in realtà non esiste o che non sia così rilevante attualmente.

La missione navale Sophia è stata sostituita dall’operazione militare europea Eunavfor Med Irini, la quale rientra nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc), entrata in vigore il 31 marzo 2020. L’obiettivo dell’operazione è assicurare il rispetto delle decisioni prese dal Consiglio di sicurezza dell’Onu che dal 2011 vietano il traffico di armi da e per la Libia. Irini non si focalizza sul contrasto all’immigrazione clandestina e sulla tratta di esseri umani, come prevedeva Sophia, ma ha una serie di obiettivi più vasti:
-monitorare le esportazioni di petrolio illecite
-formazione della guardia costiera e della marina libiche
-raccolta di informazione e pattugliamento con aerei tesa a smantellare l’attività delle reti di traffico e tratta di esseri umani

Non si tratta, dunque, di un’operazione semplice e, per tale ragione, gli Stati partecipanti sono tenuti a mettere a disposizione anche asset speciali come droni, sottomarini oltre a importanti risorse militari. La missione è attualmente rinnovata fino al 31 marzo 2023.
Dunque, nel suo discorso alla Camera dei Deputati, il presidente Meloni, oltre a citare l’intenzione di riprendere la precedente missione navale Sophia, pone l’attenzione in modo particolare sulla terza fase mai avvenuta che prevedeva il blocco delle partenze dei barconi dal Nordafrica. Ciò prevederebbe una cooperazione delle autorità libiche che già anni fa appariva difficile a causa della mancanza di uno stato unitario.

Le politiche europee in materia di immigrazione

L’Unione Europea ha da sempre dovuto fare i conti con la questione dell’immigrazione ma, tuttavia, ha iniziato a sviluppare una politica comune in materia di immigrazione a partire dal 1999. Le politiche di immigrazione UE trovano base giuridica negli articoli 77, 78, 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e mirano a stabilire un approccio quanto più equo tra i vari stati membri per gestire tale situazione; infatti, le politiche europee sono governate dal principio della equa ripartizione di responsabilità tra gli stati interni all’UE e dal principio di solidarietà. A tal proposito, il primo punto dell’art. 79 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), afferma:

«L’Unione sviluppa una politica comune dell’immigrazione intesa ad assicurare, in ogni fase, la gestione efficace dei flussi migratori, l’equo trattamento dei cittadini dei Paesi terzi regolarmente soggiornanti negli Stati membri e la prevenzione e il contrasto rafforzato dell’immigrazione illegale e della tratta degli esseri umani».

Le politiche migratorie dell’Unione Europee sono regolate secondo due dimensioni: interna ed esterna. In quella interna convergono valori e le relative norme a cui i vari paesi dell’UE si riferiscono e mettono in atto per affrontare le questioni relative a richieste d’asilo, ingresso e soggiorno, politiche di rimpatrio. La dimensione esterna si riferisce ai vari accordi che l’UE tiene con i Paesi di invio e transito per la gestione dei flussi migratori diretti in Europa. L’UE, inoltre, regola anche l’integrazione degli immigrati attraverso incentivi ai paesi membri con lo scopo di promuovere la piena integrazione di queste persone all’interno di uno Stato. Una lotta continua è quella dell’UE che cerca costantemente di combattere l’immigrazione irregolare attraverso politiche di rimpatrio che rispettino i diritti fondamentali delle persone. Infine, l’UE può stipulare accordi con altri paesi per riammettere nel paese di provenienza cittadini che non adempiono più alle condizioni di soggiorno in uno degli Stati membri.

Scontro Italia-Francia sulla questione della nave Ocean Viking

Da gennaio 2022 sono esattamente 5.193.669 gli stranieri in Italia. Un dato in aumento rispetto allo scorso anno. Ma, come sta gestendo la questione dell’immigrazione il nuovo governo Meloni?

Nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, chiede allUnione europea di “assumersi maggiori responsabilità, soprattutto in Nord Africa, Africa sub-sahariana e Medio Oriente, nell’ottica di attuare una strategia condivisa per il contrasto all’immigrazione clandestina, al terrorismo e alla criminalità”.

Poche ore dopo la fiducia al governo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha deciso di vietare l’attracco in Italia a due navi delle ong, con a bordo più di 300 migranti salvati tra la Libia e Malta. Il motivo è che le imbarcazioni sarebbero non in linea con “lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Le due navi sono la Ocean Viking e la Humanity One. Piantedosi ha affermato che le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar (la zona di mare internazionale in cui si effettuano le ricerche e il soccorso) senza ricevere indicazioni dalla Autorità statali responsabili di quell’area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute”.

