La pandemia da COVID-19 ha costretto molte persone a lavorare da casa e ha fatto emergere la necessità di un cambio di passo nell’organizzazione del lavoro. Ben prima della pandemia la tecnologia ci consentiva di lavorare da remoto e alcune aziende già lo facevano ma la maggior parte era restia, ancorata ad un vecchio paradigma. Il cambiamento c’è stato dal giorno alla notte e pare aver funzionato. Parliamo dello smart working.
Lavoro agile in numeri
Nel 2020 l’emergenza sanitaria ha visto il 40% degli occupati lavorare forzatamente da remoto, nel periodo pre-pandemico erano solo l’11%. Nel 2021 erano il 32%, mentre oggi sono 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021. Mentre è in crescita nelle grandi imprese, la percentuale di lavoratori da remoto è diminuita soprattutto nella PA e nelle PMI. Maggiori informazioni emergono dal policy brief “Il lavoro da remoto: le modalità attuative, gli strumenti e il punto di vista dei lavoratori“, realizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche (INAPP). Per informazioni sempre aggiornate visitare l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
Cos’è lo smart working e quali sono stati i suoi effetti?
Lo smart working ha preso il sopravvento durante la pandemia. Si tratta di una modalità organizzativa di lavoro diversa ed implica l’utilizzo di strumenti digitali per la gestione del lavoro e la collaborazione, ad esempio piattaforme di videoconferenza, chat di gruppo e strumenti per la gestione di progetti.
Lo smart working sembra aver avuto diversi effetti positivi sui lavoratori, a partire da un maggiore equilibrio tra vita professionale e privata, una maggiore flessibilità nella gestione del proprio tempo e la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo con una connessione internet (questo non vale naturalmente per tutti: dipende dall’azienda, il settore per cui si lavora, il tipo di lavoro, etc.). Tuttavia, ha saputo mettere in difficoltà. Ad esempio, la difficoltà nel separare la vita professionale da quella privata e, soprattutto, la mancanza di interazioni sociali, cui segue il rischio di isolamento.
Effetti positivi dello smart working sembrano averli sperimentati anche le aziende. In alcuni casi si è assistito ad una maggiore produttività dei dipendenti e ad una riduzione dei costi di gestione dell’ufficio (con un risparmio anche in termini di emissioni di CO2 per la mancanza, ad esempio, di spostamenti casa-ufficio). Ma lo smart working attrae. Molti lavoratori, soprattutto più giovani, valutano le opportunità di lavoro da remoto come un vantaggio importante. Ma anche in questo caso le aziende devono fronteggiare alcune difficoltà. La difficoltà di gestire e coordinare i gruppi di lavoro, il rischio di una perdita di coesione per mancanza di contatti e di stimoli, e la necessità di investire in tecnologie e strumenti per supportare il lavoro da remoto.
Infatti, i lavoratori, per poter lavorare efficacemente da casa hanno bisogno di risorse e strumenti adeguati e i datori di lavoro devono fornire ai loro dipendenti tali strumenti. E devono fornire anche supporto psicologico per gestire lo stress, il carico di lavoro e consentire loro di mantenere un buon equilibrio mentale.
Alcune tendenze
Di fatto, le ultime tendenze comprendono, come accennavamo pocanzi, l’utilizzo di strumenti digitali per la gestione del lavoro e la collaborazione, di conseguenza, molti datori di lavoro stanno investendo in tecnologie e soluzioni per rendere il lavoro da casa più efficiente. Inoltre, un’altra tendenza è quella di offrire supporto psicologico ai dipendenti per arginare stati di ansia e isolamento degli stessi. C’è poi un ulteriore tendenza, ossia l’attribuire sempre maggiore importanza alla sicurezza informatica, specie quando si lavora da casa.
Non se ne ha certezza però, è ipotizzabile che in futuro, chi lavora da casa potrebbe preferire vivere in aree più rurali e ciò potrebbe portare ad un aumento della domanda di case in quelle zone, e ad un allentamento della pressione nei grandi centri urbani. Allo stesso tempo, le aziende potrebbero ridurre la domanda di uffici in affitto nelle aree centrali della città o scegliere sedi più piccole.
Come e dove lavoreremo in futuro non lo sappiamo ancora. Le variabili sono tante, come l’evoluzione delle tecnologie digitali, i cambiamenti nell’economia, nei modelli di business, nell’organizzazione del lavoro ed anche le preferenze degli stessi lavoratori. Risulta probabile che ci sarà un aumento dello smart working che, nonostante tutto, sembra essere stato apprezzato tanto dalle aziende quanto dai lavoratori. Molte aziende potrebbero decidere anche in futuro di offrire una maggiore flessibilità nel lavoro e, almeno in parte, consentire ai dipendenti di lavorare da casa.