Siamo a Castelverde, in una periferia della zona est di Roma. Nel lontano 1974 le strade erano ancora polverose, si respirava aria rurale. Carlo, intento a dirigere la sua attività manifatturiera, improvvisamente chiama Neno, un amico d’infanzia, e gli dice: ” Senti, ma perché non creiamo un luogo dove i ragazzi si possono incontrare? Organizziamo una polisportiva popolare, dove tutti i ragazzi, e soprattutto i meno fortunati possano avere accesso. Senti anche gli altri che ne pensano”. Animato da un senso di solidarietà e civiltà, con l’intento di dare un alternativa  ai ragazzi del quartiere che altrimenti rischiano di prendere altre strade, Carlo, con altri 12 soci, decide di mettersi in gioco e dare vita alla Polisportiva Castelverde. Con l’aiuto di Don Alfredo, passo dopo passo, pietra dopo pietra, viene finalmente adibito un terreno dapprima per il gioco del calcio, ed un secondo momento un edificio per ospitare i ragazzi e le ragazze del judo (arte marziale giapponese che richiede disciplina, equilibrio mentale e molta attenzione).

Il calcio

I primi anni sono entusiasmanti: Carlo si occupa del reparto calcio. Si forma una grande famiglia, dove sono tutti coinvolti. Le domeniche si respira aria di partite, con Carlo che porta i ragazzi con il suo furgone nei campetti di periferia ed il campo casalingo. Il campo è in terra, i ragazzi lo curano maniacalmente. Ad ogni inizio e fine allenamento, i ragazzi mettono in ordine gli attrezzi.

Il judo

Marcello, uno dei soci fondatori, è maestro di judo. Anche in questo caso, nonostante la rigidità del “sensei” (maestro in giapponese), le atlete e gli atleti si sentono come se fossero a casa. Marcello si comporta come un padre per gli atleti. Gli allenamenti sono rigidi e rigorosi. Ci sono poi atleti che spingono per l’agonismo, ma anche ragazzi e ragazze che vogliono imparare l’arte del judo. Anche in questo caso, Marcello accompagna i ragazzi nelle varie competizioni e stage, che in questo caso si svolgono in tutta Italia. Tra Jesi, Venezia, Napoli, Arezzo, Rimini e molte altre località, i ragazzi della Polisportiva viaggiano, conoscono altri atleti e fanno razzie di medaglie e vittorie. Da un piccolo quartiere all’estrema periferia romana, Tonino, Fabrizio, Claudio e molti altri riescono a raggiungere dei livelli agonistici veramente interessanti.

L’eredità della Polisportiva

Passano gli anni, le sezioni della Polisportiva aumentano con nuovi sport: pallavolo, pattinaggio, ginnastica artistica e karate. Si arrivò a separare le gestioni delle attività di palestra da quelle del calcio, per poter meglio gestire ed organizzare le ormai tante presenze in entrambi gli sport, he fino agli anni 2000 rimasero negli spazi della chiesa di Castelverde. Dopo il Giubileo del 2000,iniziarono i primi problemi per le attività da svolgere della Polisportiva, in quanto ci fu un progetto di riqualificazione dei spazi adiacenti la chiesa che riguardarono i locali della palestra della polisportiva(che già da qualche anno prima iniziò a collaborare con Corcolle e le scuole di zona per la promozione dello sport per tutti),e per la scelta della proprietà del terreno del campo da calcio di fronte la stessa chiesa di vendere (nel piano particolareggiato divenne area edificabile).Si temette per qualche tempo che le sorti delle 2 storiche attività sportive di Castelverde, non ci fosse futuro, ma impegno e forza di volontà di soci, dirigenti della polisportiva e cittadini del quartiere lottassero affinché si trovassero soluzioni per i nuovi spazi da adibire alle attività sportive una nuova palestra e un nuovo campo di calcio.

Per la palestra si trovò una soluzione temporanea sul terreno sempre della Curia adiacente alla pista di pattinaggio ,con un prefabbricato della Protezione civile normalmente impiegato per eventi straordinari di utilità (per lo più in zone terremotate), mentre per il calcio si trovo dapprima una mediazione con la nuova proprietà immobiliare per proseguire la collaborazione di affitto dell’area del campo di calcio fino al momento di trovare la nuova collocazione. Furono anni precari, gli spazi della palestra insufficienti e per forza di cose inadatti e il prolungato iter della costruzione del nuovo campo di calcio negli spazi comunali del piano regolatore approvato e finanziato, con tutti i problemi e lungaggini burocratiche annesse, a tenere con il fiato sospeso la grande famiglia della Polisportiva. Per la palestra arrivò il momento dello sfratto definitivo, e grazie alla mutata situazione creatasi alla Terra del Popolo (altro luogo storico e di grande importanza per il quartiere),si crearono le condizioni per poter iniziare un nuovo percorso. Infatti fu data la possibilità, da parte del comitato di gestione della Terra del Popolo, di poter usufruire dei locali ormai abbandonati e trasformarli nella nuova casa della Polisportiva, con annessa la vecchia pista da ballo che diventa la pista di pattinaggio.

Da questo accordo bonario tra le parti, nacquero le premesse per arrivare ad una cessione a titolo definitivo e con trattativa di vendita alla Polisportiva, grazie allo sforzo comune di persone coinvolte in quel luogo di aggregazione, che per sua natura e volontà di chi ci ha lavorato e contribuito, rimanesse luogo e patrimonio di attività sociali, sportive e culturali, patrimonio dei cittadini tutti e di Castelverde. I soci della Polisportiva (ricordiamo che la sezione judo, pattinaggio e altre attività di palestra era ormai autonoma e separata giuridicamente dalla sezione calcio),e i soci della proprietà della Terra del Popolo (società spazio libero 2003 S.r.l.), stipularono il contratto per la vendita alla Polisportiva Castelverde dei locali e terreni grazie anche alla collaborazione di 11 amici della Polisportiva (ragazzi cresciuti in palestra e ora adulti con un forte senso di appartenenza allo spirito delle origini e nascita della Polisportiva Castelverde),che sottoscrivono un ipoteca a garanzia del mutuo stipulato. Ed il resto è ora sotto gli occhi dei cittadini del quartiere, che possono essere certi di poter contare su un luogo e su persone che credono nei valori di solidarietà e famigliarità attraverso lo sport.

gli atleti del judo mentre si allenano sul tatami sito nella pista di pattinaggio

A testimonianza di questo, ci sono le nuove leve che si sono sostituite man mano. Roberta, Sara ed Arianna, le tre giovani insegnanti di pattinaggio artistico, che attraverso la loro allegria e vivacità colorano le giornate della Polisportiva. Cristian, il nuovo che avanza. Maestro di judo, coadiuvato dall’immensa esperienza di Fernando, si occupa della presidenza. Anna e Sabrina, che si occupano dei marmocchi che approcciano al judo, facendoli giocare e divertire. Giorgia, la più esuberante del gruppo, insegnante di ginnastica artistica. Per finire, Eleuterio, l’aggiusta-tutto della palestra, insegante di prepugilistica, ma che spesso finisce tra gli atleti di judo per affrontare i ragazzi. Una grande famiglia insomma. E tutto questo, con una statua che rappresenta un maestro che ha significato molto per la palestra, che si è occupato delle peripezie cui si è andati incontro, il maestro di judo Claudio Rosone, a cui è intitolata la palestra stessa.

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