Roma e il turismo: da “città aperta” a “città deserta

Nel 1786, un turista tedesco scriveva: “L’ansia di giungere a Roma era così grande, aumentava tanto di momento in momento, che non aveva tregua […]. Eccomi qui adesso tranquillo e, a quanto pare, placato per tutta la vita.”. Con queste parole Johann W. Goethe esprimeva il suo stato d’animo all’arrivo nella Città Eterna nella sua opera Viaggi in Italia (Oscar Mondadori, 2012).

Se lo scrittore, da gran viaggiatore qual era, avesse vissuto questo momento storico, cosa avrebbe provato una volta giunto in una Roma semi-deserta? Lo scenario che gli si sarebbe presentato di fronte probabilmente sarebbe stato questo: piazze vuote o quasi, musei senza file, negozi svuotati dalla presenza dei clienti.

Roma, che da sempre accoglie in questo periodo dell’anno una media di 29 milioni di turisti (dati Istat aggiornati al 27 novembre 2019), oggi si ritrova ad affrontare un netto calo di turisti a causa dell’emergenza Covid-19 e delle misure di contenimento conseguenti.

L’epidemia, che ha cominciato a espandersi pian piano sul nostro territorio da questo febbraio, ha costretto la capitale a rinnovare il suo status di primate del turismo italiano a semplice città turistica. Oggi i visitatori che sfidano la paura di viaggiare oltre i loro confini ammettono di trovare una città grigia, privata della sua energia e della sua spettacolarità. I monumenti, le piazze e le vie del centro storico presentano un fascino decadente e cupo, dovuto anche allo scetticismo dei suoi abitanti, che in questi mesi si sono ritrovati soli e inermi dinanzi a una Roma ferita e spogliata della sua forza: il turismo.

Apparentemente il sole estivo sembra essere tornato, seppur flebile, a splendere sul cielo di Roma; gli alberghi tornano a essere popolati, i ristoranti a fatturare e i negozi a riempirsi, seguendo sempre le norme di distanziamento imposte dal governo. Tuttavia, a soffrire di più per le restrizioni sono i settori dello spettacolo e della cultura, che si sono visti annullare concerti, manifestazioni ed eventi che non avrebbero potuto garantire le linee guida del distanziamento sociale.

Nulla di simile sembra essere accaduto a Roma prima d’ora. Prendiamo, per esempio, la fase dei cosiddetti “Anni di Piombo”: un periodo in cui la città è stata sconvolta dalla presenza del terrorismo e da atti di violenza urbana, ma, nonostante ciò, il turismo ha resistito e le strade non hanno smesso di essere affollate. Probabilmente un paragone con quanto oggi sta succedendo si potrebbe fare con gli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando la popolazione europea tutta era rimasta coinvolta nell’orrore del conflitto bellico. Tale riflessione viene anche dal fatto che molto spesso questa epidemia è stata equiparata a una guerra, quando invece stiamo parlando di una questione di crisi sanitaria.

In conclusione, questo virus sembrerebbe aver minato la stabilità non solo economica, ma anche sociale di una città, come quella di Roma, che in secoli di storia è sempre riuscita a non farsi abbattere dagli eventi circostanti. Tuttavia, il periodo che stiamo vivendo ha permesso, pur ammettendolo con una nota amara, la riscoperta della Urbe da parte dei suoi stessi abitanti, che forse, a causa della continua presenza di turisti, non potevano apprezzare a pieno.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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