A seguito della caduta del regime fascista e con la Nascita della Repubblica Italiana nel 1946 siamo entrati in una fase di 75 anni di elezioni democratiche, condita da diverse leggi elettorali, le quali differenziandosi l’una dall’altra per il loro differente funzionamento hanno mostrato la loro capacità di poter influenzare il risultato elettorale.

COSA E’ UNA LEGGE ELETTORALE?

Quando parliamo di legge elettorale, facciamo riferimento ad una legge di fondamentale importanza in tutte le democrazie. Questa legge detta le regole attraverso le quali i cittadini eleggono i rappresentanti del popolo nelle varie istituzioni. Le leggi elettorali disciplinano con esattezza le modalità di presentazione delle liste dei candidati alle elezioni, le opzioni di scelta disponibili per gli elettori, il numero dei collegi da ripartire e le modalità di assegnazione dei seggi delle assemblee legislative. Ricostruiamo la storia delle leggi elettorali italiane ed il modo in cui queste hanno influenzato i risultati elettorali.

LEGGE PROPORZIONALE CLASSICA

Successivamente alla caduta del regime fascista e alla nascita della Repubblica Italiana, fu approvata la cosiddetta legge proporzionale classica che, subendo nel corso del tempo modifiche minime, ha regolato lo svolgimento delle elezioni politiche italiane per quasi 50 anni, fino al 1993.

La Camera dei deputati veniva eletta su base nazionale con la presenza di 32 circoscrizioni plurinominali. Il numero dei seggi variava a seconda della popolazione e venivano eletti i candidati con il maggior numero di voti.

Il Senato veniva invece eletto su base regionale. Ogni regione aveva un numero di seggi proporzionali ai seggi ad essa assegnati al Senato. In ciascun collegio erano eletti i candidati con più del 65% delle preferenze (altrimenti venivano eletti i più votati di ciascuna lista).

LA LEGGE ELETTORALE DEL 1953

L’unica vera eccezione della Prima Repubblica fu rappresentata dalla legge elettorale del 1953, nota a molti come “Legge truffa”, appellativo che le fu coniato dalle opposizioni. Il provvedimento legislativo, composto da un singolo articolo, era nato da un’idea del governo De Gasperi, ed introduceva un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi. Rimaneva invece invariata la situazione al Senato, dove continuava ad essere applicata la legge precedente.

Questa legge veniva considerata come un rischio di una pericolosa involuzione democratica, tanto che anche nella coalizione di governo si creò dissenso. La conseguenza fu che alcune componenti liberali e socialdemocratiche abbandonarono il centro con l’intento di non far raggiungere il quorum alla DC e i suoi alleati (PSDI, PLI, PRI).

Alle elezioni del 1953 diversi partiti (DC, PSD, PLI, PRI, SVP, Partito Sardo d’Azione) si presentarono sotto forma di coalizione per ottenere il premio di maggioranza, ma visto il forte calo della DC, ottennero “solamente” il 49,8% dei voti, così che non scattò il premio di maggioranza previsto. Venne abrogata con la legge del 31 luglio del 1954, in seguito al fallimento delle elezioni, senza aver praticamente prodotto gli effetti per i quali era stata emanata.

LA LEGGE MATTARELLA

La legge Mattarella o Mattarellum, attuata in seguito a referendum abrogativo del 18 aprile 1993, era nata per superare l’instabilità politica creatasi a causa del precedente sistema proporzionale. Veniva introdotto in Italia per la prima volta un sistema elettorale misto.

Alla Camera il 75% dei seggi veniva assegnato con metodo maggioritario mentre il 25% restante dei seggi assegnato con sistema proporzionale. La suddivisione era in 475 collegi uninominali con una soglia di sbarramento 4%.

Al Senato il 75% dei seggi veniva assegnato, così come per la Camera, con metodo maggioritario. Il 25% dei seggi restanti era assegnato invece tramite un proporzionale che recuperava i più votati che non erano stati eletti precedentemente. La suddivisione era qui in 232 collegi uninominali.

Tale meccanismo, ribattezzato anche come “Minotauro” in virtù della sua natura ibrida, ha costituito uno dei principali elementi che hanno segnato il passaggio dalla Prima Repubblica alla Seconda Repubblica. La preponderante componente maggioritaria aveva lo scopo di favorire lo sviluppo della forma di bipolarismo, permettendo l’alternanza di governo fra due partiti o grandi coalizioni seguendo un modello già esistente nelle maggiori democrazie occidentali. Di fatto i governi che si sono formati sotto il Mattarellum hanno prodotto sempre risultati bipolari verso il centro-destra o verso il centro-sinistra.

LA LEGGE CALDEROLI

Nel 2005 con la legge Calderoli, detta Porcellum, entrò in vigore un sistema proporzionale corretto con un cospicuo premio di maggioranza attribuito su base regionale al Senato e diverse soglie di sbarramento. Ha disciplinato l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in Italia nel 2006, 2008 e 2013.

Alla Camera la coalizione vincente acquisiva almeno 340 seggi su 630 totali, indipendentemente dal totale dei consensi raccolti nelle elezioni. Nell’ultima tornata il centrosinistra si era garantito in questo modo il 54% dei seggi pur avendo conquistato solo il 29,5% dei voti.

Al Senato, invece, il premio di maggioranza era su base regionale. Ogni regione assegnava un certo numero di senatori, ma il 55% dei seggi andava in automatico alla coalizione che raccoglieva più voti. Così in Lombardia il centrodestra aveva conquistato 27 seggi su 49. Il 55%, appunto, pur avendo messo insieme solo il 37,62% dei voti.

