3 Ottobre 2013. Lampedusa. Circa 500 migranti di origine somala ed eritrea , alla ricerca di un futuro, disperati e ammassati su un barcone che si trova a mezzo miglio dall’isola dei Conigli. Il naufragio, l’incendio causato dal tentativo di segnalare la propria presenza dando fuoco, pare, a una coperta. Ed è stato l’inizio di una tragedia senza precedenti nel pur lungo elenco di drammi dell’immigrazione. La gran parte di loro ha trovato una morte orribile. A bordo le fiamme si sono propagate in fretta. Molti si sono gettati in mare, ma pochi sono sopravvissuti. L’ennesima tragedia consumata a largo del nostro Belpaese; povera gente che spreca la propria vita in cambio della libertà, di diritti che ogni essere umano dovrebbe avere e che invece in alcuni stati non sono dovuti.

Le ricerche frenetiche e la corsa contro il tempo della Guardia Costiera, non sono bastate ad attutire il colpo : questa tragedia si poteva evitare? Forse si. Intanto, esplode la rabbia degli abitanti. Nella piazza principale dell’isola, un gruppo di cittadini ha protestato contro le visite annunciate dai vertici delle istituzioni e ha appeso striscioni che recitavano: “Nel rispetto di questa ennesima tragedia tornatevene indietro, non accettiamo visite“. Un altro slogan portato in piazza è stato: “Un’isola piena di dolore che porta il peso dell’indifferenza del mondo”. E ancora: “Lampedusa li vuole accogliere vivi e non morti”.

Ius soli temperato da un lato, situazione insostenibile degli sbarchi dall’altro: chi si occupa di questa vera e propria emergenza nazionale? Migliaia sono state fino ad oggi le argomentazioni a sostegno di una legge che garantisca a chi italiano non è ancora, di diventarlo secondo canoni seri e determinati. Aver compiuto un ciclo di studi, avere la padronanza della lingua, tanto per citarne qualcuno. L’immigrazione è un fenomeno irreversibile e la società italiana sta diventando sempre più multietnica. Il rischio, tuttavia, è di diventare una società multietnica sempre più disoccupata.

Come risolvere questa delicata questione che oggi poggia ingiustamente solo sulle spalle di Lampedusa e dell’Italia? L’Italia, da sola, non è in grado di spegnere questo incendio e l’Europa sembra non preoccuparsene più di tanto.

La tragedia deve far riflettere. Occorre mettere in campo diverse azioni. L’Italia deve fare una legge sul diritto d’asilo perché molti di questi migranti sono persone in fuga da conflitti etnici, militari e religiosi. Siamo davanti a un fatto epocale, con cui bisogna fare i conti. I rimedi finora proposti si sono rivelati controproducenti e fallimentari e hanno finito per alimentare razzismo e xenofobia.

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