Come è comunemente noto, nelle grandi città diviene sempre più difficile effettuare degli spostamenti, soprattutto in determinati orari. Dove i mezzi pubblici funzionano in modo efficiente, molti rinunciano all’automobile per non rischiare di rimanere imbottigliati nel traffico, e si affidano piuttosto ad autobus, metropolitane e tram. Laddove però, anche i mezzi pubblici non siano in grado di garantire buoni collegamenti con i punti di interesse principali per gli abitanti, come fare? A tal proposito riportiamo il caso di Malatesta, zona residenziale del quartiere Prenestino Labicano che si trova a est della capitale italiana. L’area offre un’ampia gamma di supermercati, negozi, bar, ristoranti, farmacie e molti altri servizi, ed è adiacente al Pigneto, molto frequentato grazie alla sua zona pedonale in cui pullulano i pub nei quali consumare economici apertivi e ascoltare musica fino a tarda notte. Nonostante questi aspetti che dipingono Malatesta come una zona molto piacevole in cui abitare, sono presenti però alcune problematicità, soprattutto legate alla mobilità.

In primis la fermata della metro C che si trova a Malatesta, risulta utile solo se ci si vuole dirigere in direzione est, in quanto nella direzione opposta offre solo due fermate successive. In secondo luogo, purtroppo nella zona sopracitata non vi transitano molti autobus; ed infine le rotaie dei tram sono spesso soggette a lavori di manutenzione, non potendo quindi garantire il servizio. Da questi tre limiti evidenziati emerge che per raggiungere la maggior parte dei luoghi sia necessario effettuare dei cambi di mezzo, non sempre agevoli per via dei ritardi causati dall’eccessivo traffico. Vista l’inefficienza dei trasporti pubblici, si potrebbe pensare allora che possa risultare preferibile ricorrere ai mezzi propri, ma sfortunatamente sorge il problema della scarsità dei posti auto in relazione alla densità abitativa. Essendo una zona residenziale, l’orario di rincaso è generalmente simile, quindi chi arriva dopo un certo orario può dover impiegare anche ore per trovare un parcheggio. Ovviamente, la consapevolezza di avere una sorta di orario limite, entro il quale il posto auto è assicurato, e dopo il quale trovare un ricovero per la macchina sembra quasi un miraggio, disincentiva l’uso di tale mezzo. Considerando complessivamente le due criticità, ovvero la carenza di parcheggi e il malfunzionamento di trasporti pubblici, le uniche soluzioni sembrano ricorrere ad altri mezzi, ad esempio ciclomotori, oppure accettare di dover posticipare i propri appuntamenti, o ancora uscire di casa con abbondante anticipo per incorporare nel tempo necessario allo spostamento ogni eventuale contrattempo.

Descritto lo scenario generale, possiamo ora vedere cosa pensa di questa situazione chi la vive nella sua quotidianità. Valerio, studente del terzo anno di economia presso La Sapienza, ritiene che la zona sia servita da “collegamenti che almeno in teoria sarebbero abbastanza buoni se non fosse che, spesso e volentieri, sopratutto la linea del tram si trova ad essere interrotta, costringendo cosi a fare dei cambi con autobus sostitutivi che però non si sa a che ora passino”. Inoltre, con riferimento al principale tragitto di cui Valerio avrebbe bisogno, ovvero il collegamento Malatesta – Sapienza, egli afferma che “purtroppo non riesce ad essere sempre efficiente, è un percorso che in teoria dovrebbe durare non più di un quarto d’ora, ma spesso si trasforma in un viaggio di quaranta minuti o un’ora”. Infine, anche in merito alla situazione dei posti auto, lo studente non sembra avere un’opinione positiva, infatti dichiara che “durante il giorno si riesce a parcheggiare, ma purtroppo alla sera quando le persone tornano dal lavoro si può impiegare anche mezz’ora o quaranta minuti per parcheggiare”. Un secondo intervistato dà un giudizio molto meno severo sulle inefficienze del quartiere, infatti Gian Marco, lavoratore digitale, ritiene che “tutto sommato i collegamenti per le principali zone, come ad esempio il centro o Trastevere, siano garantiti. Ovviamente spesso ci sono ritardi, ma la cosa non mi disturba molto, poiché, lavorando da casa, prendo mezzi pubblici solo solo per uscire con gli amici”. Inoltre Gian Marco, che non possiede un’automobile, non risente della scarsità di posti auto, infatti egli afferma che “dato che lavoro in smart working non devo fare molti spostamenti, e per quei pochi che faccio utilizzo i mezzi pubblici, quindi sinceramente non mi sono mai posto il problema della difficoltà a trovare parcheggio”.

Grazie alle interviste condotte è emerso come anche una situazione che sembra oggettivamente critica, per alcuni può in realtà non rappresentare un problema. In base al proprio stile di vita e alla propria routine quotidiana, nonché agli interessi personali, l’inefficienza dei servizi pubblici di mobilità può risultare significativa o meno. Per Valerio i vari ritardi e i mal collegamenti dei mezzi incidono molto sulla sua capacità di recarsi quotidianamente in università con celerità; mentre per Gian Marco, che lavora da casa ed effettua pochi spostamenti e soprattutto per motivi di svago personale, tollerare le inefficienze è molto più facile. Aldilà delle opinioni personali, è innegabile che disservizi di questo genere esistano, tanto nel quartiere in esame come in tutta Roma e in molte dei grandi centri abitati italiani. Gli enti pubblici, sia a livello territoriale che a livello nazionale, dovrebbero avere una maggiore consapevolezza circa l’impatto che il malfunzionamento di determinati servizi può avere.
Sicuramente le finanze dello Stato italiano non sono nelle condizioni tali da poter effettuare ingenti spese pubbliche per delle migliorie, dato che spesso anche dei servizi essenziali come la sanità non riescono ad essere garantiti. Si potrebbe però valutare l’aspetto di retroazione di un investimento di questo genere: a fronte di una maggiore efficienza i cittadini sarebbero più soddisfatti della mobilità pubblica, e quindi si incorrerebbe in meno elusioni del pagamento del biglietto e gli utenti potrebbero anche essere disposti ad accettare un rincaro di prezzo. Per le casse dello Stato quindi si tratterebbe di affrontare un’iniziale esborso di denaro, che non sarebbe però a fondo perduto, in quanto poi i cittadini spenderebbero di più (e anche più volentieri) in tali servizi. Fare scelte di allocazione in presenza di scarsità di risorse è un problema sul quale le scienze economiche si stanno ancora interrogando, infatti in tutte le scienze non esatte si procede per tentativi, e solo l’esperienza può mostrare quale sia il sentiero migliore da percorrere. Concludendo, possiamo dunque affermare che non vi sia una soluzione specifica al malfunzionamento dei servizi pubblici, ma sicuramente la presa di coscienza dell’esistenza del problema e il successivo apporto di miglioramenti, anche limitati, sarebbero il punto di partenza, al quale però non siamo ancora giunti.

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