Fu molto probabilmente la legge elettorale maggiormente contestata della storia della Repubblica. Uno dei punti più contestati della legge furono senza dubbio le liste bloccate (in questo caso l’elettore non poteva esprimere preferenze sui singoli candidati ma poteva votare solo il simbolo del partito; i parlamentari venivano dunque eletti in ordine di lista in base alle scelte delle segreterie dei partiti).

Nel gennaio del 2014, con la sentenza n. 1/2014, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale parziale della legge Calderoli, abrogando così il premio di maggioranza e ripristinando la possibilità di esprimere un voto di preferenza a discapito del voto su liste bloccate.

L’ITALICUM

Con Italicum si intende la legge elettorale proposta nel 2014 su iniziativa di Matteo Renzi e del Partito Democratico. La necessità nasceva dall’incostituzionalità parziale della legge Calderoli. Il soprannome Italicum nasceva nel 2014 dall’allora segretario del PD Matteo Renzi, suo principale promotore (fino a fine gennaio 2015 era appoggiato anche da Forza Italia e Silvio Berlusconi, con il quale aveva stretto il Patto del Nazareno).

Nata per disciplinare l’elezione della Camera dei deputati  dal 1º luglio 2016, la legge prevedeva un sistema proporzionale con eventuale doppio turnopremio di maggioranzasoglia di sbarramento e cento collegi plurinominali con capilista “bloccati”. Fino all’entrata in vigore del Rosatellum nel novembre del 2017 per il Senato era rimasta in vigore invece la Legge Calderoli. Nel gennaio 2017 la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il secondo turno di ballottaggio, lasciando in atto il premio di maggioranza valido per la lista che avrebbe ottenuto il 40% dei voti validi al primo (e di conseguenza unico) turno.

L’Italicum non è mai stato applicato, essendo stato abrogato in seguito all’entrata in vigore della nuova legge elettorale Rosatellum.

IL ROSATELLUM

Il Rosatellum prende il nome dall’ideatore, il deputato del PD Ettore Rosato. E’ la legge elettorale con cui si è votato nel 2018 e con cui si voterà alle prossime elezioni del 25 settembre con la nuova composizione del Parlamento, data la riduzione a 400 deputati e 200 senatori e in seguito alla legge costituzionale 1/2021 che da la possibilità a tutti i cittadini maggiorenni di far parte dell’elettorato attivo per entrambe le Camere.

Il sistema rappresenta un mix tra maggioritario e proporzionale. Un terzo dei seggi di Camera e Senato viene assegnato con un sistema maggioritario, sistema che spinge i partiti a coalizzarsi per trovare quello che potrebbe essere il candidato più forte in grado di imporsi su tutti gli altri. Gli altri 2/3 vengono assegnati con un sistema proporzionale con meccanismo di liste bloccate. Esistono due soglie di sbarramento per la parte proporzionale dove i seggi vengono spartiti tra le liste che ottengono almeno il 3%, soglia che sale al 10% se si tratta di coalizioni.

E’ importante a questo punto analizzare come questo sistema elettorale possa influire sul risultato delle urne del 25 settembre e quali sono gli scenari possibili che potrebbero crearsi.

 GLI SCENARI PARTITICI IN VISTA DELLE ELEZIONI

Dato per assodato che il Rosatellum richieda la formazione di ampie coalizioni per creare un governo che possa dare stabilità al paese, vediamo quali sono le coalizioni già formate e quali invece quelle che si stanno formando in questi giorni di campagna elettorale.

Sicuramente possiamo considerare come molto compatta la coalizione di centro-destra formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Questa coalizione risulta a seguito dei sondaggi la

maggiormente appetibile. In queste elezioni potrà sfruttare i fallimenti dei governi passati di centro-sinistra per rappresentare un cambiamento.

Il tema delle alleanze diventa invece particolarmente importante per il centrosinistra. Il Partito Democratico, il quale rappresenta il principale partito di centrosinistra, ha avviato i colloqui con le altre forze di centro e di sinistra, lo scopo è certamente creare una coalizione coesa in grado di poter ottenere più poltrone possibili in Parlamento. Al momento possiamo registrare un’alleanza tra PD, Verdi e Sinistra Italiana. Negli ultimi giorni si era parlato di un incontro tra il leader del PD Enrico Letta e il leader di Azione, Carlo Calenda, il quale sembrava essere stato convinto nell’entrare a far parte della coalizione per poi però distaccarsi da quest’ultima per intraprendere un percorso differente.

Alla luce di queste riflessioni ci troviamo dunque di fronte a due grandi coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, ma troviamo anche partiti come Azione, Italia Viva e il Movimento 5 Stelle che navigano in solitaria e, molto probabilmente, non avranno molte possibilità di salire al governo e siederanno nelle file dell’opposizione se avverrà come previsto la vittoria del centro-destra.

ANALISI STORICA DEI PARTITI E DELLE COALIZIONI

 Il sistema partitico e delle alleanze ha subito diversi cambiamenti dal 1948 ad oggi.

Durante la Prima Repubblica si è assistito alla presenza nel ruolo predominante di due partiti in particolare (DC, PCI). Il rapporto può essere definito come bipartitismo imperfetto, il quale a differenza dei classici bipartitismi non consentiva una vera e propria alternanza di governo.

La seconda Repubblica vede la fine della DC e la scomparsa del PSI. Iniziano a formarsi le prime vere grandi coalizioni di centro-destra e centro-sinistra con l’aumento della frammentazione dei partiti in entrambi i poli. Da questo momento le coalizioni, anche in relazione ai sistemi elettorali utilizzati, diventeranno una costante fino al giorno d’oggi.

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