Dunque, toccherebbe alla Norvegia e alla Germania prendersi cura dei migranti essendo che sono state le loro navi a soccorrerli e, secondo il ministro, le due navi avrebbero violato le norme sull’immigrazione non comunicandole operazioni di soccorso in mare mentre venivano effettuate. Ma la sos Humanity tedesca si è difesa affermando di non aver ricevuto nessuna comunicazione dall’Italia e che la legge internazionale del mare impone a ogni nave di prestare soccorso a chi fosse in pericolo di vita e a sbarcare le persone in un luogo sicuro. Vista l’inflessibilità del governo italiano, alla fine, la Ocean Viking è stata fatta sbarcare a Tolone, in Francia, ma in via del tutto eccezionale nonostante la responsabilità fosse italiana.
Giorgia Meloni, a tal proposito, si è difesa affermando che l’Italia ha accolto più di 90 mila migranti solo quest’anno a differenza della Francia che ne ha accolti 38. L’Humanity one è invece approdata nel porto di Catania ma tra i 244 migranti a bordo sono stati selezionati solamente alcuni a cui è stato permesso di lasciare l’imbarcazione: donne, bambini e persone con problemi di salute.

Come era prevedibile, è nata una forte tensione tra Italia e Francia e il motivo è che l’Italia, secondo il portavoce del governo francese, Olivier Véran, non ha mantenuto l’impegno fondamentale di solidarietà europea. Tuttavia, il presidente Meloni rimane fermo sulla sua decisione e cioè aprire hotspot sui territori africani.

Cosa pensano gli italiani sulla questione dell’immigrazione – intervista doppia

A questo punto ci sembra interessante confrontare diversi punti di vista relativi alla questione dell’immigrazione in Italia così da comprendere i motivi di chi considera l’immigrazione un danno per il paese e chi invece si pone a favore dell’aiuto rivolto a tali persone.
Abbiamo deciso di intervistare due persone, un uomo e una donna, di due opinioni differenti su tale questione. I due soggetti intervistati sono nati e cresciuti in Italia e stanno seguendo con interesse il fenomeno dell’immigrazione che sta attraversando il nostro paese negli ultimi anni; essi hanno deciso di partecipare all’intervista in forma anonima e, a tal proposito, li chiameremo Signora A. e Signore R.

Pensa che l’immigrazione porti qualche vantaggio al nostro paese? Se sì, quale?

Signora A: Penso che, a differenza di quanto si crede, l’immigrazione porti qualche forma di vantaggio al nostro paese a partire, innanzitutto, dall’economia. Il fatto che queste persone arrivino da paesi diversi dal nostro e solitamente più poveri, aumenta la loro produttività; essi sono disposti a fare lavori che spesso i cittadini locali non vogliono fare come ad esempio raccogliere la frutta, lavorare la terra o prendersi cura di persone anziane. Spesso i migranti hanno più voglia di fare e più predisposizione per i lavori manuali che oggi molti tendono a guardare in modo pregiudizievole.

Signore R: No, non credo che l’immigrazione porti così tanti vantaggi al nostro paese. Penso più che altro che comporti un costo anche molto eccessivo per l’Italia. Accogliere immigrati ha un costo sociale, culturale ma soprattutto economico. Le attività di pattugliamento e soccorso in mare hanno già un costo enorme, per non pensare poi alle strutture di accoglienza, al personale sanitario che costantemente controlla che non insorgano epidemie, i costi dei pullman per i trasferimenti, eccetera. Un altro fattore importante è anche la criminalità da parte di queste persone. Quindi, di vantaggioso a tal proposito ci vedo ben poco.

Spesso si sente dire che gli immigrati tolgono posti di lavoro ai cittadini italiani. Lei è d’accordo con questa affermazione?

