“Una donna promettente” è un film del 2020 scritto e diretto da Emerald Fennell. Fennell, al suo esordio alla regia, ha vinto il premio Oscar come migliore sceneggiatura originale nel 2021.

Il film appartiene al filone del revenge movie, in cui personaggi femminili cercano la loro vendetta dopo atti di violenza o stupri. In questo caso, però, il revenge movie è  contestualizzato e adattato ad una società post Me Too. La pellicola infatti indaga a fondo la cosiddetta “cultura dello stupro” che permea una società ancora fortemente patriarcale.

Grazie all’estetica accattivante e alla colonna sonora composta da hit femminili della musica pop (come Stars are blind di Paris Hilton e Toxic di Britney Spears), il prodotto risulta accattivante e godibile, senza però tralasciare la qualità della scrittura e la profondità del messaggio. 

IL FILM

Cassie (interpretata da Carey Mulligan), la protagonista, è una trentenne che lavora in un bar. Ha lasciato la facoltà di medicina per stare vicina alla sua migliore amica Nina, vittima da ubriaca di uno stupro da parte di un suo compagno di corso. Nina non ha retto il trauma e si è tolta la vita, lasciando in Cassie un profondo vuoto dovuto alla mancata giustizia.

La vita apparentemente tranquilla e routinaria di Cassie nasconde infatti un segreto: ogni fine settimana si reca in un locale diverso e, fingendosi completamente ubriaca, viene approcciata da uomini che si vogliono approfittare di lei a causa del suo stato confusionale. Tuttavia, nel momento in cui sta per essere violata, rivela la sua sobrietà per terrorizzare gli uomini e li intima a non fare lo stesso con altre donne.

Questo ciclo di intimidazioni si spezza nel momento in cui incontra nuovamente il suo ex compagno di corso Ryan. Ryan, diventato un pediatra, inizia a frequentare la ragazza. La frequentazione, però farà ripiombare Cassie nel ricordo dello stupro di Nina. La ragazza deciderà quindi di intraprendere la sua personale vendetta. Ricorderà a tutti coloro che sono stati complici o non hanno creduto alla denuncia di Nina la gravità di ciò che successe, fino ad arrivare all’esecutore materiale dello stupro, Al. 

BRAVI RAGAZZI

Il film mette in evidenza la trasversalità della violenza nei confronti delle donne e l’estesa misoginia che permea tutti gli strati della società. Infatti, tra gli incontri di Cassie, troviamo l’impiegato d’ufficio in giacca e cravatta che tra il suo gruppo di amici sembra essere l’unico a non fare battute misogine e a voler approfittare delle condizioni della ragazza, salvo poi portarla a casa sua, offrirle nuovamente da bere e baciarla senza il suo consenso. Oppure troviamo uno scrittore che, nonostante le invettive sferzanti contro una società che mette pressione alle donne sul loro aspetto fisico, cerca di avere un rapporto con Cassie. O ancora, in una scena vediamo degli operai che fanno cat calling a Cassie mentre sta tornando a casa dopo una serata.

Ma i “bravi ragazzi” per eccellenza sono i compagni di corso di Cassie, tutti diventati medici, ma tutti complici di una violenza. Hanno infatti tutti assistito allo stupro di Nina, filmandolo e facendo circolare il video. E anche Ryan, figura che inizialmente appare come positiva, si rivela fare parte di questa categoria. Anche lui era presente nel momento della violenza e, nel finale, interrogato dalla polizia, fingerà di non sapere dove si trova Cassie per proteggere la sua carriera professionale.  

ACCUSE CHE ROVINANO LA VITA

Quante volte abbiamo sentito pronunciare la frase “Le accuse di violenza rovinano la vita degli uomini” in occasione delle denunce di molestie e di stupro, in particolare dopo il vaso di Pandora scoperchiato dal Me Too? Il film si concentra anche su questo aspetto: le uniche vite rovinate sono quelle di chi ha subito la violenza o di chi ne ha capito la gravità. Chi ha ignorato la vicenda o ne è stato complice ha proseguito la sua brillante carriera senza intoppi. La vita di queste persone non si è fermata e sono entrate perfettamente negli schemi di un’esistenza segnata dal conformismo borghese: lavoro, matrimonio, figli…

Nina, invece, dopo essersi ritirata dalla facoltà di medicina, si suicida. Cassie non solo rimane bloccata nella sua sete di vendetta, ma anche con la sua vita. Vive ancora con i genitori che, dopo il trauma, non la riconoscono più, le sue giornate sono segnate dalla routine lavorativa, non desidera impegnarsi sentimentalmente. Il blocco emotivo di Cassie traspare anche nella scelta dei costumi. La protagonista, infatti, indossa abiti dalle tinte pastello e dalle fantasie adolescenziali. I vestiti sono iperfemminili ma non sessualizzati e sessualizzanti, al contrario di quelli che sceglie di indossare quando cerca di attrarre le sue vittime o nella scena della vendetta finale.

Un altro personaggio molto interessante è quello dell’avvocato che aveva difeso lo stupratore: logorato dal senso di colpa, racconta a Cassie del sistema di protezione messo in atto dal suo studio per cercare delle prove volte ad incriminare le vittime di violenza. Quando si rende conto della gravità delle sue azioni inizia ad avere forti crisi depressive che gli impediscono di condurre una vita normale. 

UNA DONNA PROMETTENTE

Ed è chiaro quindi l’aggettivo “promettente” nel titolo del film. Le donne promettenti sono Nina e Cassie: spesso viene ribadito quanto fossero intelligenti e brillanti negli studi. Ryan, in uno dei primi appuntamenti con Cassie, ribadisce il fatto che lui non fosse portato per gli studi, mentre lei era molto brava. E Cassie ricorda spesso quanto Nina fosse intelligente e determinata. Le loro esistenze “promettenti” rimangono però sospese in bilico, sono delle promesse che vengono spezzate. Si rompe quindi l’illusione di una vita borghese a cui sembrava fossero destinate.

Sono invece coloro che si sono dimostrati mediocri ad avere delle carriere eccellenti e a guardare con disprezzo la vita di Cassie. Significative sono le parole di Ryan che, lasciato da Cassie, la chiama “brutta fallita di merda”, nonostante in precedenza non avesse mai sminuito la professione della ragazza. 

NOT ALL MEN…BUT ALL WOMEN 

Risulta dunque chiara la visione di Fennell: il film è un’analisi delle dinamiche della società patriarcale e di quanto sia radicata la cultura dello stupro. Esiste quindi un sistema di protezione e di minimizzazione di atti molesti e violenti. Minimizzazione che può essere sintetizzata nell’espressione “not all men” che è stata a lungo utilizzata da alcuni uomini per cercare di deresponsabilizzarsi e provare la propria innocenza di fronte alle sempre più numerose denunce.

Not all men” a cui corrisponde un “but all women” ben esplicitato nel film. Emerald Fennell in un’intervista dice che i look che Cassie usa per uscire la sera sono diversi tra di loro. Si va infatti dai più classici vestiti da ufficio ad abiti che ricordano quelli che indossano le sorelle Kardashian. Questo perché, nelle sue uscite, Cassie incarna e raffigura “personaggi” differenti. Ogni donna si sente quindi rappresentata nell’esperienza comune ed universale della vulnerabilità e dell’incertezza. Ed emblematica è quindi una delle ultime battute di Cassie. Alle parole di Al sul fatto che essere accusati di stupro sia una delle più grandi paure di un uomo, infatti risponde: “Sai qual è l’incubo peggiore di ogni donna?”

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