BERLINO – Finale di Coppa del Mondo 1970, via al calcio d’inizio. Colpo di scena: Pelé ferma l’arbitro perché ha bisogno di legare i lacci delle scarpe. Alla telecamera non scappa la scena: tutto il mondo – che aspetta una finale mondiale da quattro anni – è concentrato sulla scarpetta Puma del campione brasiliano.

Che cosa sara passato per la testa a Pelé in quel momento? Impazzito? Emozionato? Sfacciato? Niente di tutto questo: per Pelé bisognava mantener fede prima di tutto ad un contratto, quello di adempiere ad una richiesta  precisa. Il rappresentante della Puma, Henningsen, infatti,  gli aveva offerto ben 120 mila $ per indossare quelle scarpe e far vedere la scarpa in diretta mondiale. Fu quello uno dei trionfi di Puma su Adidas nei primissimi anni di battaglia per la supremazia nell’allora neonato mercato sportivo.

Ma la storia dei due marchi cult dello sport mondiale ha origine nella Germania degli anni ’20: due fratelli, Rudolf e Adolf Dassler, delle scarpe di cuoio, un negozio (quello della madre). L’intraprendenza dei due giovani fa il resto:  fondano una fabbrica nella vicina Norimberga e si specializzano in calzature sportive, soprattutto per calcio e atletica leggera.

Il successo dell’ americano Jesse Owens alle Olimpiadi del 1936 ne sancisce la popolarità: Owens vince le gare veloci proprio indossando le scarpe dei fratelli Dassler.

Ma questo strepitoso trionfo non basta a colmare le divisioni prima di tutto politiche dei due fratelli: nel 1948 avviene la separazione, con Rudolf che fonda la “Puma” e Adolf la “Adidas” (quest’ultimo era detto “Adi” Das-sler). I due marchi diventano nemici e a tutt’oggi si contendono, con la Nike, il mercato degli articoli sportivi: la Puma è il terzo produttore al mondo, l’Adidas il secondo.

Lo scorso lunedì,  dopo 60 anni, la svolta: una partita di calcio organizzata proprio nella cittadina bavarese di Herzogenaurach, che all’epoca si divise seguendo l’uno o l’altro fratello e dove oggi hanno la sede principale le due aziende produttrici di articoli sportivi.

La nota congiunta delle due aziende ha spiegato che lo scopo dell’iniziativa è stato quello di «radicare la consapevolezza dell’importanza di una convivenza pacifica». La riconciliazione ha comunque ragioni prima di tutto economiche: nel 2007 la maggioranza di Puma è nelle mani di Ppr, il colosso del lusso francese gestito da François-Henri Pinault (suoi marchi come Gucci o Yves Saint Laurent); Adidas invece  è di proprietà di un numero più ampio di azionisti.

La partita è stata organizzata in occasione della giornata internazionale della Pace “Peace One Day” promossa dallo stesso Gilley – un giorno della pace, di tregua e di non violenza, un invito a tutte le nazioni e i popoli a onorare la sospensione delle ostilità il 21 settembre di ogni anno. Perché questo giorno sia ricordato come il giorno della riunificazione, Adidas e PUMA hanno collaborato sulla divisa della partita che ha unito le tre famose stripes di Adidas con la memorabile icona Puma. Solo 80 i kit prodotti, venduti per raccogliere fondi.

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