resistenza

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista! Ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!” Queste le coraggiose parole pronunciate il 25 aprile 1945 da Sandro Pertini in radio, parole che danno inizio all’insurrezione generale contro l’occupazione nazi-fascista.

Nello stesso giorno infatti le truppe alleate, i partigiani, la Resistenza cittadina e svariati disertori stranieri, liberarono le città italiane dell’occupazione fascista e nazista, consentendo agli italiani,  dopo più di vent’anni, di respirare finalmente l’aria di libertà.

Ovviamente l’insurrezione generale era cominciata clandestinamente molto prima, non solo per opera del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ma anche per opera dei “dimenticati” combattenti stranieri, sovietici e polacchi in particolare. Per opera quindi di tutti quei combattenti che oggi chiameremmo “immigrati”, “extracomunitari” e magari anche “negri”. Emblematica è la storia poco raccontata di Giorgio Marincola, il partigiano più sconosciuto della lotta di Liberazione;  nonostante l’italianissimo nome, infatti, Giorgio è nato da madre somala. Ha quindi la pelle scura e solo parte della famiglia paterna italiana. È stato uno dei pilastri della Resistenza,  ha sopportato torture ed umiliazioni, per alcuni suoi compagni era “solo un mulatto”. Ma non si è mai piegato, forse nemmeno dopo la morte, avvenuta poco dopo la Liberazione, perché per i tedeschi un “partigiano nero era troppo”.

Dimenticati dalla storia sono anche i circa 55.000 soldati polacchi del Secondo Corpo, guidati dal generale Anders; a loro si deve parte della libertà italiana, perché parteciparono all’offensiva di primavera del marzo ’45 e al mantenimento dell’ordine cittadino fino al 1946.

Secono l’ANPI, inoltre, nelle fila partigiane emiliane, gli stranieri furono circa 1401, soprattutto sovietici. La stima è approssimativa, visto che molti di loro, dopo la Liberazione,  rimpatriarono. Di questi, i caduti in battaglia furono circa il 10%.

Parteciparono poi alla guerra di Liberazione italiana anche molti disertori tedeschi, slavi (come Grcavaz), montenegrini (come Dusan), scozzesi, nonché ovviamente inglesi e francesi.

Sono combattenti troppo spesso dimenticati, di cui si parla poco e si scrive ancora meno.
Sono stranieri che ci hanno reso liberi come gli americani, ma che non godono della stessa riconoscenza. Sono stranieri che hanno rischiato la vita per una guerra che non gli apparteneva o che gli apparteneva solo in parte. Sono i nonni, i genitori, di quei “poveri cristi” che attraversano il mare sui barconi e che lasciamo annegare perché abbiamo dimenticato chi siamo e chi ci ha aiutato a diventare così.

Extracomunitari di serie A e di serie B.

“La libertà ci rende tutti fratelli”, chi più, chi meno.

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