Il problema della memoria

Recentemente sono comparsi evidenti segnali preoccupanti di estremismo politico. Tali fatti emersi ed evidenziati dalla cronaca hanno raggiunto livelli davvero allarmanti, in particolare modo associandoli ad una situazione globale che coinvolge una buona fetta di “strato sociale” medio-basso italiano. Ancora più evidente risulta il fatto che i personaggi di spicco nel panorama politico nostrano sembrino giovare a livello elettorale dello scontento generale. Scontento sempre più incalzante dagli inizi della crisi (che sembra non aver mai visto una fine concreta dal 2008) e di conseguenza “nutrire” questo crescente estremismo politico di massa.

Tra gli ultimi fatti: a Como, l’irruzione di un gruppo di Skinhead nella sala in cui, verso fine Novembre, aveva atto una riunione di “Como Senza Frontiere”, la cui “colpa” sarebbe quella di unire diverse associazioni in sostegno dei migranti; a Firenze, il carabiniere ventenne che ha esposto nella camerata della caserma la bandiera della Germania imperiale, strumentalizzata da gruppi neonazisti; a Roma, il blitz dei militanti di Forza Nuova nella sede di Repubblica e Espresso, il 6 Dicembre, che prende la forma di una dichiarazione di guerra contro la libera espressione di idee (di conseguenza contro un’informazione che si possa dire democratica).

Viene davvero contrastato questo sentimento di esasperazione? Al contrario sembra un contesto in cui il reato di apologia del fascismo viene preso sempre meno sul serio. Il procuratore militare De Paolis, riguardo al “controverso” gesto del giovane carabiniere toscano, esclude eventuali reati militari, ritenendo che la vicenda proponga più questioni censurabili sotto i profili “disciplinari e culturali”. Significative le dichiarazioni del candidato Cinque stelle governatore della Lombardia, Violi, che rifiuta la presenza alla manifestazione antifascista di Como del 9 Dicembre perché «troppo politicizzata». Il corteo ha invece visto partecipare, oltre un foltissimo numero di persone la presidente della Camera Boldrini, il segretario Pd Renzi, la segretaria della Cgil Camusso e diversi ministri. Che poi i presenti non siano intervenuti sul palco fa quantomeno storcere il naso. E certo qualcuno ricorderà, per citare solo un episodio, le rabbiose proteste anti-immigrati nella periferia di Roma del 2014.

In questo clima di incertezza e violenza, per certi versi non davvero inaspettato, va sottolineato come i giovani siano sempre più “protagonisti”, pur essendo lontani dai valori e dai simboli ideologici che inneggiano. Funge quasi da emblema il poster presente nella caserma fiorentina, “Call of Salveenee”, un noto videogioco satirico: riconduce all’idea che forse a mancare è davvero la consapevolezza. È forte la necessità di aggrapparsi a dei principi, senza però capirne fino in fondo l’essenza. E’ forse questo il pericolo maggiore che bisognerebbe affrontare subito e nel prossimo futuro. Se è vero che “la storia non è fatta delle menzogne dei vincitori, è fatta più dei ricordi dei sopravvissuti” (come ci dice Barnes, attraverso le parole di Tony Webster in “Il senso di una fine”) l’ultima domanda che possiamo porci è come fermare un’onda che si fa sempre più imponente anche grazie all’inevitabile affievolirsi del ricordo di ciò che è stato.

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