L’Italia e la Francia sono due paesi con profonde radici storiche e culturali, ma che hanno sviluppato approcci diversi nel confronto con le sfide sociali ed economiche. Negli ultimi decenni, si è osservato un fenomeno di arrendevolezza degli italiani, caratterizzato da una relativa mancanza di proteste e mobilitazioni di massa rispetto alle difficoltà socio-economiche e ai servizi pubblici scadenti. Al contrario, la Francia è nota per le sue forti proteste, con i cittadini che lottano contro inefficienze e indifferenza istituzionale riguardo alle difficoltà della popolazione.  Un esempio recente sono state le proteste in Francia per l’innalzamento dell’età pensionabile. Questa disposizione ha portato a rilevanti mobilitazioni che non sono riuscite a far rientrare il provvedimento, ma comunque hanno messo in estrema difficoltà la classe dirigente. Quando in Italia accadde la stessa cosa con il governo Monti, gli italiani non digerirono facilmente il decreto, ma si arresero al provvedimento con pacate rimostranze. Ancora è possibile portare altri esempi, come l’uccisione del ragazzo di 17 anni a Nanterre da parte di un poliziotto. Il fatto ha provocato efferati e continui scontri per tutta la Francia. Da noi, con l’uccisione di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, la lotta che ha portato l’attenzione mediatica è stata condotta solo dalle rispettive famiglie delle vittime. Sicuramente il sostegno di molti, ma senza un’animosa reazione della popolazione paragonabile a quella manifestata oltralpe. Anche i tipici disservizi che contraddistinguono l’Italia sono un chiaro segnale. Per esempio la mobilità romana o la pulizia la cura delle strade. Un’inefficienza così palese delle metropolitane di Roma (in particolar modo la linea B1), i disservizi nella raccolta rifiuti e le note buche delle strade, sarebbero intollerabili nella capitale francese.

Quali le ragioni di questa diversità comportamentale tra italiani e francesi? Necessario è il confronto delle proteste avvenute nei due paesi negli ultimi due secoli e l’origine dell’arrendevolezza italiana cercando le possibili vie per stimolare una maggiore mobilitazione civica.

L’analisi della storia delle proteste in Italia in rapporto alla Francia rivela differenze significative nell’approccio e nella cultura di mobilitazione civica dei due paesi. Mentre la Francia ha una tradizione radicata di proteste di massa, l’Italia ha sperimentato un percorso più frammentato e discontinuo riguardo alle mobilitazioni sociali. Queste differenze possono essere attribuite a una serie di fattori storici, culturali, politici e socio-economici che hanno influenzato il modo in cui i cittadini di entrambi i paesi hanno risposto alle sfide sociali ed economiche. Per comprendere la differenza di approccio tra italiani e francesi riguardo alle proteste, è fondamentale esaminare il contesto storico dei due paesi.

L’Italia ha subito un processo di unificazione relativamente recente, completato solo nel 1861, il che ha comportato diverse sfide nel costruire una nazione coesa e stabile. Il paese ha affrontato diverse sfide politiche ed economiche, tra cui la lotta per l’identità nazionale, la scarsa industrializzazione e l’emigrazione di massa. Le proteste in Italia si sono spesso concentrate su questioni regionali e locali, senza sviluppare una forte mobilitazione nazionale su temi comuni. Gli eventi storici come gli anni di piombo negli anni ’70 e ’80, caratterizzati da attacchi terroristici e scontri politici, hanno segnato un periodo di estrema tensione, ma non hanno portato a una mobilitazione di massa diffusa contro le istituzioni, ma hanno invece rafforzato un atteggiamento di sfiducia e arrendevolezza nel sistema politico.

D’altra parte, la Francia ha una storia di lunga data come nazione centralizzata, con una tradizione di mobilitazione e rivendicazione dei diritti dei cittadini. In Francia, la cultura della protesta risale a eventi storici come la Rivoluzione Francese del 1789, che ha gettato le basi per il concetto di diritti dei cittadini e la lotta per la libertà e l’eguaglianza. Nel corso dei secoli, questa tradizione di mobilitazione civica si è mantenuta viva, con proteste di massa che hanno segnato importanti momenti di cambiamento politico e sociale, come le rivolte studentesche del maggio 1968. La società francese ha dimostrato una volontà di mobilitarsi per difendere i propri diritti e rivendicare cambiamenti politici e sociali, con una forte partecipazione politica da parte dei cittadini.

Un altro fattore importante da considerare è il ruolo dei media e della politica. I media hanno un ruolo fondamentale nel plasmare la percezione pubblica e nell’amplificare le proteste, ma il modo in cui i media italiani hanno dato meno spazio e visibilità alle proteste rispetto ai media francesi ha contribuito a una minore mobilitazione civica in Italia. Inoltre, la politica italiana è stata caratterizzata da una frammentazione partitica e un’instabilità politica che ha indebolito la possibilità di mobilitarsi in modo unito contro le problematiche comuni.

La mancanza di proteste di massa in Italia può anche essere attribuita a fattori socio-economici e istituzionali. Ad esempio, il rapporto tra i cittadini e le istituzioni politiche spesso è stato caratterizzato da un senso di sfiducia e di lontananza. Inoltre, la forte presenza della criminalità organizzata in alcune regioni ha contribuito a intimidire la popolazione e ad ostacolare la mobilitazione civica.

Potrebbero esserci delle possibili strade per una maggiore mobilitazione civica in Italia? Nonostante la situazione attuale, è possibile stimolare una maggiore mobilitazione civica in Italia. È essenziale promuovere una cultura di partecipazione politica e una maggiore sensibilizzazione verso i diritti civili e sociali. Inoltre, i media possono svolgere un ruolo chiave nell’amplificare le voci dei cittadini e nell’evidenziare le problematiche comuni. La politica italiana deve lavorare per ridurre le fratture interne e costruire un’agenda comune su questioni cruciali per la società.

La storia delle proteste in Italia e in Francia offre un interessante confronto tra due approcci culturali diversi riguardo alla mobilitazione civica. Come detto, la Francia ha una tradizione di proteste di massa, alimentata da un forte spirito rivoluzionario e una cultura di partecipazione politica, mentre l’Italia ha sperimentato una storia di proteste più frammentate e discontinue. Tuttavia, la mancanza di proteste di massa in Italia non dovrebbe essere vista come un segno di arrendevolezza permanente, ma piuttosto come una sfida da affrontare per stimolare una maggiore mobilitazione civica e una partecipazione politica attiva. Solo attraverso un impegno collettivo, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni, l’Italia può sperare di affrontare le sue difficoltà sociali ed economiche e costruire un futuro più inclusivo e partecipativo per la sua popolazione.

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