Mi guardo intorno e vedo un quartiere cambiato. La popolazione è cresciuta in modo esponenziale, il che ha comportato il non riconoscersi più come una volta, come 30 anni fa dove ci si conosceva tutti. L’altra faccia della medaglia è che i servizi di prima necessità hanno subito un notevole miglioramento. Ci sono molti autobus che percorrono tratte diverse, dal collegamento con la stazione della metro c alla fermata del treno di Lunghezza, quartiere limitrofo a Castelverde”. Dichiarazioni di Carlo, un abitante storico di Castelverde. Parole che ricordano le umili origini del quartiere (fondato negli anni 50 da un gruppo di migranti di origini marchigiane), e che protraggono uno sguardo verso le future generazioni, con la consapevolezza che Castelverde diverrà il “centro città” nella periferia. 

DALLE ORIGINI AGLI ANNI 200

Castelverde nasce nel Secondo dopoguerra, a seguito della costituzione di una cooperativa di agricoltori marchigiani, provenienti in massima parte da Arcevia e altri paesi della provincia di Ancona. Dopo aver fondato la Società Anonima Cooperativa Coltivatori Diretti ( S.A.C.C.D) acquisirono e presero possesso di una terra del Duca Mario Grazioli, all’epoca chiamata Castellaccio. Attraverso delle opere di bonifica, riuscirono ad adibire i lotti di terra loro assegnati alla coltivazione, con l’intento di ricavarne una rendita. I primi anni le famiglie vissero in una situazione sociale ed abitativa disagiata, tanto che i braccianti furono costretti a vivere collettivamente dentro un capannone denominato l’Ovile, sito nell’attuale borgata Villaggio Prenestino. Il 30 settembre 1966, grazie alla richiesta dell’allora parroco don Alfredo Maria Sipione verso Amerigo Petrucci, sindaco di Roma, il quartiere cambiò nome in Castelverde.

Durante gli anni 70 Castelverde subisce un processo di modifica dei lotti agricoli. I terreni avevano acquisito un certo valore, ed i cittadini di Castelverde iniziarono la costruzione di una lunga serie di case in condizioni di abusivismo che poi successivamente verranno condonate. Da questo abusivismo Castelverde trascina oggi nelle sue radici il congestionamento da traffico quasi urbano e tanti altri aspetti negativi tipici delle periferie romane sorte in fretta, dove ai primi lottizzatori si sono troppo spesso e velocemente sostituite le medie e grandi imprese costruttive. Dalle prime casette si è passati alle villette con giardino, con dei prezzi immobiliari fuori dal mercato.

Nonostante le difficoltà abitative, i cittadini possedevano un forse senso di comunità e voglia di crescere. Nel 1974, grazie alla volontà di 13 persone e dell’allora parroco Don Alfredo sorse la Polisportiva Castelverde. Divenne un’importante luogo di aggregazione per i giovani, che potevano praticare diversi sport come il Judo ( da sempre sport prediletto della Polisportiva), Karate, pattinaggio e ginnastica artistica.
Negli anni 2000, grazie all’ulteriore sviluppo del mercato immobiliare, il quartiere ha conosciuto un’ulteriore espansione, con la costruzione di un’area denominata “ Lunghezzina II”.

                             CASTELVERDE E LE NUOVE GENERAZIONI

Passando per la via principale di Castelverde, Via Massa di San Giuliano, si notano numerose attività commerciali, studi dentistici e pediatrici che la dipingono come un quartiere in cui poter sostenere una vita soddisfacente. Esiste una parte della popolazione che evidenzia delle peculiarità. Federico, un giovane del quartiere afferma: “Castelverde è si un ottimo luogo per vivere, ma a noi giovani servono degli stimoli per poter vivere al meglio delle nostre possibilità la vita del quartiere. Stimoli che possono essere dati dalla presenza di un luogo adibito alla cultura, dove potersi confrontare criticamente su argomenti più elevati. Sul territorio di Castelverde è necessaria la presenza di una biblioteca. Noi giovani universitari siamo costretti a rivolgerci altrove per trovare degli spazi dove poter attingere alla documentazione”.

Un gruppo di ragazze e ragazzi hanno dato vita ad una serie di iniziative per supplire a questa mancanza di luoghi di aggregazione. L’associazione a cui hanno dato vita, Laboratorio Pensieri in Circolo, ha ideato una serie di incontri che si sono diversificati in due filoni: Parola al centro, il vero punto di forza, incontro di riflessione in cui si discute una parola diversa ogni mese, e LabPicnic, un laboratorio di lettura critica dove vengono analizzati dei romanzi. “Uno dei principali obiettivi che ci siamo prefissati con il Laboratorio è quello di riuscire a coniugare la nostra azione territoriale con quanto accade su scala comunale, nazionale e internazionale. Vogliamo portare anche nei nostri quartieri quei discorsi che inevitabilmente hanno una dimensione sistemica e globale. Perché di quel tutto facciamo parte anche noi, ci coinvolge direttamente” le parole di Mirko, uno dei fondatori dell’Associazione. Per i giovani, Castelverde non può essere solo “un dormitorio”, un quartiere così ricco di giovani intraprendenti deve riuscire ad emergere, deve assomigliare e tendere la mano verso il centro della città, per far sì che non esistano cittadini di serie a e di serie b. Parole rivolte anche al nuovo Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che durante la campagna elettorale si è confrontato con i castelverdini, raccogliendo le istanze di cittadini che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

Storicamente, il VI municipio è collegato ad una forte tradizione e vicinanza ai partiti di sinistra. Nelle ultime due elezioni amministrative il trend è stato abbandonato. Nel 2016, con l’elezione di Virginia Raggi come sindaca di Roma, il VI municipio è stato stregato dalla campagna populista dei grillini, improntata su una destabilizzazione della figura del politico, attraverso il ricorso a delle figure negative, come il termine “poltrona”, utilizzato per dire come i politici siano attaccati al loro posto in Parlamento. L’onta dell’antipolitica è proseguita nelle elezioni da poco concluse, dove si sono ripercosse alcune tematiche a livello nazionale, come la paura del migrante ed una maggiore sicurezza nelle strade dei paesi, con una presenza sempre più ingente delle forze dell’ordine.

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