Loro non sono né cittadini italiani né del paese d’origine: sono invisibili.”

Ormai su tutti i mass media dilaga l’immagine virale della borseggiatrice di Milano. Il fenomeno del borseggio sta, repentinamente, usurpando le metropoli italiane. Ma se, nella fattispecie, trattasi di ragazze incinte di etnia rom, cosa si nasconde dietro stridule voci, mani predatorie e pance in mostra? Indubbiamente una situazione frammentata e disomogenea, come spiega la dott.ssa Osella Carla – sociologa, pedagogista, pubblicista e scrittrice – che, dopo aver fatto volontariato presso i campi abusivi e vissuto rispettivamente con sinti e rom, ha fondato l’ A.I.Z.O., l’Associazione Italiana Zingari Oggi.

Di che cosa si occupa l’associazione A.I.Z.O. rom e sinti?

L’associazione A.I.Z.O rom e sinti è nata a Torino nel 1971 allo scopo di difendere i diritti civili e politici della popolazione rom, sinto e dei caminanti, spaziando in tutti i settori della vita quotidiana, a partire dall’ inserimento scolastico, abitativo, economico fino a quello lavorativo. Ci occupiamo – anche – di coloro che sono istituzionalizzati. 

Qual è la situazione dei rom e dei sinti oggi in Italia?

Prima dell’arrivo in massa della comunità rumena, si pensava a una soluzione per i rom di antica data, presenti sul territorio italiano. Ma l’arrivo di oltre 100 mila rom dalla Romania ha incrementato la tensione. Questa fascia si è diretta nei campi rom, in nuove aree. Tuttavia la Sicilia non ha quasi più nessuna area di sosta, come in Sardegna e in altri comuni delle regioni italiane.        

Ai bambini è garantita l’istruzione?

Tutta la famiglia concorre al benessere del bambino. L’origine romaní comporta una tradizione tipicamente orale. Nonostante ciò, molte famiglie sono interessate all’inserimento scolastico e al mondo del lavoro. Poi, ci sono anche famiglie poco avvezze all’istruzione scolastica.                                                                                                  I sinti fecero, quando nacque A.I.Z.O., richiesta per ricevere un’istruzione. La scuola è un ponte di collegamento: bisogna verificare se sia presente, anche, la possibilità di andare in loco, per esempio grazie allo scuolabus. Indubbiamente ci sono alti e bassi legati alla frequenza.

Come ha cambiato la vita dei rom e dei sinti l’assetto del nuovo governo?

Quando Salvini era Ministro degli Interni pontificava sui bambini, ma non c’è nessun bambino abbandonato nei campi: per queste famiglie è onorevole avere tanti figli. Sarebbe interessante incontrare la Meloni. Per quel che riguarda i rom si possono intraprendere tante iniziative, bisogna essere coraggiosi. Attuare politiche di inclusione è il primo passaggio.

Quali sono i modelli abitativi dei rom e dei sinti?

Questo spetta agli enti locali. Ci sono famiglie che hanno lasciato i campi- sosta, è una scelta politica chiara. Si sceglie di acquistare appezzamenti di terreno, ma non avendo i soldi non sono terreni edificabili: si tratta di terreni agricoli. La comunità è patriarcale e presenta problemi di sovraffollamento nei campi. Si sogna, spesso, un campo privato, una casa o di vivere in un villaggio. I governatori delle Regioni dovrebbero intervenire contro l’occupazione abusiva. Ad alcuni manca il lavoro.  Una minoranza fa fatica a inserirsi, chi ha più strumenti culturali potrebbe sostenere gli altri: alcuni rom – infatti – sono laureati e potrebbero aiutare i loro coetanei. La solidarietà del popolo rom è un valore fondamentale.

Mi descrive l’evoluzione della figura femminile nella tradizione zingara?

Il primo fenomeno evolutivo è stato il fatto che le donne guidassero. Successivamente le ragazze uscivano con la gonna, ma indossavano anche i jeans. Prima c’era un’esplicita richiesta di sottomissione nei confronti della nuora. Ora le ragazze non sono più così sommesse, si sono emancipate, questo le ha fatte crescere: sono indipendenti, anche, con il loro uomo. L’evoluzione nasce con una presa di coscienza. Anche se gli uomini tendono ancora a sovrastare perché non è facile per loro, la libertà della coppia rappresenta il futuro delle nuove generazioni. Le comunità si conoscono tramite Internet, i ragazzi si domandano: “Perché avere 10 figli?”. Questo è un concetto del passato, non attualizzabile oggi.

Ci racconta un accadimento rilevante, relativo alla storia dei rom e i sinti, come il genocidio Porrajmos?

Negli anni passati abbiamo girato tutti i lager. Un genocidio è stato dimenticato: con 500.000 morti, rom e sinti hanno pagato di non essere la razza ariana. Un sociologo rom ha affermato che dei 10 milioni di rom presenti in Europa all’epoca, dopo la guerra se ne contavano solo due milioni e mezzo. Fucilati per strada, uccisi barbaramente, non si sa quale sia il numero reale di chi ha pagato con la vita.

Molti rom non sono in possesso dei documenti e sono oggetto di pregiudizi. È per questo che non vengono assunti regolarmente?

Il diritto di avere i documenti è fondamentale, loro non sono né cittadini italiani né del paese d’origine, sono invisibili. Non possono ottenere nessun permesso di soggiorno, né avere la residenza. I rom che sono nati in Italia, infatti, non sono stati registrati dai genitori nei paesi d’origine e non hanno nessun documento, se non il certificato di nascita.

Tra i mass media sta spopolando l’immagine della ragazza incinta che ruba. Le borseggiatrici sono indotte a rubare, con il pretesto della gravidanza?

 Alcune famiglie si alleano e si dedicano al furto. Le donne sono incinte per non essere arrestate ma questo non è abituale: fare tanti figli è un fattore culturale, ordinario e legato a un retaggio del passato. Molti rom lavorano e alcune immagini che vengono trasmesse dai mass media sono un caso a se stante. Si tratta di atti legati ad alcuni sottogruppi e occupazioni rom. Ciò che non è giusto – in quanto contro la legge -, è illegale. Ed è illegale sempre: bisogna essere chiari con il popolo rom e sinto.

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