L’occupazione abusiva si ha quando un soggetto, privo di titoli, si stabilisce in un immobile di proprietà altrui, oppure può realizzarsi quando si è concluso un contratto di locazione e l’inquilino si rifiuta di lasciare l’immobile.
Colui che occupa abusivamente un’abitazione comprime un diritto che dovrebbe essere sempre garantito, ossia il diritto alla proprietà e, proprio per questa ragione, il legislatore che cerca di regolamentare la vicenda procede cercando di tutelare il proprietario dell’immobile, per non veder violato il suo diritto alla proprietà.
Quando si parla di occupazione abusiva si ha a che fare con un tema abbastanza complesso da spiegare, e del quale è difficile comprenderne anche la regolamentazione, poiché le norme attualmente in vigore non garantiscono una tutela immediata del proprietario.
A ciò vanno aggiunte svariate complicazioni, perché nel caso in cui si tratta di sfrattare individui fragili, anziani o bambini, le procedure potrebbero addirittura allungarsi.
I casi di occupazione abusiva più comuni sono quelli in cui l’inquilino rimane nell’immobile oltre la data di scadenza del contratto di locazione, oppure quando l’inquilino decide di non pagare il canone di locazione. Ancora possiamo citare casi in cui si ha a che fare con affitti in nero, che complicano ancora di più la situazione.
Dunque i casi di occupazione abusiva possono essere vari e molteplici e, a seconda della situazione, le procedure e la regolamentazione subiscono delle modifiche.
Per quanto riguarda i casi in cui l’inquilino rimane nell’abitazione oltre la scadenza del contratto oppure decide di non pagare più il canone di locazione si può ricorrere all’ordinanza di sfratto. Si tratta di una procedura immediata e semplice, che si risolve in una sola udienza. Il giudice, accertato l’invio della disdetta nei termini, emette l’ingiunzione di sfratto e fissa una data per lo sgombero dell’immobile.
Se invece si fa riferimento al caso in cui l’inquilino paga un affitto ma in nero, non si può procedere attraverso lo sfratto.
Infatti il locatore in tal caso dovrebbe avviare un giudizio civile di occupazione senza titolo, ossia una procedura più lunga che potrebbe durare anche anni.
L’ultima situazione è quella in cui l’occupazione dell’abitazione è quella del classico abusivo, ossia il clochard che non ha un contratto e che si insedia all’interno dell’immobile in maniera del tutto illegale.
Proprio per questa ragione il suo comportamento è passibile di querela e il locatore può rivolgersi direttamente alla polizia o ai carabinieri per denunciare il reato.
Il clochard è il chiaro esempio di chi, non avendo un’abitazione, cerca irrimediabilmente rimedio, occupando immobili non di sua proprietà.
È la situazione dell’individuo bisognoso, che in qualche modo dovrebbe essere aiutato a cercare una dimora fissa, stabile, da parte dello stato.
Nella maggior parte dei casi vengono raccontate situazioni di grande disagio economico in cui si sviluppano conflitti tra persone povere o poverissime: da una parte chi aspetta l’assegnazione della casa popolare a canone ridotto e calcolato in base all’ISEE, dall’altra chi è costretto a occupare l’abitazione di qualcun altro per disperazione.
La maggior parte delle occupazioni è frutto di condizioni di povertà e di grave disagio, con nuclei famigliari composti anche da bambini, disabili o anziani a cui occorre trovare soluzioni specifiche di emergenza che non possono consistere semplicemente nel pagamento di camere di alcuni modesti alberghi.
Della situazione si approfittano di frequente i gruppi criminali, che creano una sorta di agenzie immobiliari clandestine.
A Roma per esempio l’anello stradale che circonda Tor Sapienza si chiama via Giorgio Morandi, al cui interno sono presenti delle case popolari, nelle quali ci sono anche gli abusivi, cioè gli occupanti. I locali sono stati occupati da famiglie al limite della povertà ed immigrati.
La domanda che viene volta loro ha sempre una sola risposta: “Niente domande, andate via…..”.
Altro caso esemplare è quello di San Basilio, dove sorgono case popolari come fossero funghi.
Ma non è solo Roma a presentare questo tipo di problematiche, a Milano per esempio nel 2014 sono stati registrati oltre 13mila richieste di sfratto esecutivo: 4mila per finita locazione, il resto per morosità. A pagarne le spese sono soprattutto i bambini, i cui bisogni vengono pressoché ignorati.
A Parma la lista d’attesa per l’assegnazione di un alloggio popolare è lunga e difficile da scalare, con patrimonio di edilizia residenziale pubblica vecchio di decenni o bloccato in cantieri in costruzione.
Chiaramente questi sono solo alcuni esempi che mostrano la situazione in Italia per quanto riguarda la questione dell’occupazione abusiva, una problematica alla quale lo stato dovrebbe trovare una soluzione.
La stessa Giorgia Meloni ha scritto su Twitter: “Le occupazioni abusive dilagano. Inaccettabile assistere a testimonianze come quella di Davide e Giulia che, dopo aver pagato un mutuo trentennale, attendono da anni di riavere la loro casa. FDI è da sempre schierata contro i #ladridicase a difesa dei proprietari degli immobili”.
Il problema dunque non è indifferente nemmeno a chi governa, e proprio per questa ragione bisognerebbe migliorare le norme al riguardo per porre fine al problema, in ognuna delle sue sfaccettature.