Signore R: Attualmente, mi sento di rispondere in modo affermativo e il motivo penso sia chiaro ormai a tutti. Spesso, datori di lavori preferiscono pagare la metà dello stipendio a stranieri anziché pagare e fare un contratto regolare ad un italiano. È per questo motivo che molte persone oggi non trovano un posto in cui lavorare oppure, se lo trovano, vengono pagate pochissimo rispetto al lavoro che svolgono. Dovrebbero, in generale, esserci più controlli sui posti di lavori da parte dello Stato in modo da evitare lavori non regolamentati ed evitare sfruttamenti e giornate infinite di lavoro per pochi euro. Ad ogni modo, la colpa non è degli immigrati ma dei datori di lavoro e dello stato che, anziché assicurare un lavoro dignitoso a tutti, cercano in tutti i modi di risparmiare a costo della vita altrui.

Signora A: Non credo che gli immigrati occupino posti di lavoro agli altri; credo semplicemente che essi siano maggiormente disponibili a fare lavori che gli italiani non vogliono fare perché troppo impegnativi. Queste persone, che vengono da paesi culturalmente molto diversi dal nostro, sono abituate a lavori manuali e più duri essendo il loro un paese più povero e meno scolarizzato; mentre gli italiani preferiscono per lo più lavorare di meno e con meno sforzi e, per questo motivo, le imprese ne approfittano preferendo assumere stranieri più abituati al lavoro e soprattutto a paghe più ridotte.

Lei è d’accordo con l’accoglienza di tutti questi migranti che scappano dai loro paesi in cerca di un posto sicuro in cui vivere? E, cosa pensa delle norme europee a riguardo?

Signora A: Si, sono d’accordo; penso che tutti si debbano mettersi nei panni delle altre persone e aiutarle quando sono in difficoltà. Si tratta di persone traumatizzate che scappano dalle loro città per via di guerre, persecuzioni e uccisioni. Nessuno vorrebbe vivere quel calvario e per questo motivo credo sia doveroso aiutarli e rassicurarli. Per quanto riguarda le decisioni dell’UE, credo che si tratti di norme giuste ed eque per tutti i paesi appartenenti ed è corretto che ognuno dia il suo contributo.

Signore R: No, non sono pienamente d’accordo all’accoglienza di tutti questi migranti. Negli ultimi anni, l’Italia ha accolto moltissime persone provenienti soprattutto dall’Africa, li ha aiutati e gli ha dato un posto sicuro. Credo però che a tutto ci sia un limite; l’Italia, insieme alla Spagna, è uno dei paesi maggiormente colpiti dall’immigrazione di massa e il motivo è sicuramente la sua posizione geografica più ottimale rispetto ad altri paesi. Penso però che anche gli altri stati appartenenti all’UE debbano fare la propria parte e accogliere i migranti proprio come facciamo noi. La Francia, ad esempio, in questi anni ha accolto meno della metà delle persone rispetto al nostro pese; penso quindi che l’UE debba essere più rigida sotto certi punti di vista ed effettuare più controlli in merito.

È d’accordo con le decisioni della Meloni in materia di immigrazione?

Signore R: Si, sono d’accordo. Credo sia arrivato il momento di cambiare strategia e prendere decisioni un po’ più rigide sulla questione. Ciò non significa che non sono favorevole all’accoglienza degli immigrati ma che, a fronte dei numerosi sbarchi degli ultimi anni, sia giusto riformulare qualche normativa e prendere una posizione un po’ più severa.

Signora A: No, non del tutto. Credo che le persone in difficoltà, soprattutto se sono in fin di vita su un barcone in mezzo al mare, vadano salvate ad ogni costo a prescindere da regole e normative varie. Si tratta di bambini, uomini che hanno fame e freddo ed è un dovere morale aiutarli e farli sbarcare su qualsiasi porto sia più vicino a loro. Di fronte alla sofferenza degli altri non possono e non devono esistere spalle girate dall’altra parte.

Da come si evince dall’intervista, emergono due diversi punti di vista, uno più favorevole all’immigrazione e l’altro meno. L’immigrazione, come ha detto la Signora A. non comporta solo delle conseguenze ma è anche fonte di risvolti positivi. Sebbene da molte persone gli immigrati sono percepiti come un problema e come un fattore che comporta innumerevoli costi, in realtà queste persone, oltre a partecipare attivamente al mercato del lavoro, contribuiscono alle dinamiche demografiche sempre più controverse nel nostro paese e alla formazione del Pil. È utile quindi parlare, oltre ai costi che comporta l’immigrazione, anche dei numerosi benefici che i flussi migratori portano al nostro paese. Sarebbe utile introdurre più politiche di integrazione e parlare di più dei vantaggi che questa situazione comporta, senza sottolineare sempre i soliti risvolti negativi.

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