Hong Kong davanti, dietro la Romania: l’Italia non è (ancora) il fanalino di coda nella classifica dei paesi per la libertà di informazione stilata da Reporters Sans Frontieres. Non lo è perchè nel mondo ci sono ancora paesi retti da dittatori o colonnelli, ma se consideriamo una classifica delle cosiddette “democrazie occidentali europee”, quelle per intenderci che dovrebbero essere da esempio di libertà consolidate, l‘ultimo posto – ahinoi – non ce lo toglie nessuno.
L’Italia è l’ultima appunto delle democrazie occidentali: nessun paese europeo è dietro di noi, anche la Spagna, la più vicina, è al 44° posto insieme a Slovacchia e Capo Verde. Insomma, se non un disastro, un motivo per riflettere su dove andrà a finire questo paese e se davvero ci siano ad oggi spiragli di luce.
Perchè tuttavia la riflessione non sia considerata faziosa e a priori, rileggiamo insieme parte dell‘analisi fatta da Reporters Sans Frontieres:
“Lo stato della libertà di stampa in Italia, stretto tra bozze di riforma e minaccie dalla mafia, è molto più preoccupante dei cugini europei. Il controllo da parte dei gruppi mafiosi sui media è forte a tal punto da costringere tantissimi giornalisti ad agire cautamente. Il ritorno di Silvio Berlusconi al potere ha rilanciato il problema della concentrazione dei media e del rapporto con il potere politico. Le riforme legislative che potrebbero impedire la pubblicazione di alcune parti dei processi legali è incompatibile con gli standard di democrazia europei.”
E si continua, allargando lo spettro dei pericoli dalla mafia al calcio, mettendo in evidenza come anche la violenza degli ultrà rappresenti oggi un pericolo per la libertà di informazione nel nostro paese.
E dulcis in fundo, per chi ancora crede che l’Ordine dei Giornalisti sia quanto di più normale, la seguente considerazione: “Un altro problema rimane quello dell’accesso alla professione, ancora estremamente legato a regole restrittive. Chi vuole diventare giornalista deve superare un esame e deve iscriversi ad un albo professionale. La diffamazione rimane un reato e il diritto di accesso all’informazione pubblica o privata non è nella pratica rispettata”. Cosa è questo blog se non la dimostrazione vivente di chi vorrebbe ma non può fare questo mestiere?
Notizia veramente allarmante. Come dice Serena facciamoci sentire almeno attraverso questo e altri siti simili.