Se la storia insegna, e mi auguro che insegni, ci sono guerre che si combattono nel silenzio e che proliferano vittime in termini di milizie e in termini civili. Se ne va una famiglia, se ne va un infante. Nel cuore della notte e come un battito d’ali di farfalla. Ivi è il caso di una terra boschiva e montuosa, le cui radici affondano nella tradizione ortodossa. Stiamo parlando dell’Ucraina. Quella stessa Ucraina che nell’Europa orientale è lo scenario di un tetro conflitto, il cosiddetto conflitto russo – ucraino. Uno scontro che prosegue, ormai, dal lontano 2014 quando diverse protese filorusse portarono all’annessione della Crimea alla Federazione. Tuttavia, anche, in alcune aeree del Donbass, le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk e il governo ucraino esplosero delle proteste. La sera dell’11 febbraio 2015 i presidenti di FranciaGermaniaRussia e Ucraina si riunirono a Minsk per il protocollo cessate il fuoco, che subì in seguito pesanti violazioni. Successivamente in Ucraina – dopo un incidente navale – per 30 giorni venne imposta la legge marziale. Nel 2021 le truppe russe occuparono i confini ucraini e la minaccia di un incidente diplomatico internazionale si palesò ma i colloqui tra Putin e Biden, le cui condizioni di tenere – rispettivamente – l’Ucraina fuori dalla Nato e di sanzionare, pesantemente, la Federazione si rivelarono fallimentari.

Il 18 febbraio 2022 le Repubbliche di Doneck e Lugansk hanno evacuato tutti i cittadini dalla regione, facendo in modo che si dirigessero in Russia e un gruppo di sabotaggio ucraino è entrato in territorio sovietico. Una volta neutralizzato il gruppo di ribelli, le Repubbliche popolari sono state annesse e l’esercito russo si è preparato all’invasione su larga scala. L’invasione russa si articola su diversi fronti: dalla Bielorussia verso Kiev, verso Karvhiv, a partire dalla Crimea, da Luhansk e Donetsk. Mariupol è caduta in mano alle truppe sovietiche. Obiettivi militari e civili sono stati bombardati dall’inizio del conflitto che si avvale di raid, attacchi aerei e missilistici, droni, bersagli navali, con perdite intorno ai 10.350 civili e i 31.000 feriti. Zaporozhye è in prima linea tra i bersagli russi ma la controffensiva ucraina ha appena dichiarato di aver attaccato il ponte di Crimea. Dunque, quello che potremmo definire un conflitto politico, diplomatico e militare affonda le sue ragioni in radici storiche e geopolitiche. Se è vero che il clima di perenne tensione tra i due Paesi ha contribuito all’invasione delle truppe sovietiche in territorio ucraino c’è una realtà soggiacente, una verità scabrosa che si cela in questa ibrida e machiavellica guerra fatta di tiri al bersaglio: il russo è la seconda lingua del Paese. E Putin, con la minaccia sovente della NATO, ha capito che l’occidentalizzazione sarebbe stata imperante. Un po’ come quella dei nativi americani. Infatti, le Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk si sono dapprima proclamate autonome ed è stato il retaggio filorusso a portare all’annessione. Ma focalizzandosi sulla questione – chiave ci si inoltra nel territorio della diplomazia fugace e fallimentare poiché tutti i negoziati, dal cessate il fuoco a un presunto accordo secondo il quale l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO, se avesse ceduto alcuni territori alla Russia (dichiarazioni, poi, smentite), sono stati sventrati dall’allerta e la tensione di una guerra continentale, il cui pericolo sarebbe sempre più imminente e di lungo termine.

Zelensky ha affermato che combatterà alla stregua delle sue forze per riconquistare tutta l’Ucraina e Putin dal canto suo replica che: “Ci sono ragioni storiche e filorusse che sfociano nell’esigenza di annettere questi territori de facto russi, de iure ucraini” e che “i figli dei filorussi cresceranno nei seminterrati per proteggersi dalle bombe”.

Ma come sempre la verità risiede nel mezzo e la verità e che – barcamenandosi in queste pesanti egemonie di potere – l’Occidente ha forti interessi economici nella speculazione di una guerra che non si nutre solo di raid, ma anche di cyber- attacchi e se falliscono i negoziati, allora sappiamo chi additare, senza considerare che tutti quegli introiti tradotti in carri armati, addestramento delle milizie, droni e via dicendo stiano impoverendo le tasche della nostra Europa ora al flagello, come il rublo.

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