La crisi nazionale a seguito della pandemia da covid-19 ha portato conseguenze importanti sotto tanti aspetti; l’aver causato gravi problemi in ambiti quali quello sanitario, economico e sociale, ha evidenziato la necessità di apportare delle modifiche a quelli che sono i pilastri di un paese sano e moderno.

L’Italia è uno dei 27 Stati membri dell’Unione Europea la quale, nel corso di questi anni, dallo scoppio della pandemia, ha giocato un ruolo estremamente importante. Alcuni paesi europei hanno subito maggiori perdite rispetto ad altri, fra questi, proprio l’Italia. A sostegno e supporto del nostro e di altri paesi ugualmente bisognosi di maggiori aiuti, l’Unione Europea è intervenuta in maniera repentina, istituendo progetti e stanziando fondi.

Le questioni e gli obiettivi alla base degli interventi europei convergono tutti in un unico obiettivo: la ripresa e il risanamento, economico e sociale, dei paesi vittime della crisi pandemica. Al centro dell’attenzione sono stati messi punti e obiettivi ritenuti di fondamentale importanza per il futuro di un paese; digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Tutti aspetti a dir poco centrali nel processo di ricostruzione nazionale.

Le manovre di maggior impatto sono quelle con cui l’Unione Europea ha erogato fondi, destinati ad essere investiti per il raggiungimento degli obiettivi di ogni paese destinatario di quei fondi. Su questa linea si inserisce il PNRR, ovvero, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; un pacchetto da 750 miliardi di euro da suddividere tra i paesi in difficoltà, compreso il nostro. Il Piano prevede che ognuno dei paesi destinato a ricevere i fondi, proponga un proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con il quale intervenire sulle problematiche post-pandemia.

L’Italia ha stilato il suo Piano Nazionale, il quale prende il nome di Italia Domani, nome che suggerisce l’ambizione del paese a risanarsi e rinnovarsi. I punti citati nel Piano rendono perfettamente chiara l’idea di voler ricostruire il paese partendo dal presupposto che le problematiche economiche e sociali causate dalla pandemia, provengono da mancanze ed errori già presenti in precedenza a quest’ultima.

Sono 248 i miliardi investiti nel progetto Italia Domani, con i quali, entro il 2032, il paese si propone di intervenire su: sanità, inclusione, digitalizzazione, innovazione, cultura, ecologia, mobilità, istruzione. Gli interventi verranno applicati su tutto il territorio italiano, a seconda delle necessità locali. A tal proposito è importante sottolineare che il 40% dei fondi del PNRR sono stati messi a disposizione per il risanamento e la crescita economica nel mezzogiorno, così da intervenire anche sul pesante divario che c’è tra il nord e il sud Italia.

Il piano è partito molto bene, i progetti studiati sono iniziati e qualche risultato è stato portato a casa. Nei due anni successivi alla pandemia, nel mezzogiorno si è verificato un aumento rilevante del PIL. Questo dimostra il peso della messa in atto del PNRR. Complessivamente è doveroso comprendere come le idee e i progetti su cui investire i fondi stanziati dall’UE, siano stati notevoli: una nuova Italia, su cui progettare e investire, per un domani migliore.

Al netto della questione, ci ritroviamo oggi con alcuni dubbi riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dubbi che nascono in seguito ad un arresto del progetto; un arresto dovuto all’errata gestione dei fondi e, probabilmente, ad un progetto forse troppo ambizioso per il nostro paese; un progetto nobile, con il quale la classe dirigente non era forse pronta ad interfacciarsi.
La crescita del PIL nel mezzogiorno si è interrotta, e anzi, è nuovamente in negativo. I progetti riguardo la mobilità e le infrastrutture sono stati bloccati, lasciando a metà lavori che avrebbero portato soluzioni importanti ai cittadini. Lo stato attuale delle cose torna a mettere in evidenza il divario tra nord e sud; un divario che sembrava sulla via del tramonto, all’inizio del PNRR.

Tutto lascia credere che il PNRR si sia rivelato alla fine più complesso del previsto. La complessità sta nel fatto che non si tratta solo di prendere soldi in prestito e stilare dei progetti sui quali investirli. Si tratta di un impegno molto più grande; i progetti devono essere ben pensati e ben gestiti, la classe dirigente deve monitorare e intervenire sull’esecuzione dei vari progetti in campo, il Piano Italia Domani deve dimostrare di essere all’altezza di ricevere quei fondi e soprattutto di saper portare a termine gli obiettivi decisi.

Lo scorso 16 Gennaio, al governo si è discusso proprio della ripresa del PNRR e dell’impegno fondamentale che il governo stesso deve impiegare nell’effettiva realizzazione dei progetti. Si è di nuovo parlato di mezzogiorno, di agricoltori, per i quali la presidenza del consiglio ha aumentato a 8 miliardi i fondi destinati ad essi, di ricostruzione e acquisto di treni ad emissioni ridotte in Emilia Romagna, Toscana e Marche. Dunque, le criticità ci sono, e non sono poche, ma forse lungo la strada i frutti verranno raccolti, magari non tutti, o non nei tempi previsti, ma qualcosa raccoglieremo.

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